giovedì, febbraio 28, 2013

Il mio amato Papa

Sembrerebbe un giorno normale. Ma non lo è. Almeno per i cattolici. Oggi Benedetto XVI abdicherà dal trono papale lasciando il Vaticano. Alle 20 in punto un elicottero lo preleverà da Piazza San Pietro per condurlo a Castel Gandolfo. Qui si inabisserà definitivamente, scomparendo per sempre dalla scena pubblica per dedicarsi alla lettura e alla preghiera. Ma il suo fantasma continuerà ad aleggiare tra le mura petrine, peserà come un macigno sul suo successore, seguiterà a fare discutere. Un giorno memorabile è dunque questo, un giorno che sarà scritto nei libri di storia come tutto ciò che ne conseguirà nell'immediato. Tra qualche settimana avremo un nuovo Papa, ma a quel punto sarà come  ne avessimo due. Uno in attività, l'altro in pensione. Uno strano sdoppiamento per una figura che tutti noi abbiamo sempre vissuto invece come unica, indissolubile, inscindibile, sacra, beata. Ci abitueremo anche a questo, aggiorneremo i nostri pensieri e poichè da oggi in poi sono ammesse anche le dimissioni, non diremo piu' morto un Papa se ne fa un altro. Chissà chi sarà il successore, che volto avrà, che nome si attribuirà, da dove verrà, che lingua parlerà, cosa dirà subito dopo l'annuncio ieratico dell'Habemus Papam. Se sbaglierà, non v'è dubbio che lo "corrigeremo", come disse tanti anni fa il nostro amato Papa. E già, il nostro amato Papa. Benedetto XVI sarà stato pure all'altezza del proprio compito, sarà anche forse il migliore teologo vivente, sarà certamente più buono del pane, ma per me, credente ma non fervente, il Papa resta sempre quello, ha quella faccia candida con le gote rosse, quegli occhi azzurri, quell'accento polacco, quell'attaccarsi eroicamente alla croce quantunque senza piu' forze nel giorno della Via Crucis, è quel mantello sotto il quale nasconde giocandoci divertito un bambino, è quel libro che svolazza sulla bara il giorno dei funerali. Non so se dicendo queste cose rischio la blasfemia o se offendo la dignità sacrale della Chiesa. Ma questo è, e questo dico.

mercoledì, febbraio 27, 2013

Primum sopravvivere, dunque cambiare subito la legge elettorale.

Maroni ce l'ha fatta. Ha conquistato il Pirellone. Da ieri è il nuovo governatore della Lombardia, la regione piu' ricca e popolosa d'Italia. Ha battuto Ambrosoli, candidato un pò troppo sbiadito rispetto all'alto profilo politico istituzionale dell'ex, nonchè già apprezzatissimo ministro dell'Interno. I lombardi si sono dunque espressi per la continuità rispetto al passato nonostante  le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto sia l'ex governatore Formigoni che la stessa Lega nonchè tutti gli altri partiti della coalizione di centrodestra. Diversamente è andata invece nel Lazio dove gli scandali e la presenza di un competitor di spessore come Zingaretti hanno inciso in maniera determinante contribuendo a ribaltare in maniera radicale il quadro politico regionale ed assegnando al centrosinistra una vittoria netta. Sia il Lazio che la Lombardia  avranno comunque un governo e una maggioranza stabili. Merito di una legge elettorale effettivamente maggioritaria che favorisce la governabilità a differenza di quanto  accade a livello nazionale dove a causa del Porcellum la situazione è invece quella che è. Una situazione a dir poco paradossale che fa dire ad un triste, stanco e sconsolato Bersani di essere arrivato primo ma di non aver vinto le elezioni. Un ossimoro in termini e di fatto. E' più che evidente, ma ormai lo sanno pure le pietre, che al di là dei futuri scenari parlamentari, la prima cosa da fare è proprio questa: cambiare l'attuale legge elettorale. Si dovesse tornare a votare tra un mese, tra sei mesi o anche tra un anno con lo stesso sistema, si riprodurebbe un'identica situazione di ingovernabilità, tale e quale a quella odierna, con gravissime conseguenze a quel punto non solo finanziarie ed economiche ma anche e soprattutto per la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Lo avranno finalmente capito lor signori? Saranno bastati gli enormi guasti già prodotti da una legge che ha nel suo stesso nome la sua essenza, la sua vera identità? La casta porrà un freno a questa deriva o continuerà imperterrita il suo cammino verso il disastro totale?
Intanto lo stallo continua. A Bersani è toccata la prima mossa. Niente larghe intese, porta sbattuta in faccia al Cavaliere e sfida di governo lanciata ai grillini. Ma tutto è ancora in alto mare, mentre l'Europa intera ma anche gli Stati Uniti seguono con molta apprensione l'evolversi del quadro politico italiano. Molto dipenderà dalle consultazioni e dalle scelte del Presidente della Repubblica. Ma è chiaro che qualsiasi formula alla fine verrà trovata questa sarà a breve se non addirittura a brevissima scadenza. Ipotizzare un ritorno al voto entro l'estate o al massimo subito dopo, non è affatto peregrino. E' più di una possibilità concreta.

martedì, febbraio 26, 2013

Grosse Koalition? Intanto Scilipoti ce l'ha fatta di nuovo.

Ci risiamo. Borse giù, spread alle stelle. Neanche il tempo di smaltire la sbornia elettorale, ed ecco riemergere con tutta la loro cruda realtà i problemi di sempre. Segno che le elezioni nulla hanno cambiato, anzi hanno aggravato il quadro di una situazione italiana già di per se instabile. Gl'indicatori finanziari internazionali ci stanno bocciando, mentre le cancellerie di mezzo mondo si dicono preoccupate.  Del resto non potrebbe essere diversamente considerato che dalle urne è uscito un quadro di instabilità politica e istituzionale che non ci proietta verso  orizzonti rassicuranti. L'effetto Grecia è dietro l'angolo, mentre si rischia un vuoto di potere micidiale. C'è da dare al Paese un nuovo governo ma nessuno sembra avere i numeri per farlo. C'è da eleggere un nuovo Capo dello Stato ma al momento è tutto in alto mare. Ci sarebbero indispensabili riforme da adottare ma l'assenza di una maggioranza impedisce di credere che ciò sarà fatto nei tempi richiesti. Come andrà a finire? Nuove elezioni? Improbabile. Nè il Pd nè il Pdl vorrebbero consegnare il Paese a Grillo posto che ritornare alle urne subito significherebbe spalancare un'autostrada al Movimento Cinque Stelle verso un'inesorabile quanto definitiva marcia su Roma. Che fare allora? Un governo di larghe intese, ciò che in Germania chiamano Grosse Koalition? E già, ma noi non siamo la Germania, noi siamo l'Italia. Quelli non hanno Berlusconi nè gli antiberlusconiani. Immaginarli di nuovo assieme in un governo a quel punto politico e non tecnico, sia pure di breve durata e con precisi obiettivi da raggiungere, è pura fantascienza. Qui da noi prevalgono sempre gli interessi di bottega a cui è difficile se non impossibile riuscire ad anteporre gl'interessi generali. Soluzione al momento impraticabile, a meno di eventuali ripensamenti capaci di togliere di mezzo quelle grevi pregidiuziali che oggi sono da ostacolo al "volemese tutti bene". Governo di centrosinistra allargato ai grillini? Altrettanta pura fantascienza. Grillo nel merito è stato infatti decisamente perentorio. "Niente inciuci e scapellotti a destra e manca". Tuttavia qualcosa va comunque fatta benchè a tutti appaia difficile immaginare proprio cosa debba essere fatto. Non si può lasciare il Paese in balia dell'ingovernabilità, nè tantomeno lasciarlo nelle mani di un ex comico qualora si decidesse di non fare appunto nulla preferendo il ritorno immediato alle urne. Situazione davvero difficile. Vedremo cosa la politica (ma ce n'è ancora una?) riuscirà a tirare fuori dal suo cilindro. Non c'è tempo da perdere. La palla passa adesso a Napolitano. Partiranno le consultazioni piu' strane ed anomale della storia repubblicana. Anche i grillini saranno ascoltati. Domanda: ma al Quirinale chi ci andrà di loro, lo stesso Grillo? Intanto una notizia: Scilipoti ce l'ha fatta. Rappresenterà, lui siciliano, la Calabria in Senato. Non so se ridere o piangere.

