martedì, aprile 16, 2013

Bombe a Boston ma anche nel PD

Neanche il tempo di dire che noia ed ecco due bombe esplodere a Boston. Due morti, decine di feriti, una maratona che doveva essere una festa trasformata in tragedia. L'America rimpiomba nell'incubo terrorismo? Vedremo. Tra non molto ci diranno di chi quest'ennesimo attentato è figlio. Scopriremo se dietro il sangue e i morti di ieri ci sia la mano del terrorismo islamico o quella di qualche gruppo estremista locale, oppure addirittura di uno di quei pazzi che di tanto in tanto fanno tristemente capolino nelle cronache statunitensi per le loro solitarie ancorché scellerate imprese criminali. Certo è che il pensiero di tutti è immediatamente andato a ritroso fino al tragico 11 settembre del 2001 e al crollo delle Torri Gemelle il cui ricordo, nonostante siano passati quasi 12 anni, è ancora vivo, fresco, quasi a testimonianza del fatto che l'incubo terrorismo  è sempre attuale e che da un momento all'altro può rialzare pericolosamente la testa nonostante una militarizzazione quasi capillare del territorio. Non esiste un sistema di sicurezza, quanto rigoroso e rigido esso possa essere, che sia in grado di garantire ai cittadini protezione assoluta rispetto a questi eventi. Una crepa nei controlli può sempre crearsi con estrema facilità, tanto piu' se il territorio da sottoporre a controllo è così vasto e popolosamente denso quanto lo è appunto quello degli Stati Uniti d'America.  Impossibile porvi rimedio. Come fai a controllare 400 milioni di persone per prevenirne atti o azioni terroristiche? La paura del terrorismo nasce proprio da queste considerazioni. Può colpire ovunque e chiunque, in qualsiasi momento, facendo vittime innocenti anche ad una semplice maratona. E poco cambia qualora si scoprisse che a mettere le bombe ieri a Boston siano stati terroristi interni e non islamici. Sempre di terrorismo si tratterebbe, sebbene con connotati ideologici e culturali differenti. Ma tant'è. Viviamo in  un mondo in guerra con se stesso e a questo dobbiamo rassegnarci.
A proposito di guerre e di bombe, in Italia ultimamente non ci facciamo mancare proprio niente. Grazie a Dio si parla solo di guerre in senso metaforico, anche se quella esplosa all'interno del Pd rischia di assumere una dimensione nucleare e cioè da catastrofe politica. La scissione non è più soltanto un rischio, ma un'eventualità possibile, concreta. Renzi che lancia una bomba per rottamare la Finocchiaro, questa che gli risponde dandogli del miserabile, sono infatti i sintomi evidenti di un partito prossimo alla sfascio. Una volta nel PCI cosi come nella DC i panni sporchi si era soliti lavarli rigorosamente in famiglia. Ora tra ex comunisti ed ex democristiani gli stracci volano in pubblico. Si pigliano a pesci in faccia che è una bellezza. Non se le mandano a dire, ma se le dicono con tutta l'evidenza e la pubblicità possibili. Segno della modernità? Cioè i partiti non sono piu' quelli di una volta?   Anche, ma non solo. La verità in questo caso è un'altra. Il PD non è un partito ma piu' partiti messi assieme. Il peccato è all'origine, ovvero sta in quella fusione a freddo studiata a tavolino tra culture che mai si sono amate e mai si ameranno. Da quella fusione non poteva che nascere una formazione senza una precisa fisionomia politica, strattonata un po' da sinistra e un po' dal centro, un po' socialdemocratica e un po' liberal popolare. Insomma, nel PD albergano visione politiche, culture, modi di fare e di agire differenti, spesso confliggenti, dunque sempre ad un passo dallo scontro e dall'implosione. Sia chiaro: Renzi ci ha messo del suo. Il ragazzo ha molta ambizione, ma pure abbastanza seguito. Ci sta provando. Vorrebbe un PD diverso da quello attuale, un partito post-ideologico, moderno anche nella sua strutturazione, per questo confliggente con quell'idea di partito di cui si è fatto recentemente promotore il ministro Barca e su cui con ogni probabilità confluirà tutta l'ala socialdemocratica ex pci-ds-pds. Morale della favola? Berlusconi ringrazia: da impresentabile lo stanno trasformando in intramontabile. Si votasse a giugno, vincerebbe. Statene certi.
 

