venerdì, febbraio 15, 2013

In manette Peppe Bellantone

Hanno arrestato Peppe Bellantone, il comandante della Polizia Municipale del mio paese, Bagnara. Corruzione e peculato sono le accuse che gli hanno spalancato le porte del carcere. Pare che abbia favorito un'associazione Onlus abusando dei propri poteri e consentendo alla stessa di percepire fondi pubblici che secondo gl'inquirenti invece non le spettavano. Bellantone avrebbe attestato il falso certificando attività in realtà mai svolte dalla stessa Onlus. Poi ci sarebbe un'altra storiacca ma qui i dettagli emersi sono scarsi e ancora poco chiari. Si parla di occupazione di suolo pubblico e di due autovetture avute come contropartita.Tutto qui. Al momento non è dato sapere di piu'. Sono queste le scarne notizie diffuse in giornata dalle agenzie di stampa e dai quotidiani on line. Si attendono ulteriori elementi da parte dei cronisti locali che, immagino, si siano già dati da fare per entrare in possesso della relativa ordinanza di custodia cautelare. E' dalla lettura di questo atto che si potrà fare maggiore chiarezza su una vicenda che in paese, com'è ovvio, sta facendo discutere. Abbiamo il diritto di sapere. Non è stato arrestato un uomo qualsiasi, un privato cittadino, ma il capo della polizia locale. E' giusto portare tutto alla luce del sole. I cittadini, noi cittadini (sono ancora residente a Bagnara) dobbiamo sapere.
L'arresto di Bellantone segue a distanza di alcuni anni quello di Santino Zappalà. Due tra gli uomini piu' "potenti" di Bagnara dell'ultimo decennio, sono finiti in carcere. Uno dopo l'altro. Tutto questo deve e sarà motivo di riflessione poichè entrambi hanno avuto a che fare con la cosa pubblica. Due storie completamente diverse, ma che si intrecciano in un chiaro quanto evidente canovaccio politico, sociale e istituzionale che non sto qui a ricordare.
In questo momento il paese non se la sta passando troppo bene. Non sembra ci sia una classe dirigente (non solo politica) esattamente all'altezza del proprio difficile compito (guidare il paese per farlo uscire dalle secche). Pertanto, se la riflessione di cui sopra può aiutare a far maturare una nuova coscienza collettiva, ben venga dunque questa riflessione.
Detto questo, aggiungo: mi dispiace. Peppe è un amico, oltre ad essere un parente alla lontana. Un amico con il quale  è stato sempre un piacere confrontarsi. Uno di quelli che la sa lunga su molte cose, persona molto scaltra e intelligente, di sicuro uomo potente se tale potenza è commisurata al perimetro paesano, comunque sempre sorridente, simpatico, ironico, spesso anche autoironico. Uno (e non tempo cattive interpetrazioni) sempre a disposizione e amico di tutti. Mi dispiace si sia ficcato dentro presunte storie di corruzione. Mi dispiace immaginarmelo dietro quattro sbarre, privato della propria libertà di movimento, benchè per alcuni il suo arresto non sia stata un'autentica sorpresa. Al tintinnar di manette, il mio animo ha sempre un moto di ribellione. Non mi piace la carcerazione come pena, anche se  sono cosicente della sua indispensabilità. Viviamo in uno stato diritto e chi sbaglia è chiamato a pagare. Ma il carcere, quantuque necessario altrimenti la convivenza civile viene meno, per me rimane sempre una bruttisima cosa. Non lo auguro al mio peggior nemico. Figuriamoci ad una persona che conosci e con la quale hai sempre avuto ottimi rapporti.
La giustizia farà il suo corso. Spero presto, molto presto. Mi auguro che in attesa di sentenza passata in giudicato, Peppe possa ritornare presto libero e che la carcerazione preventiva duri giusto il tempo per scongiurare possibili inquinamenti di prove, di fuga o di reiterazione del reato (la legge prevede questo).
E' chiaro che chi è causa del proprio mal deve solo piangere se stesso e che non ci può essere indulgenza verso chi approfitta del bene comune per interessi personali. Ma io in questo preciso momento voglio umanamente abbracciare Peppe e tutta la sua famiglia.

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