lunedì, febbraio 25, 2013

Lo straordinario e storico successo di Grillo.

Man mano che i risultati elettorali diventano sempre piu' definitivi, un dato emerge su tutti inconfutabile e inoppugnabile: la colossale vittoria di Beppe Grillo. Lo tzunami annunciato, dunque, c'è stato. Secondo partito in assoluto a soli pochi voti dal Pd. Piu' di cento parlamentari alla Camera, poco meno al Senato. Un nutrito drappello di gente comune, gente come noi, impiegati, disoccupati, giovani laureati e non. Gente comune che da domani potrà fregiarsi del titolo di onorevole. Una rivoluzione vera e propria. Incredibile. Inutile negarlo. Questo è. Poi domani sui giornali leggeremo le piu' strampalate interpretazioni sul voto. Interpretazioni che varieranno a secondo la linea editoriale delle singole testate. Ma un fatto è certo già adesso e niente e nessuno potrà smentirlo: il Movimento 5 Stelle e il suo indiscusso leader si sono meritati quantomeno una citazione nei futuri libri di storia. Il loro infatti è un successo storico, senza precedenti nè in Italia nè ovunque nel mondo. Altro che Uomo Qualunque. Qui si è andati ben oltre. E se si dovesse ritornare presto al voto, come sembra al momento probabile, andranno ancora piu' oltre di adesso. Vedrete.
Tutto innegabile. Cosi come è innegabile che Berlusconi, dato per morto, sia riuscito a resuscitare ancora una volta. Non avrà i poteri divinatori che lui stesso ama attribuirsi, ma a questo punto poco ci manca che li abbia davvero. Formidabile la sua rimonta. Una rimonta che ha consentito al Pdl e alla coalizione del centrodestra di centrare l'obiettivo che si erano prefissati: impedire a Bersani di vincere le elezioni.
Ed infine altrettanto innegabile è il fatto che il centrosinistra sia riuscito ancora una volta a perdere o, se volete, a non vincere nonostante ci fossero tutte le condizioni per una vittoria a dir poco trionfale. Avessero candidato lo straordinario Renzi anzichè il piu' che normale Bersani, oggi staremmo qui a raccontare tutta un'altra storia. Ed invece è andata come è andata, si sono gonfiati come rospi con le primarie, per due mesi si sono come al solito parlati addosso e alla fine si sono ritrovati con le pive nel  sacco. A sinistra sembra ormai un destino inesorabile. In vista delle prossime elezioni credo saranno in molti da quelli parti che andranno in pellegrinaggio salvifico a Firenze. Ma questa è un'altra storia, tutta ancora da scrivere.

Spoglio elettorale, negli uffici sarà come quando gioca l'Italia ai Mondiali

Siamo li, tutti pronti, curiosi di sapere, di apprendere dati, cifre, risultati. La maratona dello spoglio comincerà alle 15. Istant poll, exit poll, prime proiezioni, aggiornamenti di proiezioni e via di questo passo fino a tarda notte quando i primi dati ufficiali dovrebbero sancire l'esito definitivo di questa tornata elettorale. Si partirà con il Senato, cosi ci toglieremo subito il dubbio se una maggioranza alla fine dalle urne uscirà. Riflettori puntati dunque su Palazzo Madama dove, per via di un meccanismo elettorale diverso, gli equilibri tra le forze in campo sono piu' incerti rispetto alla Camera. E' qui che si gioca il futuro della prossima legislatura non tanto a Montecitorio dove la vittoria del centrosinistra è data quasi per scontata. Vedremo.
Intanto la curisiotà cresce e un pò ovunque ci si attrezza per seguire questo interminabile snocciolarsi di dati. Tv accese nelle case, radio a palla nelle auto, pc aperti negli uffici dove oltre a collegarsi con i i siti dei principali quotidiani nazionali ci si connetterà in streaming con i canali della Rai. Le cuffie sono già pronte onde evitare di disturbare il collega vicino che farà finta di lavorare perchè a sua volta sarà impegnato anch'esso ad osservare il divenire fluente delle notizie elettorali. Tranquilli, oggi il capo non chiamerà. Anche lui sarà infatti morbosamente assorbito dal vorticoso mulinare mediatico di dati e proiezioni. Insomma, negli uffici sarà come quando gioca l'Italia agli Europei o ai Mondiali durante l'orario di lavoro. Tutto si ferma e il resto, oltre alla partita, non conta. Tutti giustificati. Pratiche messe da parte. Ogni attività rinviata a domani quando tra una pausa caffè e l'altra ci si azzannerà tra colleghi nel commentare gli esiti che a quel punto saranno definitivamente finali. Il problema semmai è come riuscire a placare oggi l'ultras politico che c'è in ciascuno di noi. In queste ore ci si guarderà tutti in cagnesco ma non si proferirà parola. Nessuno si sbilancerà. Tutti staranno acquattati in attesa dei risultati. Silenzio assoluto ancorchè tattico. Il berlusconiano che sogna il sorpasso quando nei corridoi incrocerà un piddino farà di tutto per passargli scaramanticamente davanti.  L'altro invece guardandolo penserà "Passa, passa, tanto tra qualche ora ti smacchierò". I piu' sicuri tra i colleghi sembrano i grillini. E ce ne sono tanti. Quelli, andrà come andrà, si sentiranno comunque vincenti e già oggi mentalmente stanno mandando affanculo tutti con un sorriso talmente sfacciato che non puoi non leggere come una evidente quanto manifesta presa per il culo. Per loro in ogni caso sarà una goduria. I montiani invece mantengono un certo aplomb. Si sentono in un certo qual modo superiori agli altri colleghi e ostentano un certo distacco. Ti evitano. Li vedi girare algidi tra gli uffici come se fosse un giorno normale, ma alle 15 in punto, statene certi, saranno i primi a collegarsi con il Corriere.it. Sognano il 15% e un pareggio al Senato. Sanno di non poter vincere nei tempi regolamentari. Puntano dunque ai supplementari, se non addirittura ai calci di rigore. Di ingroiani se ne vedono invece pochi in giro. Quelli sono quasi tutti attivisti. Si sono presi un giorno di ferie per presidiare i seggi. Temono brogli elettorali, anzi sotto sotto li auspicano. E' pane per i loro denti. E i gianniniani? Non esistono o se esistono si nascondono e non c'è bisogno neanche di spiegare perchè.
Buona giornata e buon lavoro a tutti.
P.S. Alla fin della fiera,  quanti vivranno meglio queste ore di attesa sono gli astensionisti. Non se ne sono fottuti "un'emerita minchia" (cit. Albanese) prima del voto, figuriamoci dopo.
 