lunedì, aprile 15, 2013

Reporter, una passione innata

Una settimana senza scrivere. Non è poco. Del resto, per farlo occorrono tempo e stimoli. Né l'uno, né gli altri in questi sette giorni mi sono venuti in soccorso. Il lavoro e la famiglia ti assorbono, mentre la cronaca scarseggia, non ti motiva, non ti offre quegli impulsi necessari a ragionare su eventi grandi o piccoli che siano. Apri i giornali ed è una noia mortale. Tutti i giorni sempre le stesse cose: lo stallo della politica, la crisi che continua ad incalzare, la Corea e le sue minacce nucleari, qualche suicidio, qualche omicidio, cose già viste e riviste mille altre volte. Poi accedi alla rete e idem con patatine: un appiattimento totale che solo le battute e la "cugghiunella" (divertimento ironico) tra amici virtuali sui social network riescono a rianimare. Mi vien voglia di andarmene in giro per cercare storie interessanti, fotografare luoghi e persone, parlare con la gente comune, immergermi nella vita intestina di una metropoli come Roma che di spunti per scrivere te ne offre moltissimi e di tutti i generi. Ho voglia cioè di riscoprirmi reporter. E' una passione che mi porto dentro da sempre e che di tanto in tanto riemerge prepotentemente specie quando la ruotine quotidiana soffoca e deprime ogni entusiasmo. Il ruolo di blogger che si limita alle opinioni comincia a starmi stretto. Sento il bisogno di raccogliere notizie direttamente e raccontarle, senza limitarmi alle solite fonti di approvvigionamento che poi sono i media e la rete. Ma come faccio? Devo pure lavorare, devo pure seguire mia figlia, accompagnarla a scuola, a danza, aiutarla a fare i compiti e il tempo dove lo trovo per andare in giro a caccia  di storie, di personaggi piu' o meno interessanti? D'istinto mi verrebbe di mollare tutto per dedicarmi "anima e core" a questa mia sana (o insana, dipende dai punti di visti) passione. Ma non posso. Nella vita bisogna pure mangiare e certo non è che si guadagni uno stipendio raccogliendo e raccontando storie. A meno che tu non sia uno scrittore di fama e di successo, per cui riesci a combinare entrambe le cose: la passione per la scrittura e la pecunia per vivere. Ma non è il caso mio. Non sono uno scrittore, nè tantomeno di successo. Sono dunque destinato a reprimermi e non è stato affatto un esercizio consolatorio vergare queste quattro righe quantunque scritte di getto e a mo di sfogo. Avrei voluto scrivere altro. Ma per oggi accontentavi di questo e se tra l'altro neanche vi è piaciuto, beh che dirvi, avete ragione.

venerdì, aprile 05, 2013

Bersani e Berlusconi alleati contro Renzi

Bersani e Berlusconi hanno un nemico comune. Si chiama Matteo Renzi. L'unico che può batterli, l'unico che può rottamarli per davvero. Al primo "scippandogli" la premiership del centrosinistra, al secondo surclassandolo alle elezioni. Vedrete che proprio per combattere il nemico comune, Pierluigi e Silvio alla fine un accordo lo troveranno. Quale al momento non è dato saperlo. Ma qualcosa si inventeranno. I due hanno iniziato ad annusarsi. La scusa è l'elezione del Capo dello Stato. Ma c'è da scommetterci che durante il loro faccia a faccia, previsto per la prossima settimana, stringeranno un accordo che prevederà soprattutto l'esclusione di Renzi da qualsiasi gioco. Ne va della loro personale sopravvivenza politica. Ora se questa operazione sta benissimo al Pdl che punta ancora tutto su Berlusconi, un po meno digeribile lo è per il Pd nella cui pancia la fronda antibersaniana è piu' consistente di quanto appaia e va ben oltre la stessa minoranza renziana. Vecchi notabili e una parte dei cosiddetti giovani turchi stanno infatti avvicinandosi di gran carriera al sindaco di Firenze ritenendolo, sondaggi alla mano, l'unico vero possibile salvatore della patria. La partita è dura e allo stesso tempo delicata e l'ipotesi di una scissione interna al partito non è del tutto peregrina. Scissione che potrebbe verificarsi  in entrambi i casi, sia se Renzi fosse messo da parte (uscirebbero i renziani), sia nel caso in cui il primo cittadino fiorentino vincesse la sfida della premiership nel centrosinistra (in tal caso a fare le valigie verso sinistra sarebbero coloro i quali non lo ritengono adatto a guidare la coalizione in quanto fin troppo berlusconiano). Insomma, il Pd sta vivendo una fase di ebollizione  tale che nulla può essere escluso a priori, neanche le ipotesi piu' drastiche come quella appunto di una potenziale scissione. Staremo a vedere.
Di tutta questa vicenda l'aspetto che stupisce di piu' è comunque un altro. Renzi è l'unico che al momento potrebbe essere in grado di porre fine all'era berlusconiana senza spargimenti di sangue o tintinnar di manette ma attraverso la via piu' semplice e democratica: le elezioni. I sondaggi stanno lì a dimostrarlo in maniera chiara e inequivocabile. Il potenziale del toscano è enorme. Drenerebbe voti in massa al Pdl e anche al M5S. Un giovane che piace, che parla un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti, l'unico ad aver capito in questi anni che per battere Berlusconi bisogna innanzitutto "rubargli" i voti. L'unico tra i partiti politici tradizionali che abbia saputo assecondare il diffuso sentimento popolare di cambiamento che sale dal paese. Non a caso ha fatto di tutto per piacere anche a destra. E c'è riuscito, a destra piace e non poco.  Dopo 20 anni la sinistra ha dunque l'occasione di vincere definitivamente la sfida  con l'imprensentabile di Arcore. Una vittoria storica che pensionerebbe per sempre il Caimano senza accordi o salvacondotti vari. Eppure, c'è una parte consistente della sinistra a cui Renzi non piace e che lo definisce addirittura un berlusconiano doc. Gli hanno appiccicato addosso questa etichetta e vedrete tra non molto gliene appiccicheranno un'altra ancora piu' negativa: quello di imprensentabile appunto. Renzi da Berlusconi ha mutuato astutamente, avendone anche attitudini personali, solo le tecniche di comunicazione di massa applicate alla politica. In sostanza, sa fare marketing politico. Ma è di sinistra. Dice cose di sinistra. Non ha conflitti d'interesse da proteggere, né inchieste giudiziarie da cui salvarsi. Non è ricco, non è vecchio, ama e non usa la politica per proteggere le proprie aziende, che, tra l'altro, non ha. Cosa ci sia di berlusconiano nel sindaco di Firenze, solo a sinistra lo sanno. Eppure, questo è.  Si ha l'impressione che una parte del Partito Democratico stia attuando la tecnica cara a quel marito che per dispetto della moglie si tagliò gli attributi.
La speranza è che Renzi vinca la sua battaglia personale perché vincendola terremoterebbe non solo il centrosinistra ma anche il centrodestra che, a quel punto, per sopravvivere sarebbe obbligato a cambiare. La speranza è che Renzi riesca a farsi candidare. E poiché a destra non vedo un altro Renzi, io sto con quello di sinistra.

