venerdì, marzo 09, 2018

Non era tutta cacca quella che luccicava

Il Sacro Vate ha detto di si. I Cinquestelle devono governare. E poiché non hanno la maggioranza in Parlamento, per dare vita ad un esecutivo devono per forza di cose allearsi. Con chi? Ma ovvio che con il Pd.

Parola di Marco Travaglio, che stamani dalle colonne del suo Fatto Quotidiano, ormai l'Organ House dei pentastellati, ha dato il suo via libera a questa operazione.

Sembra incredibile, ma è cosi. Travaglio filo governativo (chi l'avrebbe mai detto) e per giunta caldeggiatore di una possibile alleanza con il Partito Democratico. Da non crederci, appunto.

"Consigli non richiesti" è il titolo del suo editoriale odierno. E chissà se questi consigli saranno accolti dal mondo grillino. Non tanto dai big del Movimento che sembrano ormai predisporsi ad un possibile accordo con altre forze, ma quanto dai loro elettori. Non sarà infatti facile convincere la base pentastellata, pura e dura, il popolo del Vaffa e della protesta, del Sud che si rivolta e si ribella alla casta,  fomentata per anni dallo stesso direttore del Fatto Quotidiano, che il Pd, quello stesso Pd di cui in campagna elettorale si è detto pesta e corna, adesso sia buono per governarci assieme.

Come sarà possibile far digerire alla gente a cinquestelle una simile alleanza di governo senza farla passare per inciucio? Come spiegare che in politica predicare è una cosa, razzolare è altro? Come far dimenticare la Boschi, Banca Etruria, i soldi alle altre banche, la Consip, il Job Act, il referendum costituzionale, cioè tutto ciò che ai piddini, anzi ai piddioti (li chiamavano cosi in campagna elettorale) è stato per anni velenosamente e violentemente rinfacciato?

Ma tant'è. Se questa possibile alleanza sta bene a Travaglio che in questi anni ha cannoneggiato  Renzi e il Pd manco fossero Kim Jong - Un e la Corea del Nord, probabilmente sarà accettata anche da tutti gli altri grillini. Staremo a vedere. Intanto, l'offensiva mediatica è stata già avviata e l'editoriale di stamani ne è solo appunto l'inizio. Occorre indorare la pillola per gli elettori grillini e ci si sta attrezzando per farlo.

Tuttavia, resta da capire quanto lo stesso Pd, ancora non del tutto derenzizzato (semmai un giorno lo sarà davvero del tutto ed ho molti dubbi che lo sarà presto), sia disponibile a calarsi le braghe, accordarsi con i nemici di ieri, dimenticare tutto l'odio, il veleno e il fango rovesciatogli addosso e andare al governo assieme ai figliocci di Grillo, agli eterodiretti della Casaleggio Associati, ai presunti incompetenti di ieri.

Per carità, in politica tutto è possibile e nell'era del proporzionale il nemico della sera diventa l'alleato del mattino con una naturalezza tale da rendere tutti smemorati e da far scendere velocemente l'oblio sulla puzza di merda che fino a qualche giorno prima ci si è tirati reciprocamente in faccia. Insomma, in politica può succedere che, in nome della governabilità e della stabilità istituzionale, ci si convinca del fatto che in fondo non "era tutta cacca quella che luccicava".

Sarà quel che sarà, vedremo, anzi se la vedrà Mattarella, ma pare che questa operazione piaccia anche ai cosiddetti "maitre a penser" della sinistra italiana. A parte Eugenio Scalfari che ha già dichiarato pubblicamente che tra Salvini e Di Maio preferisce di gran lunga quest'ultimo (dimentico però del fatto che a Giggino Di Pomigliano d'Arco neanche un mese addietro gli aveva preferito nientepopodimenoche Silvio Berlusconi in persona), stamani anche Michele Serra nella sua quotidiana ancorché brillante Amaca ha caldeggiato, con toni piu' soft rispetto a Travaglio, questa possibile opzione parlando di contiguità tra l'elettorato dei Cinquestelle e quello del Pd.