domenica, febbraio 24, 2013

Crozza, Giannino e le minchiate dei politici

Si vota. Il giorno X è arrivato. Da stamani seggi e urne aperti. Si andrà avanti fino a domani pomeriggio alle 15. Poi, exit pool, proiezioni, primi risultati, primi commenti, in un caravanserraglio televisivo mediatico a reti praticamente unificate. Intanto piove un pò dapperttutto e c'è pure dove nevica. Chissà quanto ciò influirà sull'affluenza alle urne. Non si hanno precedenti recenti per possibili confronti. In Italia si è sempre votato in primavera o al massimo a ridosso dell'estate. Elezioni anomale anche per questo.
Ci siamo dunque messi alla spalle una campagna elettorale lunga e combattuta. Cosa ci è rimasto di essa? Personalmente le imitazioni di Crozza. Perfette. Ha rappresentato magnificamente il desolante teatrino politico-italiano con tutte le sue bizzarre marionette e i suoi vecchi ancorchè logori pupari. Di piu'. Par condicio rispettata. Che nessuno gli dia del comunista. A San Remo lo hanno fischiato (in pochi) ma non lo meritava. Ne ha avute per tutti. Nessuno escluso: Berlusconi che distribuisce mazzette di soldi,  Bersani che con accento piacentino smacchia giaguari, Monti noioso e algido, Ingroia svogliato e sbiascicante, Grillo esaltato e poi Giannino. E già, proprio Giannino è l'altro dettaglio di questa campagna elettorale che mi è rimasto particolarmente impresso piu' di altri. Ma come si fa, mi chiedo? Due laureee e un master inventati, per non parlare poi della falsa partecipazione allo Zecchino d'oro. Senza vergogna. Solo un pazzo esaltato poteva pensare di farla franca. Del resto, da uno che si veste come si veste lui ci si può aspettare di tutto. In Italia ci mancava solo questo. Ora nel nostro palmares politico-elettorale possiamo fregiarci anche di quest'altro primato. Poi ci lamentiamo che all'estero parlano male di noi.
E i programmi? Le promesse? I proclami? Tutte minchiate. Da domani ritorneremo tutti sulla terra. Con i problemi e i guai di sempre. A prescidere da chi vincerà, semmai qualcuno dovesse vincere davvero. Buon voto a tutti.

sabato, febbraio 23, 2013

Che meraviglia l'alba romana

Un blog è come un diario. Ci scarichi dentro tutti i tuoi pensieri. Quantomeno quelli che puoi rendere pubblici. Una sorta di sfogatoio. C'è chi dice che è uno strumento per frustrati. Può darsi. Anche se io preferisco farmi le seghe mentali piuttosto che quelle manuali per sfogare le mie frustrazioni. Leggera caduta di stile, lo so, ma non riesco a trovare parole migliori per dirvi che, per chi ama scrivere, un blog è anche un'esperienza altamente erotica. Stamattina per esempio ad eccitarmi è stata la visione dell'alba. E già, ieri sera sono andato a letto prestissimo. Mi sono addormentato che non erano ancora le dieci e adesso mi sto godendo questo spettacolo della natura. Ho la fortuna di vivere in un quartiere dove non tutto è cemento e dalla finestra della cucina riesco pure a vedere l'orizzonte. Colori stupendi stanno spegnendo la notte accendendo pian piano il giorno. C'è un azzurro tenue, un giallo opaco e un rosso intenso che colorano il cielo e le poche nuvole presenti. Sorseggio il caffè appena uscito dalla moka, esco sul balcone incappucciato, fa freddo, ma mi piace, accendo la sigaretta e mi godo il silenzio che avvolge la città. Il mostro ancora dorme. Non si odono rumori. Non una macchina c'è in circolazione. Sento pure il garrito (si dice cosi?) di un gabbiano. Che meraviglia. Vista cosi Roma è bella, stupenda, ha colori magnifici, un'aria fresca che ti attiva subito le sinapsi del cervello, ti invoglia a pensare, quindi a scrivere. Butto giu' queste quattro righe, ma adesso esco subito. Non voglio perdermi la goduria di andare a piedi all'edicola con le strade ancora deserte. Comprerò la solita mazzetta di giornali e annusarne l'odore di stampa freschissimo senza lo smog che solitamente ti penetra nelle narici, sarà una sensazione ancora piu' bella. Buona giornata a tutti.

venerdì, febbraio 22, 2013

Grillo, uno tzunami in corso

Il giorno di Grillo. Appuntamento stasera a Roma, piazza San Giovanni per una chiusura col botto. Un milione circa i presenti, dicono. Ma se non saranno tanti, saranno sempre comunque abbastanza. Molti, moltissimi. Tutti assieme rappresenteranno in maniera plastica l'idea dell'enorme tzunami in corso. Un'onda umana, una marea in carne e ossa, che rischia di travolgere i vecchi e logori schemi politici italiani. Grillo nelle urne farà il pieno. C'è chi dice addirittura il pienone. Di sicuro il suo movimento otterrà una valanga di voti. Probabile che alla fine risulterà il terzo partito, forse anche il secondo e non sarebbe fantascienza pronosticargli anche la prima posizione.
La sua forza elettorale arriva da lontano. Arriva soprattutto dall'incapacità, che si protrae da decenni ormai, dell'intera classe politica italiana di dare risposte serie e concrete ai problemi del paese. Una classe politica corrotta, litigiosa, mai in grado di garantire un governo serio ed efficace. Da destra a sinistra, passando per il centro. Tutti corresponsabili, nessuno ne è immune. Scandali, ruberie, ignoranza dilagante, è questo l'humus in cui il grillismo è attecchito ed è cresciuto giorno dopo giorno a dismisura giungendo alla sue attuali ancorchè enormi dimensioni. Quanti voteranno Grillo, voteranno contro tutto questo e francamente viene difficile dare loro torto. Non esiste il voto cosiddetto utile com'è di moda oggi sostenere. Esiste il voto, punto e basta. Un voto può essere anche solo e soltanto di protesta. Ed hai voglia gli altri leader ad argomentare il contrario. Il loro risulta solo un inutile esercizio retorico propagandistico. Non li sta ad ascoltare piu' nessuno.
Grillo ha offerto non solo una valvola di sfogo ad un moto interiore di rabbia e di protesta, ma anche una speranza. Non la speranza di un governo, sia chiaro,  ma la speranza di togliersi definitivamente di torno una classe politica incapace, arroccata sulle sue posizioni di potere, arrogante, spesso prepotente, sempre chiusa su se stessa, quindi insensibile alla voglia di cambiamento che sale dalla società. Chi vota Grillo, sogna definitivamente di cambiare pagina. Sente di avere oggi quella forza che prima non aveva. La forza del cambiamento rispetto all'impotenza del passato. Per queste ragioni e solo per queste ragioni oggi riempiranno quella piazza, domenica invece le urne.