mercoledì, aprile 03, 2013

Calabria, terra di rimborsi facili

Venghino signori, venghino. Al Consiglio Regionale della Calabria si è aperta la fiera del rimborso. Lo sconto è garantito a tutti. Hai preso un caffè al bar? E che problema c'è. Rimborsato. Hai grattato per vincere ma hai perso? No problem, l'erario pubblico ti restituisce il maltolto e anche con gli interessi. C'è sempre un dirigente pronto a firmare qualsiasi cosa. Se vuoi ti restituiamo pure le tasse che hai pagato. Basta che tu sia consigliere regionale, presenti la lista della spesa e ti ritroverai seduta stante le tasche di nuovo piene. Non importa di che colore sei. Destra, sinistra o centro non fa differenza. Qui da noi la legge è davvero uguale per tutti. Rimborsi all inclusive.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Quello che sta emergendo in queste ore in Calabria ha veramente dell'incredibile. Non scandalizza il fatto che uno o piu' politici hanno rubato. Ormai ci siamo abituati. Da Nord a Sud, passando per il Centro, le nostre patrie galere sono piene di politici corrotti. L'aspetto che piu' di ogni altro meraviglia di questa vicenda è il modo con cui questi consiglieri regionali avrebbero rubato. E si, perché c'è anche modo e modo di rubare. Ci sono modi più intelligenti, piu' sofisticati, altri meno. Qui siamo a livello di scuole elementari, di ignoranza fattasi rimborso. Cose da pazzi. Rimborsi incredibili: dal gratta e vinci alle tassa sulla spazzatura, dalla cartella esattoriale di Equitalia ai mille e cento caffè presi al bar. Cose ingiustificabili che neanche un qualsiasi consiglio regionale dell'Uganda (con tutto il rispetto per l'Uganda) avrebbe fatto passare. Ora uno si chiede: ma come può venire in mente di farsi rimborsare l'irrimborsabile? Ma soprattutto chi è o chi sono quei  dirigenti regionali che con le loro firme hanno avallato queste incredibili nefandezze? Avranno preso il master all'Ecole Fracaise o alla London School? Come pensavano di poterla fare franca? Una cena, un viaggio, fin'anche una serata in discoteca possono essere giustificati come spese per fini istituzionali. Ma un gratta e vinci? Le tasse? I caffè? Ma come si può? Una vergogna nella vergogna. La notizia è stata diffusa urbi et orbi dai media nazionali. E già li vedi i padani commentare: calabresi soliti ignoranti e pezzenti. Al cospetto di questi consiglieri regionali calabresi, il laziale Fiorito fa un figurone. Quantomeno quello rubava a colpi di migliaia di euro trasferiti ogni mese all'estero con meccanismi piu' o meno sofisticati. No, qui da noi, ci tocca il rimborso del gratta e vinci. Su dai, è tutto inconcepibile. Soprattutto se uno pensa che a cascarci in questa storiaccia sarebbero stati consiglieri di una certa fama, ritenuti, quantomeno fino ad oggi, persone intelligenti. I nomi? Vorrei scriverli, ma non posso trattandosi ancora soltanto di voci di corridoio. Ma presto, molto presto sapremo. E credetemi, di vergogna ce ne sarà per tutti: a destra, a sinistra e al centro.