Insomma, se son rose fioriranno. O appassiranno prima ancora di sbocciare? Chissà.

giovedì, marzo 01, 2018

Breve dichiarazione di "pre voto"


Forza ragazzi, le televendite stanno per finire. Ancora due giorni e diremo stop ai teleimbonitori del voto. Dalla mezzanotte di domani scatterà infatti il silenzio elettorale e i vari Vanna Marchi della politica si godranno un meritato quanto atteso riposo. Non ce li ritroveremo piu', come adesso, in tv ad ogni ora del giorno e della notte. Non ne possiamo piu’. Avremo insomma due giorni per riflettere e decidere in silenzio, noi che non l’abbiamo ancora fatto. E non siamo pochi. Anzi. Stando ai sondaggi, siamo ancora il primo partito in Italia, ragion per cui il risultato finale dipenderà soprattutto da noi.

Abbiamo vissuto questa campagna elettorale con il giusto distacco. Non ci siamo fatti incantare,  incartare nè tantomeno infinocchiare da nessuno dei pifferai magici in circolazione perché coscienti del fatto che, al netto di ricette tutte piu’ meno mirabolanti e miracolistiche ancorchè irrealizzabili,  nessuno di loro ha la bacchetta magica.

Lo sappiamo e non occorre aver conseguito un master in economia per capire che chiunque vincerà, semmai qualcuno vincerà, una volta al governo avrà comunque pochi margini di manovra rispetto ai problemi piu’ gravi di sempre: lavoro, crescita economica, sicurezza. La coperta economico-finanziaria infatti è corta. Se la tiri dalla testa, ti si scoprono i piedi. Se la tiri dai piedi, ti si scopre la testa.  Insomma, di soldi ce ne sono pochi e non bastano per tutti. Purtroppo.

Tra l’altro viviamo in un momento epocale, in cui il continente piu’ povero e piu’ grande del mondo, l’Africa, ha deciso di emigrare in massa e non è assolutamente un gioco da ragazzi arrestarne questa fuga verso l’Eldorado, mentre il resto del Pianeta, quello piu’ ricco, noi compresi, è alla ricerca di nuovi equilibri geopolitici ad oggi tutti ancora da ridisegnare con il rischio di nuovi e piu’ cruenti conflitti su vasta scala.

Non ho ancora deciso per chi votare. Si è capito. I dubbi superano di gran lunga le certezze. Ma, nonostante tutto, dovrò decidermi. E’ un dovere, lo vivo come tale, magari proverò a scegliere il minore tra i mali possibili e, come direbbe Montanelli, votando turandomi il naso. Probabilmente mi deciderò proprio all’ultimissimo momento, domenica mattina nell’approssimarmi fisicamente al seggio, sebbene, dopo aver ascoltato tutti, ma proprio tutti, un’idea di massima me la sono già fatta.

Di sicuro non voterò gli estremi, i cosiddetti antisistema poiché non auspico alcun tipo di rivoluzione ma solo concretezza e buon senso, buon governo, buona amministrazione, moderazione. E’ quello che ci occorre in un’ottica che, in ogni caso, dovrà comunque essere europeista. Non vedo alternative possibili. Temo i salti nel buio e diffido di chi li propone. Rifuggo dunque dagli estremismi e dai neo settarismi (populismi) ideologizzati.

Devo solo ragionare su pochi  altri dettagli prima di decidermi, devo cogliere alcune sfumature prima di dare a lor signori, ai prescelti, a questo o a quel candidato nel mio collegio, il mio consenso.

Voterò soprattutto pensando alla logica del Rosatellum cioè al dopo elezioni, alla difficile matassa che Mattarella da Presidente della Repubblica sarà chiamato a sbrogliare. Con il mio voto proverò (idealmente) a rendergliela meno ingarbugliata.

E alla fine, speriamo che Dio me e ce la mandi buona.