giovedì, febbraio 21, 2013

Al voto, dubbi e incognite

Ultimi scampoli di campagna elettorale. Ancora due giorni, poi da venerdì a mezzanotte black out totale. Domenica il voto, lunedi infine sapremo. E già, ma cosa sapremo? Tutto ruota attorno a questo interrogativo che poi se ne porta dietro molti altri. Innanzitutto: chi vincerà queste strane elezioni? Ma soprattutto ci sarà un vincitore? I dubbi non mancano, le incognite nemmeno. Mai come questa volta l'esito del voto è stato infatti cosi incerto. Troppe le variabili in gioco.
Partiamo da Grillo. Che il suo sarà uno tzunami è ormai certo. Ma quanto alte e devastanti saranno le onde che produrrà nessuno al momento è in grado di stabilirlo con certezza. Farà danni lievi oppure si abbatterà con violenza su equilibri politico-elettorali già di per se precari? Tutto dipenderà appunto dai numeri. Intanto una notizia filtrata nelle ultime ore. In Sicilia il Movimento 5 Stelle rischia di essere il primo partito, superando tutti gli altri ma anche le coalizioni messe su dagli stessi. Se la Sicilia, come si dice in giro, sarà determinante per l'attribuzione del premio di maggioranza alla coalizione vincente, specie al Senato dove i rapporti di forza paiono più equilibrati rispetto alla Camera per via di un differente sistema di assegnazione dei seggi,  l'effetto di un risultato del genere sarebbe a dir poco catastrofico per tutti i partiti cosidetti tradizionali. Sarebbe a quel punto uno tzunami tremendo. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi.
Seconda incognita. Gl'indecisi. Al momento sarebbero (in realtà saremmo) il primo partito. La loro percentuale è altissima, supera il 30%. Alla fine si decideranno? E soprattutto, per chi voteranno, semmai lo faranno? Qui non è possibile formulare ipotesi poichè ciò presupporrebbe riuscire ad entrare nella testa di 5 milioni di italiani e capire verso chi e cosa alla fine si orienteranno. Secondo alcuni studi con base scientifica, molti addirittura si decideranno all'ultimo momento proprio dentro la cabina elettorale. Pronosticare nel merito è dunque un azzardo. Si può dire, quindi, che quella degli indecisi è l'incognita per eccellenza. Difficile capirci qualcosa prima del voto. Eppure è proprio da questa incognita, più che da altre, che dipende l'esito elettorale. Vedremo. Lunedi, appunto.
Terzo dubbio. Sarà riuscito anche questa volta a parlare alla pancia del paese? Le sue più recenti quanto clamorose proposte (Imu, Equitalia, condoni tombali, etc. etc. ) avranno scosso i numerossissimi indecisi del centrodestra a rivotarlo dimenticando il passato? Il sorpasso è solo l'ennesima autoillusione elettorale oppure è una possibilità davvero concreta? Che Berlusconi sia un fenomeno delle campagne elettorali, una sorta di Mardona del voto, questo è un fatto ormai accettato anche dai suoi piu' acerrimi nemici e detrattori. Quanto lo sia effettivamente anche stavolta è però ancora tutto da dimostrare. Certo la sorprendente vittoria del suo Milan sul Barcellona può essere interpetratata dai suoi fedelissimi come un evidente segno del destino. Almeno loro lo sperano!
Quarta incognita. Quanta voglia di centro hanno gli italiani? Quanti crederanno al vecchio adagio secondo cui la virtù sta in mezzo? Monti, Casini e il quasi moribondo Fini (il suo Fli viaggia intorno ad un irrisorio 1%) riusciranno a raggiungere la fatidica soglia del 15%, quella percentuale cioè che dovrebbe consentire loro di essere determinanti per la formazione di una maggioranza parlamentare e quindi del prossimo governo nazionale? Saranno bastati gli endorsement (appoggi) appalesatigli dalle cancellerie di mezzo mondo? E poi: una volta raggiunta questa soglia, davvero Scelta Civica deciderà di governare con il centrosinistra di Vendola?
Quinto, ultimo e personalissimo dubbio. Per votare, essendo residente ancora in Calabria, a Bagnara, ma vivendo a Roma, dovrei prendere un treno o un aereo per scendere e uno per salire. Dovrei soprattutto rinunciare ad una giornata di lavoro festivo e domenicale (lavoro anche di domenica), rimettendoci di fatto tra spese di viaggio e mancato guadagno, circa 400-500 euro. Mi chiedo e vi chiedo: ne vale la pena? E voi, al mio posto, che fareste?
P.S. E la sinistra, vi starete chiedendo? Ma quella non genera dubbi: oltre la loro naturale soglia del 33% non sono mai riusciti ad andare e mai ci andranno. E' questa l'unica certezza.

mercoledì, febbraio 20, 2013

Milan-Barcellona, la partita nella partita

Ottantamila spettatori. Centinaia di collegamenti tv da ogni angolo del pianeta. Un tutto esaurito come non si vedeva da tempo. Stasera a San Siro andrà in onda Milan-Barcellona e l'aria che si respira in casa rossonera è quella delle grandi occasioni. Arriva la squadra piu' forte al mondo. Arriva il giocatore piu' forte al mondo, quel Lionel Messi che inanella quattro palloni d'oro consecutivi come mai era capitato ad alcuno prima di lui. Ma non arriva soltanto lui. Arrivano pure Pujol, Piquet, Busquets, Xavi, Iniesta, Fabregas, Pedro, cioè l'ossatura di quella megagalattica Spagna capace di stravincere l'ultimo Mondiale e l'ultimo Europeo. Arriva insomma uno squadrone autentico e si troverà di fronte un Milan lontanissimo parente di quel Milan stellare titolare di sette Champions, oggi soltanto terzo in campionato, un gioco approssimativo, una squadra rinnovata e tutta ancora da costruire, soltanto qualche giovanissima stella, una difesa da brivido, un attacco privo addirittura di super Mario Balotelli. Arriva il Barcellona ed in teoria dovrebbe portarsi via i tre punti. Lo sanno pure i bookmakers che danno la vittoria del Milan addirittura a 6. Come dire, changes di successo ridotte al lumicino per i rossoneri.
Ma volendo utilizzare logori quanto abusati luoghi comuni, si può scrivere: mai dire mai, la palla è rotonda, si parte da zero a zero, non sempre i piu' forti vincono, Davide contro Golia, dunque tutto è ancora possibile. Giusto sognare alla vigilia. Sognano i tifosi milanisti, ma anche gli amanti del calcio italiano in genere che in questo momento non scoppia certo di salute. Sogno anche io. La mia juventinità non riesce a superare la frontiera. Oltre i confinti nazionali lo spirito di rivalità mi abbandona e il tricolore mi esplode in petto. Mi vengono le stimmate verdi, bianche e rosse. Non riesco a tifare per gli stranieri e a gioire per la sconfitta dei nostri. Sono fatto cosi. Da sempre. Dunque, forza Milan.
Ma stasera c'è anche un'altra partita nella partita. E' quella che si gioca Silvio Berlusconi. Una vittoria del Milan rappresenterebbe infatti la metafora perfetta di una sua ipotetica vittoria in politica. Tutti ti danno per sconfitto, ma alla fine tu riesci a mettere la freccia, a porti sulla corsia di sorpasso andando oltre il tuo avversario nella sorpresa generale. A tre giorni dalle elezioni sarebbe uno spot colossale. Per questo stasera sarò contentissimo di essere un atipico juventino di centrodestra e non un milanista purosangue ma "accanitamente" di centrosinistra.