domenica, marzo 31, 2013

Affruntata ai tempi dello streaming. Grazie Radiobagnaraweb

Mi sono commosso. Perchè negarlo. Affruntata mi scatena da sempre emozioni profonde. Non ne conosco le ragioni precise, forse è un mix di sentimenti che mi porto dietro da quando ero bambino, di certo è qualcosa che va al di là del senso spirituale e religioso della stessa rappresentazione, qualcosa di ieratico che tocca le mie corde piu' sensibili e che mi provoca un tourbillon di sentimenti che non riesco a dominare. Quest'anno poi è stata ancora piu' emozionante del solito. L'ho vista a distanza. A ottocento chilometri da piazza Morello. Ero a casa da mia sorella a Roma, con tutta la mia famiglia. Il computer  collegato alla Tv e come d'incanto ecco le immagini dell'Incontro tra la Madonna e il Cristo con tutte le scene che l'hanno preceduto e seguito. La voce inconfondibile del professore Pepè Tripodi che aleggia su una piazza stracolma baciata dal sole e invasa da una moltitudine di persone. La solita colonna sonora di sempre, le Vergini che attraversano la piazza, San Giovanni che corre al Sepolcro, l'annuncio dell'Angelo..."Alleluja Alleluja Cristo è Risorto". Mi vengono i brividi anche adesso. Ho provato a spiegare a mia madre il significato dello streaming, ma ad un certo punto ho desistito. Per lei si trattava di una diretta televisiva bella e buona e se poco poco uno ci riflette un attimo si convince che in fondo di questo si è trattato. Si, una diretta televisiva, grazie alle prodigiose tecnologie moderne che consentono con una semplice linea telefonica di diffondere immagini urbi et orbi al mondo intero. Occore dare a Cesare quello che è di Cesare. Pertanto, occorre dire grazie ai ragazzi di Radiobagnaraweb che hanno consentito tutto questo. Ad un certo punto i collegamenti con la diretta erano oltre 800, si 800, tanti per una radioweb che trasmette da un paese di poco piu' di 10.000 abitanti.  Significa che 800 bagnaresi emigrati, sparsi ai quattro angoli del pianeta, hanno assistito in streaming all'Affruntata emozionandosi e commovendosi come me. Radiobagnaraweb è ormai una realtà anche per questo. E' un servizio pubblico reso gratuitamente a quanti oggi sono lontani da Bagnara, ma le cui radici sono ancora ben saldamente piantate in riva allo Stretto. A quelli che vivono in paese tutto questo può sembrare normale, ma per quanti vivono fuori è qualcosa di eccezionale. Nell'impoverimento generale della nostra comunità indigena che oggi piu' che mai sta raggiungendo livelli cosi bassi mai raggiunti prima, esistono ancora delle eccellenze. Radiobagnaraweb è una di queste eccellenze, che quattro ragazzi (alcuni dei quali disoccupati) stanno portando avanti con enormi sacrifici ma con grande, grandissima, oserei dire smisurata passione. Sono i pionieri del web, cosi come lo furono dell'etere negli anni settanta e ottanta tutti coloro i quali diedero vita alla splendida epopea delle radio libere a Bagnara. Questa radio-video-web, la prima e ancora unica nel suo genere in paese, non è nuova a questi eventi. Già trasmette in diretta le partite della Bagnarese e tutte quelle occasioni di grande richiamo pubblico. Si potrà fare di piu', sempre meglio e so che questi ragazzi si stanno impegnando perchè ciò accada anche a breve. Di sicuro e col tempo migliorerà anche la qualità delle immagini diffuse. Ma già adesso, anche a nome di quegli ottocento che oggi si sono connessi, mi sento di dirvi: grazie, grazie e ancora grazie...oggi ci avete regalato una sublime emozione.

sabato, marzo 30, 2013

Lo stallo che affonda il Paese

Stallo totale. Non se ne esce piu'. La crisi politica si è avvitata e il paese rischia moltissimo. Troppi veti incrociati. Troppe pregiudiziali. I partiti armati l'un contro gli altri. Grillo non vuole nessuno se non se stesso. Bersani non vuole il Pdl. Berlusconi non vuole i tecnici. Scelta Civica non si sa che vuole. A sto punto neanche il Presidente della Repubblica sa piu' a che Santo votarsi posto che pur volendo non potrebbe neanche spedire tutti a nuove elezioni non avendo piu' il potere di sciogliere le Camere (semestre bianco). Nulla di tutto questo s'era mai visto prima nella nostra storia repubblicana. Le elezioni che finiscono in un sostanziale pareggio a tre. Il Parlamento che non riesce ad esprimere una maggioranza e quindi un governo. Un Presidente della Repubblica impotente rispetto ad una crisi di sistema senza precedenti. E intanto le sabbie mobili del Palazzo rischiano di fare sprofondare il Paese reale dove la crisi continua ad affliggere milioni di famiglie, centinaia di migliaia di aziende, una moltitudine sempre piu' consistente di disoccupati. Da fuori ci guardano con meraviglia, stupore e preoccupazione. Non comprendono le nostre reciproche pregiudiziali, nè questa guerra fratricida tra Guelfi e Ghibellini. Non capiscono come non si riesca ad anteporre l'interesse generale a quelli di parte quantunque la barca dove ci si trova imbarcati è la stessa per tutti e cominci a fare acqua da piu' parti.    Alla deriva rischiamo di andarci tutti e le responsabilità non possono che essere equamente distribuite tra ciascuno dei protagonisti in campo. Non ce n'è uno che può dirsi immune da colpe rispetto ad una situazione che se continua cosi avrà risvolti davvero drammatici. Ciascuno sta remando per conto proprio senza preoccuparsi del fatto che la barca sta ferma e alla lunga rischia di affondare. Il problema non è l'impossibilità di formare un governo subito, ma il fatto che se si andrà di nuovo alle elezioni lo si farà con il Porcellum, per cui le possibilità di ritrovarsi punto e accapo sono altissime.  Che fare? E chi può dirlo. La confusione è tanta. Tra qualche ora sapremo cosa il Presidente della Repubblica avrà deciso, quali consigli la notte gli abbia portato. Per il momento non ci resta che pregare e rivolgerci reciproci auguri per una buona e serena Pasqua.

martedì, marzo 26, 2013

Maledetta influenza

Maledetta influenza, ti assale senza preavviso, cosi dalla sera alla mattina, ti prende dalla gola,  a volte ti attorciglia le budella, spesso ti martella le ossa,  sempre ti sbatte dentro un letto. Ti priva delle tue abitudini quotidiane,  la colazione al bar, i giornali in edicola, le chiacchiere con i colleghi di buon mattino, le tue consuete pratiche da sbrigare. Ora sei qui sotto le lenzuola, ti giri e ti rigiri e quasi quasi ti   mancano pure il traffico e la metropolitana. Pensi a come dovrai riempire il resto della giornata, sapendo  di non avere la forza nè la voglia di fare alcunchè. Qualcuno ti ha portato il Corriere della Sera, ma leggerlo che fatica. L'odore della carta stampata è diverso dalle altre mattine, tutto ha un sapore diverso. Pure il dentifricio ti sembra amaro e quasi quasi ne provi disgusto. Non hai preso il caffè, nè hai ancora fumato e già questo ti cambia il senso della vita. Del resto con la gola in fiamme e i bronchi chiusi non ti va proprio di accendere una sigaretta. Ma per uno che  è tossico, non c'è cosa peggiore del mancato piacere delle prime quotidiane boccate di nicotina. A guardare la tv di mattino non ci pensi proprio. Trasmissioni per vecchi o casalinghe, nulla che faccia per te. Men che meno hai voglia di metterti subito a smanettare in rete passando da un social netwok all'altro. C'è una cosa sola che  ti andrebbe di fare: scrivere, ma farlo in questa posizione da sdraiato, con il pc appoggiato sulla pancia, le mani che a stento arrivano alla tastiera, la testa che ti fa male, è davvero un'impresa. Che fatica già scrivere queste quattro righe, meglio lasciar perdere. Chiudi qui dunque, che è meglio. Ma ora che fai? E sono ancora soltanto le 10. Maledetta influenza.

lunedì, marzo 25, 2013

Ma il giaguaro ci è o ci fa?

Ma Bersani ci è o ci fà? Voglio dire, fa finta di non capire o non capisce davvero? Cioè è cosciente di essersi ficcato in un cul de sac oppure spera ancora di riuscire laddove tutti pensano invece che fallirà? E' un genio della politica o piu' realisticamente un fallito destinato presto a passare la mano ad altri lasciando cadere l'incarico del Colle e, cosa peggiore per lui, cedere la leadership del suo partito? Curioso questo Bersani. Perde le elezioni, ma fa finta di averle vinte. Non ha una maggioranza ma si illude di poterla trovare. Sa che i grillini non lo seguiranno ma lui insiste ad inseguirli. Non vuole elezioni immediate ma sta facendo di tutto per ottenerle. Cerca l'unità del Pd ma di fatto lo sta spaccando. Dice che in Italia la situazione è drammatica, che il Paese ha bisogno necessariamente di un governo, ma poi sbatte la porta in faccia all'unica forza (Pdl) che gli offre su un piatto d'argento la possibilità di formare una maggioranza e il varo appunto di un governo. Voi lo capite? Io francamente no. Dove voglia andare a parare a sto punto solo lui lo sa. Certo è che di questo passo rischia di perdere su tutti i fronti. Da l'impressione di uno che essendosi cacciato dentro un vicolo cieco cerca disperatamente di venirne fuori senza però sapere come. Al che la domanda sorge spontanea: ma chi glielo ha fatto fare di imbarcarsi spontaneamente in una situazione complessa e complicata cercando anzi quasi pretendendo l'incarico da Napolitano? Avrà intuito genialmente una possibilità di successo che noi comuni mortali ancora oggi non riusciamo a scorgere? Avrà immaginato di formare un governo forte e coeso per dare le risposte che il Paese si aspetta? Ma quale appunto? E con chi soprattutto? Gira e rigira gl'interrogativi sono sempre gli stessi. La realtà è che  tra mercoledi e giovedi Bersani sarà costretto a ritornare dal Capo dello Stato con la coda in mezzo alle gambe. Non avrà i numeri che Napolitano gli aveva richiesto per affidargli un incarico pieno, per cui sarà costretto a passare la mano. Perchè dunque questo giro a vuoto? Si sarà veramente illuso in uno smottamento di grillini al Senato? Se cosi fosse, può un leader di un grande partito, com'è appunto il Pd, vivere di illusioni e non di certezze? Non sarebbe stato strategicamente meglio starsene fermo ed aspettare le mosse del Capo dello Stato che un governo lo vuole davvero e farà di tutto per averlo con il rischio che lo stesso Bersani potrebbe prima o poi essere costretto a rimangiarsi la sua pregiudiziale antiberlusconiana?  E poi, parliamoci chiaramente: che senso ha in questa fase ascoltare le parti sociali? Il presidente dell'Anci, per esempio,  potrà forse aiutarlo a trovare i senatori che gli mancano? E la Camusso? E tutti gli altri? Dai, "ragassi" l'impressione che si ha è che in questa confusa fase il leader del Pd stia veramente perdendo la bussola o se preferite sta perdendo solo tempo pettinando le bambole. Bersani  ha un'unica decisiva mossa da fare: si guadagni un'uscita di scena dignitosa, ammetta la sconfitta personale, si metta cioè da parte e spalanchi finalmente le porte a Matteo Renzi. Ne guadagnerà il Pd, ne beneficerà il Paese.