martedì, febbraio 19, 2013

Indecisi, primo partito

Trenta per cento. Una cifra altissima. Una percentuale da record: quasi uno su tre. Sarebbero circa 5 milioni gli italiani ancora indecisi per chi votare. Lo sostiene oggi sul Corriere della Sera  Renato Mannheimer, sondaggista di professione. Dunque, una conferma. Non sono solo, ma in ottima e numerosa compagnia. A conti fatti, siamo il primo partito italiano. Da noi dipenderanno le sorti della prossima legislatura. Abbiamo ancora cinque giorni per deciderci, semmai lo faremo. Siamo in grado di ribaltare qualsiasi pronostico, di mandare a carte quarant'otto sondaggi e proiezioni. Se decidessimo di votare tutti per uno soltanto dei partiti in lizza, gli attribuiremmo una vittoria certa e sicura. Immaginate: e se votassimo tutti per Oscar Giannino? Il suo Fermare il Declino schizzerebbe da un quasi insignifcante 1, 5% al 31 e oltre e lui rischierebbe di fare il Premier. Incredibile, no? Ma al di là di qualsiasi ipotesi fantascientifica, è certo che queste elezioni sono piu' che mai incerte se è vero come è vero che il potenziale bacino degli indecisi è costi vasto ed esteso come mai era successo prima. I giochi sono dunque ancora aperti e chi crede di avere la vittoria già in tasca sta evidentemente facendosi i conti senza l'oste-elettore. Piuttosto c'è da chiedersi: basteranno solo cinque giorni ad orientare gli indecisi verso una scelta? Per quanto mi riguarda la risposta è no. Se fino ad oggi nessuno dei contendenti è riuscito ad attrarmi, non vedo come qualcuno di loro possa farlo in questo rush finale. Berlusconi potrà pure riuscire a fermare Messi; Bersani potrà smacchiare tutti i giaguari che vorrà; Monti potrà adottare dopo un cane anche un gatto; Ingroia potrà anche tagliarsi la barba, Grillo andare in tv e Giannino vestirsi finalmente come una persona normale e non come un clouwn. Niente e nessuno al momento sembra in grado di schiodarmi dal mio personale convincimento: astensione. Epperò, quando di mezzo c'è la politica tutto è possibile e da qui a domenica mancano ancora cinque giorni. Vedremo.

lunedì, febbraio 18, 2013

La fine di Fini

Una cinquantina in tutto. Forse anche di meno. Addirittura alcuni bambini in prima fila. E lui, lì, sul palco, amareggiato e triste.Certo non si aspettava un'adunata oceanica come ai bei tempi di An, ma forse manco quella sala praticamente vuota.
Che fine Fini. Ieri ad Agrigento sono andati plasticamente in onda i titoli di coda di una carriera politica schiantatasi sull'altare dell'antiberlusconismo militante. Guardate la foto (pubblicata da Corriere .it stamani in prima pagina per qualche oretta, ma poi rimossa, chissà perchè). Un'immagine impietosa. Vi si legge chiaramente la fine di un leader che fu davvero tale. Oggi il nulla dietro di lui,  un partito che nei sondaggi viaggia a percentuali da prefisso telefonico e il timore dovuto alla concreta possibilità di non riuscire a farsi rieleggere in Parlamento.
Considerazioni umane, non politiche. Chissà cosa  gli starà passando per la testa. Si sarà pentito di quel ditino alzato sotto il mento del Cavaliere? O sarà ancora estremamente convinto della bontà delle scelte fatte, costi quel che gli sta costando, insignificanza politica compresa?  Vai a saperlo. In fondo, lo sa soltanto lui. In ogni caso, certo è che il suo umore in questo momento non deve essere alle stelle.
Scilipoti domenica ad Agrigento avrebbe di sicuro fatto meglio. Due - tre pulman di seguaci sostenitori sarebbe riuscito ad organizzarli.A Fini i suoi uomini manco questo riescono piu' a garantirgli. Può uno che è stato un leader e che contava sull'accondiscendenza pressocchè totale di decine di "colonelli" e di milioni di soldati-elettori, vivere questa frustante situazione di uomo solo e isolato? Fino a quando potrà reggere?
Un tempo per gli ex fascisti morire democristiani era la fine peggiore che qualcuno potesse loro augurare. Oggi per Fini, candidato sotto le insegne neocentrisce di Monti e Casini,  non è più cosi. Magari  morisse democristiano. Qui il rischio infatti è una fine decisamente peggiore. La insignificante fine di un ex leader, sbattuto fuori dal Parlamento e destinato all'oblio politico. Amen.
 
 

domenica, febbraio 17, 2013

A molti stasera mancherà qualcosa

A Sanremo ha vinto Mengoni. Ma io questa canzone non l'ho ancora ascoltata. Nè questa, ma neanche le altre. Quest'anno è andata cosi. Ho disertato il festival della canzone italiana. Su cinque giorni mi sono collegato soltanto una volta. E' stato martedi sera, verso le 22.30 quando è entrato in scena il mattatore attuale della comicità italiana, Maurizio Crozza. Dopo di che, black out totale. Non vi è stato un motivo particolare. Non sono infatti tra i detrattori del Sanremo. Anzi l'atmosfera festaiola e concorsuale mi ha sempre affascinato. Da giovane cronista sognavo addirittura di essere inviato al Festival, un'occasione in cui per chi ama scrivere l'adrenalina è assicurata. Le canzoni, le polemiche, i gossip, tutto il contorno, la smisurata sala stampa, hai voglia a darci giù di penna. Eppure quest'anno è andata cosi. Solo una serie di coincidenze casuali. Martedi e Mercoledi c'è stata la Champions. Giovedi mi sono addormentato molto presto. Venerdì sono stato fuori a cena, ieri sera c'era Roma-Juve e forse sarebbe stato meglio che avessi cambiato canale (maledetto quanto straordinario Totti).
Mi rifarò ascoltando tutte le canzoni alla radio. Del resto, è spesso accaduto che il vero successo per i brani migliori è venuto dopo il festival. Ricordate Vasco Rossi agli albori con Vita Spericolata? Ultimo. E Zucchero? Idem con patatine. Chissà se anche stavolta gli ultimi saranno primi, anche se scorrendo la lista dei cantanti esibitisi quest'anno non riesco ad individuarne alcuno, dicasi uno, che possa minimamente avvicinarsi al calibro di questi due grandi artisti. Ma tant'è.
Il Festival anche per quest'anno è archiviato e a molti stasera mancherà qualcosa.