venerdì, marzo 22, 2013

Meno male che segna Balotelli

Punto e accapo. Tutto come prima. Insomma, ancora stallo totale. Chi pensava che Napolitano al termine delle consultazioni potesse tirare fuori il coniglio dal cilindro, è andato deluso. Il Capo dello Stato ha infatti dovuto prendere ufficialmente atto di una situazione di totale ingovernabilità che era ed è sotto gli occhi di tutti. Al momento non vi è forza politica in grado di mettere su una maggioranza e varare un governo stabile. Vi sono cosi tanti veti incrociati che producono appunto un blocco totale. Il quadro è abbastanza chiaro nella sua complessiva confusione. Bersani vuole Grillo ma questi lo manda continuamente a cagare. Berlusconi vorebbe i piddini ma questi vorrebbero invece vederlo in carcere. Monti pone i suoi paletti ma ormai non se lo fila piu' nessuno. Risultato: nulla di nulla e palla al centro. Ora è probabile che il Presidente della Repubblica affidi un incarico esplorativo allo stesso Bersani . Gli dirà, vai, guardati attorno, senti i partiti e poi torna da me. Se avrai i numeri necessari ti affiderò un incarico pieno, altrimenti non se ne farà nulla. Se non è una presa per il culo poco ci manca. Non si capisce infatti come il leader del Pd possa riuscire laddove sino ad oggi ha fallito. Se i numeri non ce li ha oggi, perchè dovrebbe averceli domani. Del resto, sono in molti a dirglielo anche all'interno del suo stesso partito dove il malcontento è piu' diffuso di quanto possa apparire all'esterno. Ma lui insiste ugualmente. Tira dritto lungo la sua strada, si è incaponito, quell'incarico sembra quasi pretenderlo. Dove voglia andare a parare a sto punto non è dato saperlo. Ciò che è certo è che piu' che un mandato esplorativo, quello del Capo dello Stato ha tutto il sapore di un contentino, una caramellina data al bambino bizzoso per tacitarlo per poi metterlo  elegantemente da parte. Dopo di che si aprirà la partita vera. A quel punto Napolitano quel coniglio dal cilindro lo dovrà davvero tirare fuori, altrimenti la via delle elezioni anticipate, anzi anticipatissime, sarà segnata. Che accadrà dopo il quasi certo fallimento di Bersani? Domanda da un milione di dollari. Attendere per capire.Vedremo.
Intanto i nostri marò ritornano in India. Ed anche questa sembra essere stata un'altra presa per il culo. Ma come, ci si chiede: prima li tratteniamo, sfidiamo l'India, inorgorgliamo il Paese e poi al primo sbraitare degli indiani ce la facciamo sotto e li rispediamo laggiu' come dei pacchi qualsiasi? Difficile capire questa clamorosa retromarcia. Difficile soprattutto digerirla. Ma tant'è,  le cose da noi vanno cosi.
Meno male che ieri l'Italia contro il Brasile ha fatto un figurone. La Nazionale si è espressa ad alti livelli, ha affrontato i campioni sudamericani alla pari, mettendoli spesso in difficoltà e rimontando un risultato bugiardo che nel primo tempo li aveva visti sotto addirittura di due reti quantunque avessero espresso una superiorità netta in termini di gioco e di occasioni sotto porta. Splendida la rete di Balotelli, un capolavoro di potenza e balistica. Se non è ancora un fenomeno vero  poco ci manca. Ma tutta la squadra è piaciuta. Una squadra giovane, con talenti in tutti i reparti che può soltanto crescere. Avanti cosi.

mercoledì, marzo 20, 2013

Il Quirinale come Zelig?

Ci siamo. Oggi avranno inizio le consultazioni del Presidente della Repubblica. Napolitano ascolterà tutti, si farà un giro cosidetto d'orizzonte, apprenderà dalle parole degli stessi protagonisti della politica nostrana lo stato dell'arte e poi deciderà se dare o meno un incarico e che tipo di incarico. Al momento la confusione regna sovrana poichè la situazione è quella che è. Le urne hanno rovesciato in Parlamento una situazione ingovernabile dove nessuna forza politica ha i numeri necessari per comporre una maggioranza e quindi un governo. Bersani vorrebbe provarci. Dice di potercela fare.  Spera di agganciare i grillini offrendo loro la possibilità di un governo del cambiamento. Ma dal Movimento Cinque Stelle rispondono picche. "Con Bersani mai, manco se di notte si mette a camminare in ginocchio sui ceci". Piu' chiari di cosi. E' dunque probabile che il Capo dello Stato non segua questa linea indicata dal leader del Pd essendo evidentemente votata all'insuccesso. Cosa accadrà allora? Difficile dirlo. Un governo delle larghe intese è improbabile. La pregiudiziale del Pd nei confronti di Berlusconi e del Pdl è una vera e propria conventio ad excludendum. "Mai con loro" ribadiscono all'unisono da Largo del Nazareno. Dunque, non se ne farà nulla, quantunque gli "impresentabili" si dichiarino aperturisti. Quali le alternative in campo? In queste ultime concitate ore si sta parlando di un possibile appoggio al Senato della Lega ad un governo targato Pd con il sostegno di Scelta Civica. I numeri, sebbene risicati, ci sarebbero. Potrebbe essere una soluzione praticabile anche perchè dalle parti dei leghisti non sono arrivate chiusure definitive, anzi qualche loro esponente di primo piano (Calderoli) si è sbilanciato dichiarandosi possibilitsta.. Ma è evidente che questa operazione dovrebbe avere il bene placito del Cavaliere posto che il rischio che correrebbe la Lega sarebbe quello di vedersi sfilare la fiducia del Pdl ai suoi tre governatori del Nord. Non a caso Maroni si è affrettato a confermare la solidità dell'alleanza con il centrodestra, proponendo e ottenendo di salire al Quirinale per le consultazioni addirittura assieme alla delegazione del Pdl. Ma il Cavaliere darà il suo ok? Dipende. Ed è qui che la partita del governo si intreccia inevitabilmente con quella piu' delicata dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Se Berlusconi avesse garanzie da parte del centrosinistra su una scelta condivisa, il che significherebbe anzitutto un no secco e preventivo a Prodi al Quirinale, allora una possibile maggioranza Pd-Lega-Scelta Civica sarebbe a quel punto un'opzione reale. Vedremo. Gli equilibri sono molto precari e quello che Napolitano si appresta a risolvere piu' che un rebus sembra appunto un rompicapo.
Intanto la novità assoluta di queste ore è che un comico, assiso a capo partito, andrà per la prima volta dal Capo dello Stato in sede di consultazioni ufficiali. Il Quirinale come Zelig?