sabato, febbraio 16, 2013

Il pericolo viene dal cielo

Il pericolo viene dall'alto. Dal cielo possono piovere oggetti misteriosi che colpendovi possono farvi male. Avete saputo ciò che è successo in Russia? Un asteroide è entrato nell'atmosfera e disitengradosi ha generato una colossale onda d'urto e una fitta pioggia di detriti che si è abbattuta su cose e persone in quell'angolo del pianeta a circa 1500 chilometri da Mosca. Gli scienzati hanno stimato che la sua forza è stata pari ad un'esplosione atomica. I vetri delle case sono andati in frantumi. Alcuni tetti sono stati divelti, qualche albero abbattuto. Mille e duecento i feriti. Tra cui molti bambini. Tuttsommato è andata bene. Non vi sono state vittime.
Nessuno aveva previsto questo strano e pericoloso fenomeno. Nessun scienzato si era accorto dell'arrivo di questo asteroide. Lo stesso Putin ha criticato i sistemi di difesa nazionali. Ma la sua critica lascia il tempo che trova. Pare, ma è certo che sia cosi, non esistano al mondo difese efficaci rispetto a questi eventi. Nè la Russia, nè gli Stati Uniti sono attrezzati per farvi fronte. Figuriamoci l'Italia e qui mi vien da ridere. Impossibile dunque difendersi se dal cielo piovono meteoriti. Siamo nudi davanti al pericolo. Che può arrivare in qualsiasi momento senza preavviso alcuno.
Ci mancava anche questo. Alle angosce quotidiane, ora uno deve pure aggiungere quest'altra. Sic!

venerdì, febbraio 15, 2013

In manette Peppe Bellantone

Hanno arrestato Peppe Bellantone, il comandante della Polizia Municipale del mio paese, Bagnara. Corruzione e peculato sono le accuse che gli hanno spalancato le porte del carcere. Pare che abbia favorito un'associazione Onlus abusando dei propri poteri e consentendo alla stessa di percepire fondi pubblici che secondo gl'inquirenti invece non le spettavano. Bellantone avrebbe attestato il falso certificando attività in realtà mai svolte dalla stessa Onlus. Poi ci sarebbe un'altra storiacca ma qui i dettagli emersi sono scarsi e ancora poco chiari. Si parla di occupazione di suolo pubblico e di due autovetture avute come contropartita.Tutto qui. Al momento non è dato sapere di piu'. Sono queste le scarne notizie diffuse in giornata dalle agenzie di stampa e dai quotidiani on line. Si attendono ulteriori elementi da parte dei cronisti locali che, immagino, si siano già dati da fare per entrare in possesso della relativa ordinanza di custodia cautelare. E' dalla lettura di questo atto che si potrà fare maggiore chiarezza su una vicenda che in paese, com'è ovvio, sta facendo discutere. Abbiamo il diritto di sapere. Non è stato arrestato un uomo qualsiasi, un privato cittadino, ma il capo della polizia locale. E' giusto portare tutto alla luce del sole. I cittadini, noi cittadini (sono ancora residente a Bagnara) dobbiamo sapere.
L'arresto di Bellantone segue a distanza di alcuni anni quello di Santino Zappalà. Due tra gli uomini piu' "potenti" di Bagnara dell'ultimo decennio, sono finiti in carcere. Uno dopo l'altro. Tutto questo deve e sarà motivo di riflessione poichè entrambi hanno avuto a che fare con la cosa pubblica. Due storie completamente diverse, ma che si intrecciano in un chiaro quanto evidente canovaccio politico, sociale e istituzionale che non sto qui a ricordare.
In questo momento il paese non se la sta passando troppo bene. Non sembra ci sia una classe dirigente (non solo politica) esattamente all'altezza del proprio difficile compito (guidare il paese per farlo uscire dalle secche). Pertanto, se la riflessione di cui sopra può aiutare a far maturare una nuova coscienza collettiva, ben venga dunque questa riflessione.
Detto questo, aggiungo: mi dispiace. Peppe è un amico, oltre ad essere un parente alla lontana. Un amico con il quale  è stato sempre un piacere confrontarsi. Uno di quelli che la sa lunga su molte cose, persona molto scaltra e intelligente, di sicuro uomo potente se tale potenza è commisurata al perimetro paesano, comunque sempre sorridente, simpatico, ironico, spesso anche autoironico. Uno (e non tempo cattive interpetrazioni) sempre a disposizione e amico di tutti. Mi dispiace si sia ficcato dentro presunte storie di corruzione. Mi dispiace immaginarmelo dietro quattro sbarre, privato della propria libertà di movimento, benchè per alcuni il suo arresto non sia stata un'autentica sorpresa. Al tintinnar di manette, il mio animo ha sempre un moto di ribellione. Non mi piace la carcerazione come pena, anche se  sono cosicente della sua indispensabilità. Viviamo in uno stato diritto e chi sbaglia è chiamato a pagare. Ma il carcere, quantuque necessario altrimenti la convivenza civile viene meno, per me rimane sempre una bruttisima cosa. Non lo auguro al mio peggior nemico. Figuriamoci ad una persona che conosci e con la quale hai sempre avuto ottimi rapporti.
La giustizia farà il suo corso. Spero presto, molto presto. Mi auguro che in attesa di sentenza passata in giudicato, Peppe possa ritornare presto libero e che la carcerazione preventiva duri giusto il tempo per scongiurare possibili inquinamenti di prove, di fuga o di reiterazione del reato (la legge prevede questo).
E' chiaro che chi è causa del proprio mal deve solo piangere se stesso e che non ci può essere indulgenza verso chi approfitta del bene comune per interessi personali. Ma io in questo preciso momento voglio umanamente abbracciare Peppe e tutta la sua famiglia.