lunedì, marzo 18, 2013

Bagnara rari bellizzi

La nostalgia è un sentimento bestiale che ti azzanna, ti prende per la gola, ti soffoca togliendoti il respiro. E' brutale quando riaffiora nella tua mente con il suo carico di ricordi e sensazioni. E' in quel momento che qualcosa o qualcuno ti manca, la cui assenza ti pesa, che vorresti che ci fosse ma  non c'è, anche perchè forse non potrà esserci mai piu'. E' la nostalgia per un genitore morto, per un amico lontano, per un amore perduto, per un luogo caro. Emozioni bellissime si caricano di una crudeltà assoluta e quando, cosi senza preavviso, tutte assieme contemporaneamente riemergono dal fondo del tuo animo, allora è dura, ma dura davvero. Devi faticare e parecchio per uscirne fuori senza regredire nel tunnel. Ci vuole molta forza, raziocino, barlumi di lucidità a cui aggrapparti per non sprofondare nella tristezza assoluta. Tutto passa e molto in fretta e quando ti accorgi che certe cose non ce le hai piu', sono il rammarico e l'amarezza che rischiano di prendere il sopravvento su di te. Si rientra nella normalità quando tutto questo dura giusto il tempo di un ricordo, una frazione di secondo, al massimo un minuto della tua giornata. Ma se dura di piu', allora c'è qualcosa di patologico in te. E pertanto lo devo ammettere in modo chiaro: sono malato, sono malato di nostalgia per il mio paese, una nostalgia che quando mi prende dura, dura piu' di un minuto, mi soffoca, mi fa contorcere le budella, mi fa stare tremendamente male, come in questo momento. Si, sono patologicamente innamorato di Bagnara. E' grave? E chissenfrega, anche perchè mi chiedo come non si può essere malati di Bagnara e "ri so rari bellizzi" se sei proprio di Bagnara?
 
I undi a viri viri:
i Scilla, i Santu Lia,
ri chiani ill’Asprumunti
oppuru ra Milìa,

ra chiazza i Purei,
ru ponti Caravilla,
oppuru ri vinei,
ra chiesa supra a villa…

perfinu ra hjumara
Bagnara è na bellizza rara!

U corsu, a Madonnina
o na figghjola beja
chi passìa nda via marina:
su bellizzi rari assai!

Quando sì luntanu
a senti chi ti chiama,
Bagnara è regina
ra costa e i tutta a chiana.

Na vota ca viristi
e dopu ha partiri
ti ciangi e batti u cori…
ma, purtroppu, ti nda jri!

Ta nzonni puru i notti
Chi luci ra lampara,
ha nu penzeru fissu:
mi torni a bagnara!
 
(Rocco Nassi, poeta dialettale bagnarese)