giovedì, febbraio 14, 2013

Declino Italia

Prima l'Ilva. Poi l'Eni. Adesso Finmeccanica. I colossi dell'industria manifatturiera italiana nel mirino della magistratura. Per scandali, inquinamenti, tangenti. Con un evidente quanto amaro risultato: l'immagine dell'Italia nel mondo continua ad andare sempre più a ramengo.
Pare che nel Bel Paese nulla e nessuno sembra essere piu' immune rispetto ad un inesorabile declino. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena è ancora sotto gli occhi di tutti, mentre non si fa neanche in tempo ad archiviare uno scandolo politico che subito, come funghi dopo la pioggia, ne spuntano altri ancora in un replicante deja vu dove cambiano i protagonisti ma il copione rimane sempre identico a se stesso. E intanto un giullare catalizza lo scontento popolare, riempie le piazze e tra qualche settimana pure le urne. Da fuori ci guardano sbigottiti. Ve li immaginate quattro-cinque milioni di inglesi che al prossimo rinnovo del Parlamento brittanico votano per Mr. Bean? Ecco, potete solo immaginarveli. Qui da noi invece la realtà supera l'immaginazione. Grillo non è un fantaeroe, è in carne ed ossa, è vivo e vegeto e si permette pure il lusso di snobbare la tv, tanta e tale è la sua forza in termini di consenso.
Solo in Italia possono succedere certe cose. Si, ma perchè? E' forse questa la nostra essenza piu' intima, quella cioè di farci del male da soli? Aristotele a differenza del suo maestro Platone diceva che il divenire e il cambiamento tendono al miglioramento. Mi sa che noi italiani siamo in essenza platoniani. Piu' andiamo avanti, piu' ci deterioriamo rispetto all'idea originale che avevamo di noi stessi. Almeno è questo il trend degli ultimi 30 anni.
Che siamo in una fase di declino lo dimostrano mille altri dettagli. Prendete per esempio il calcio. Una volta i campioni venivano da noi. Oggi scappano e si rifuggono altrove. Non ci sono piu' soldi. Un mantra che aleggia greve dappertutto e non solo nel mondo della pedata. Non ci sono piu' soldi nei comuni, nelle province e nelle regioni. Tutti indebitati. Non ci sono soldi nelle aziende e manco nelle banche. In compenso però, c'è molta spazzatura in giro, segno che noi italiani nonostante la crisi ancora riusciamo quantomeno a mangiare.
Poi per caso o per routine quotidiana uno si trova nella metropolitana di Roma e intuisce che il declino assume anche connotati estetici. Stazioni vecchie e putride, che spesso puzzano anche di piscio umano come nel caso della Stazioni Termini che evidentemente immigrati e barboni utilizzano  come cesso a cielo aperto. Rispetto a Mosca siamo distanti mille anni luce. Andate su google-immagine e ve ne renderete conto. Lì le stazioni delle metropolitana sembrano autentici musei. E le altri capitali? Parigi e Londra, senza dimenticare Madrid?Il declino italico passa anche da questi piccoli dettagli estetici.
Ora si è dimesso pure il Papa.
Tra dieci giorni si vota. Che Dio "ce li mandi buoni". Ne abbiamo proprio bisogno.

martedì, febbraio 12, 2013

La verità? Non regge piu'!

"Un fulmine a ciel sereno". Un fatto storico con pochissimi precedenti che si perdono nei tempi dei tempi. Da ieri non si parla d'altro fuorchè di questo. Le dimissioni del Papa. In ogni angolo del pianeta se ne discute. In Italia piu' che altrove. Tg monotematici, speciali televisivi, paginate e paginate intere su tutti i quotidiani e poi facebook, twitter, i blog (mio compreso), nei bar, nelle case, nelle chiese, dappettutto insomma. E' un proliferare continuo e inarrestabile di commenti e analisi retrospettive, introspettive, teologiche, retroscenistiche e chi piu' ne ha piu' ne metta. Tutti ruotano attorno ad un solo interrogativo: perchè lo ha fatto? Cosa ha spinto Benedetto XVI a rassegnare urbi et orbi le proprie clamorose dimissioni? Saranno stati gli scandali che recentemente hanno scosso le mura di San Pietro. Saranno state le molte lotte di potere che dividono la Chiesa al suo interno, sarà forse stata anche una scelta puramente teologica voluta per cambiare ieraticamente il corso della storia ecclesiale. In realtà chissà cosa sarà stato a spingerlo a questo atto estremo. Gli esperti, gli studiosi, i vaticanisti si dividono in merito. Io un'idea ben precisa me la sono fatta, che poi è quella piu' semplice, quella che si lega alle candide e semplici parole pronunciate dallo stesso Papa. "Non ho piu' le forze per andare avanti a causa dell'avanzata età". Ecco, cari fedeli, Benedetto XVI non ce la fa piu'. E' un vecchietto di 85 anni che sente di non avere piu' le energie per reggere fisicamente.. Non ce la fa piu' a sostenere viaggi transoceanici, non ce la fa piu' a stare ore ed ore davanti a folle oceaniche, a girare il mondo come la modernità richiede oggi ad un Papa appunto moderno. Non ce la fa piu' a stare dietro, o meglio sopra, ad una macchina amministrativa e di governo imponente come è quella appunto del Vaticano. Non ce la fa piu' a scrivere encicliche e allo stesso tempo a stare dietro a scandali e scandaletti, scontri di potere, nomine e contronomine di vescovi e cardinali. A 85 anni suonati pensa che sia giunto il momento di pregare e basta, lasciando il timone di San Pietro al suo successore. Che a sto punto si spera non sia un altro ottantenne, altrimenti saremmo punto e a capo.

lunedì, febbraio 11, 2013

Chi, altro che crisi.

Ero dal medico in attesa e rovistando tra le riviste poggiate su un tavolinetto mi è capitato tra le mani Chi, il settimanale di gossip diretto da Signorini. Non nascondo che ad attrarmi è stato il primo piano di un bellissimo posteriore al centro della copertina. Se non sbaglio era quello della Marcuzzi fotografata da dietro mentre in costume si trovava sulla riva del mare. Quale mare fosse non so dirvi, certo non doveva trattarsi di Sabaudia o Mondello considerato che d'inverno a certe latitudini è molto difficile vedere qualcuno prendere la tintarella sul bagnasciuga o addirittura farsi il bagno. E' probabile che si trattasse di una di quelle tante spiagge esotiche dove i vip trovano rifugio per riacclimatarsi e tenere lontano per qualche settimana il freddo e lo stress della vita quotidiana. Ma tant'è.
L'ho sfogliato Chi e vi dico pure avidamente. Non mi capitava da anni. Non sono un lettore di riviste del genere. Preferisco i quotidiani e i settimanali cosidetti generici. Pagina dopo pagina era tutto un susseguirsi di vite patinate. Very important persons fotografati a 360 gradi, in uscita da negozi e locali alla moda, seduti sui divani di case da sogno, beccati per strada a passeggiare o a bordo di macchine di lusso. Dalla Marcuzzi appunto a Belen, passando da Corona e da altri personaggi di sicuro un pò meno importanti degli altri ma dalla vita ugualmente agiata, rassicurante, per molti ricca. C'era anche un servizio sulla messa dei dieci anni della scomparsa dell'Avvocato, il grande Gianni Agnelli ed allora vi lascio immaginare quale sfilata di vip i fotografi sono riusciti ad immortalare. C'era il ghota di tutto, della finanza, della politica, dell'industria, della cultura, dello spettacolo, dello sport. C'era pure, ovviamente, Lapo Elkan che per l'occasione ha avuto il buon gusto di indossare un vestito normale e occhiali non stravaganti come è invece solito fare.
Poichè non ero tra i primi in attesa e in città le code dai medici, non so perchè, sembrano piu' lunghe che nei piccoli paesi, per quasi un'ora ho sognato ad occhi aperti. Mi son detto: c'è gente in Italia e nel mondo che non vive le preoccupazioni dei cittadini comuni, per i quali pagare l'affitto, il mutuo, le bollette, non è affatto un problema. Gente che si diverte, per carità che lavora anche, ma le cui uniche preoccupazioni sembrano esserer quelle di dove trascorrere le prossime vacanze, con quale nuovo partner farsi papararazzare la prossima volta, di quale altro milioncino riuscire a spillare tra un nuovo film, una nuova squadra di calcio, un nuovo incarico da manager e via elencando.
Se nel Paese c'è aria di crisi pesante, tra le pagine di Chi invece si respira un clima da Eldorado.
Sia chiaro: non sono un moralista, nè tantomeno un bacchettone. Non sto qui a fare la morale a nessuno. Sono un convinto sostenitore della meritocrazia e cioè del fatto che chi vale di piu', deve guadagnare di piu' e di conseguenza deve poter condurre una vita sicuramente piu' agiata. Qui, voglio soltanto constatare come la vita appunto non sia uguale per tutti.
Al che mi chiedo: è giusto leggere e sfogliare riviste del genere? E' un bene per la psiche dei lettori, comuni mortali? Val la pena sognare per qualche minuto per poi ritornare al grigiore e ai problemi della vita di tutti i giorni? E poi: come ci sembrerà la nostra vita modesta rispetto a quella patitanata dei vip?
Dopo quasi un'ora, rimetto la rivista sul tavolinetto da dove l'avevo presa. Intanto l'attesa continua. Una signora è dentro dal medico da quasi un'ora e sembra che non voglia piu' uscirne. Piu' che una visita, mi sa che la sta operando. Nel frattempo due signori attempati chiacchierano al mio fianco. Non posso fare a meno di ascoltare. Uno dice all'altro. "Sono molto preoccupato per mio figlio. Ha perso il lavoro e a 35 anni con una bambina e un mutuo da pagare, non sa dove andare a sbattere la testa. La moglie lavora ma è precaria e il suo stipendio è di 700 euro. Se continua cosi, dovrà vendere casa e venire da noi. Nessuno di noi dorme piu' la notte".

giovedì, febbraio 07, 2013

Elezioni, mi astengo

Per chi votare? Dubbio amletico. Che non riguarda pochi, ma tanti, appena un paio di milioni di italiani.
Se non sbaglio, quello degli indecisi se non è il primo partito poco ci manca che lo sia. Sono dunque in buona compagnia. Segno che le mie difficoltà nel decidere non sono solo soggettive ma hanno un fondamento oggettivo comune a moltissimi altri elettori. Come dire, mal comune mezzo gaudio. Anche se nella fattispecie non vi è motivo alcuno per essere gaudenti sia pure a metà. Semmai il contrario. Ma tant’è.
Perché sono indeciso? E’ presto detto. Parto da lontano. Da quel famoso anno di grazia che fu il 1994. Scomparsa la Democrazia Cristiana, all’epoca feci una netta scelta di campo. Innanzitutto ideologica. Mai e poi mai a sinistra. Fu cosi che mi buttai sul versante opposto, attratto da quell’affascinante ed entusiasmante novità che portava il nome e il cognome di Silvio Berlusconi. Una ventata liberale e liberista, rivoluzionaria sotto molto punti di vista, riformatrice, innovativa. Ne condivisi subito le idee, i programmi, la visione.
L’uomo mi ispirava fiducia. Un uomo di successo. Un imprenditore dalle mani fatate: tutto ciò che aveva toccato fino a quel momento era riuscito a trasformarlo in oro. L’edilizia, le televisioni, l’editoria, il calcio e ora pure la politica. Dal nulla e in pochi mesi riusci a costruire un movimento capace di ottenere la fiducia della maggioranza degli italiani. E infatti vinse le elezioni. Da allora l’ho sempre seguito, l’ho sempre votato, tra alti e bassi, in realtà e col senno di poi, piu’ bassi che alti. L’ho difeso strenuamente. Sono stato sempre convinto e lo sono tutt’ora che sia stato e sia un perseguitato dalla giustizia.
Non sto qui a ricordare vent’anni di berlusconismo, ma dopo vent’anni è giusto chiedersi se vale ancora la pena votarlo. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Di sogni infranti anche. Di quella rivoluzione politico-istituzionale promessa, sono rimaste solo macerie. Vent’anni non sono serviti a rivoltare l’Italia come un calzino, cosi come c’era stato promesso. Per carità. Il Cav ha molte ragioni. L’Italia è una democrazia non decidente. Il governo non ha poteri, men che meno il Presidente del Consiglio. L’attuale architettura costituzionale impedisce scelte veloci, coraggiose, innovative, riformatrici. Con questo assetto istituzionale neanche Mandrake riuscirebbe nel miracolo di cambiare un paese ingessato come il nostro tra caste, corporazioni e molteplici interessi di parte. Giusto. Ma perché votarti di nuovo? Perché ridarti fiducia per la quarta volta consecutiva? Posso mai affidare le sorti del mio paese ad un anziano di 76 anni che tra l’altro nel tempo ne ha combinate cosi tante che a volte anche io, suo fedelissimo ed integerrimo sostenitore, ho provato, sia pure nascostamente, vergogna? Che cosa dovrei aspettarmi, forse qualcosa di piu’ di quanto fatto appunto negli ultimi vent’anni? E questo qualcosa di piu’ basterà a rivoltare l’Italia? Non credo. Per questo, sia pure con grande imbarazzo interiore, non lo rivoterò.
Berlusconi avrebbe dovuto guadagnarsi una gloriosa uscita di scena. Era naturale che decidesse di mettersi finalmente da parte. Il suo tempo era ed è finito. Ogni cosa ha un inizio ma anche una fine. Avrebbe dovuto accompagnare il suo partito nella fase della piena maturità. Avrebbe dovuto favorire una grande coalizione tra tutte le forze moderate del centrodestra e battere cosi, ancora una volta, la sinistra. Aveva un uomo su cui puntare. Un algido signore, un tecnocrate che aveva salvato l’Italia dal baratro e che gli era stato consigliato anche da tutti gli alleati politici europei: Mario Monti. Un centrodestra cosi l’avrei votato. Altro che indecisione. Ed invece le cose sono andate come tutti sappiamo ed oggi io sono indeciso ma soprattutto deluso.
 
Non voterò Monti. Non mi piace lo spazio di nicchia politica in cui si è ficcato. Non mi piace questo parlarsi con Bersani, questo tendere cioè a sinistra. Vendola ha ragione: come potranno mai conciliarsi le istanze socialdemocratiche della sinistra con quelle liberali di Scelta Civica? Che tipo di accordo o di governo potrà mai nascere tra forze che su economia, socialità, diritti, pensioni, politica internazionale, Europa, sono distanti mille anni luce, attestati cioè su poli diametralmente opposti? Mistero.
Grillo? Per carità di patria. Un buffone al governo. Solo in Italia poteva accadere tutto questo. Fratelli d’Italia? Uno spot, malriuscito, di campagna elettorale. La Destra di Storace? Non mi appartiene culturalmente. La Lega? Fossi nato a Conegliano Veneto forse l’avrei votata.

Che mi resta, dunque?
L’astensione appunto. Buon voto a tutti.