Cipro in fiamme, l'Europa trema, in Italia si scherza

Non ne parla nessuno. Stamani sui giornali solo qualche accenno nelle pagine interne, ma nessun richiamo in prima. Eppure è il caso del momento, il fatto piu' eclatante che sta scuotendo l'Europa, una miccia che se innescata potrebbe far divampare un pauroso incendio finanziario nel Vecchio Continente mandando in fumo l'Euro e quindi la nostra economia. Accade che il minuscolo stato di Cipro è in difficoltà, non ha pi' soldi, rischia dunque la bancarotta e per evitarla ha chiesto aiuto all'Ue. Bruxelles si è detta pronta a sostenere il governo di Nicosia concedendo un prestito di dieci miliardi ma chiedendo in cambio una tassa sui depositi bancari dei cittadini. Il 6% per i depositi inferiori ai 100 mila euro, il 9 per quelli superiori. Apriti cielo. E' partita la corsa al ritiro del contante in banca. In pochi giorni pare che siano stati prelevati già circa 20 miliardi. I ciprioti, giustamente, ritengono piu' sicuro tenere i propri soldi nel materasso anzichè lasciarli in mano agli istituti di credito. Per evitare il peggio, il governo cipriota ha imposto la chiusura di due giorni alle banche, mentre la finanza internazionale già sta mandando segnali inequivocabili. Le borse di tutto il mondo hanno riaperto in forte ribasso, lo spread ha ripreso a galoppare, l'euro si sta svalutando decisamente rispetto alle altre monete. Gli speculatori temono infatti che quanto accaduto a Cipro possa replicarsi prossimamente anche in altri paesi europei piu' grandi: dalla Spagna all'Irlanda, passando dal Portogallo, finendo appunto con l'Italia. Da qui il timore di un nuovo e pesante attacco speculativo alla moneta comune. L'Europa trema. Gli stessi ciprioti per mettersi al riparo stamani sono volati in Cina per chiedere aiuto al governo del neo premier Xi. Uno smacco per la stessa immagine politica dell'Unione Europea. Il timore di un effetto contagio è altissimo.
Ma per noi italiani i problemi sono altri. I problemi sono Grillo e i dieci adepti che l'hanno tradito votando Grasso alla presidenza del Senato. I problemi sono Bersani e quella babele del Pd che un giorno si e l'altro pure rischia di spaccarsi. I problemi sono i guai giudiziari di Berlusconi su cui si sono avvitati i parlamentari pidiellini. Il problema non è dunque la governabilità di un paese che rischia la deriva anche per responsabilità non proprie, ma piccoli e beceri interessi di parte. Grillo non vuole darla vinta a nessuno e   sputacchia le avances di Bersani per formare un governo. Bersani non vuole darla vinta a Berlusconi ma manco a Renzi. Berlusconi non vuole darla vinta ai giudici, anche se al momento è l'unico che osa parlare di governo di larghe intese, ma la predica viene da un pulpito ritenuto, a torto o ragione, poco credibile per cui guai a cedere alle sue lusinghe. Sono questi i problemi di noi italiani, mentre attorno rischia di divampare un incendio finanziario di proporzioni colossali che finirà per incenerire noi, i nostri risparmi e tutti i nostri falsi problemi. E' come se nel resto d'Europa facessero sul serio, mentre noi continuiamo a scherzare con le cose serie facendoci beffe del nostro destino. Meno male che almeno c'è Francesco, un Papa che giorno dopo giorno piace sempre di piu'.
 

venerdì, marzo 15, 2013

Apre il Parlamento, chiude la politica.

Si parte. Oggi riaprirà il Parlamento. Tra Montecitorio e Palazzo Madama sbarcheranno centinaia di neo deputati e senatori. Per loro sarà come il primo giorno di scuola. A molti non sembrerà ancora vero di potersi fregiare del titolo di onorevole. Fino all'altro ieri facevano tutt'altro e parecchi di loro non si sarebbero manco sognati di diventare un giorno parlamentari della Repubblica. Eppure siederanno in quelle aule che fino a ieri avevano visto solo in televisione e da lì saranno chiamati a disegnare i destini prossimi venturi del nostro Paese. Che Dio ce la mandi buona.
Il loro non sarà certo un inizio agevole. Anzi, sarà un vero e proprio battesimo di fuoco considerata la precaria agibilità politica delle aule. E' probabile che inizialmente ci capiranno ben poco. La confusione generale incrementerà e di molto il loro disorientamento da neofiti. Il clima dell'esordio è infatti  quello che è. I partiti si guardano in cagnesco. Non riescono a trovare un benchè minimo accordo su nulla. Oggi per esempio ci sarebbero da eleggere i presidenti delle due Camere. Ma è probabile che voleranno gli stracci, anzi sono già volati e che alla fine sarà solo fumata nera. Figuriamoci cosa potrebbe accadere quando ci sarà da votare la fiducia ad un nuovo governo semmai verrà, o addirittura quando ci sarà da eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. 
Intanto Bersani continua ad andare dietro a Grillo nonostante questi continui a sua volta a sputacchiarlo ripetutamente in faccia, provocando pesanti rigurgiti di ribellione interni al suo partito ormai non più tanto sommersi. Renzi infatti è già uscito allo scoperto autoponendosi sulla plancia di lancio. Punta dritto a nuove elezioni sicuro di strappare la leadership allo stesso Bersani. E non sono in pochi quelli che si dichiarano pronti a seguirlo. Insomma, l'ennesima prova, semmai ce ne fosse bisogno, che sotto le insegne del Pd convivono due formazioni politiche diverse che vogliono e cercano soluzioni politiche differenti. E meno male che si sta parlando del partito che in teoria avrebbe vinto le elezioni salvo poi nei fatti accorgersi di averle invece perse.
Il Pdl dal canto suo si sta accartocciando, a torto o ragione, dietro le vicende giudiziarie del suo leader e ciò rappresenta un serio e grosso ostacolo verso un governo di larghe intese, mentre il Movimento Cinque Stelle non vuole sentire ragioni, non crede agli inciuci e quindi tira avanti  nella sua corsa solitaria. Non pervenuta invece Scelta Civica, la cui insignificanza politica è ormai piu' che palese.
A conti fatti, la strada delle elezioni sembrerebbe ormai segnata ma Napolitano non può sciogliere le Camere essendo iniziato il cosidetto semestre bianco. Al gioco degli scacchi sarebbe una situazione di stallo. Praticamente se è vero che oggi apre il Parlamento, è anche vero però, ed è amaro constatarlo, che la politica ha invece già chiuso battenti da tempo.
Insomma, dire che siamo messi davvero male, è come dire che uno prima di morire è vivo.
Lapalissiano, scontato, appunto.

giovedì, marzo 14, 2013

Un Papa ultras

Bergoglio-Totti, una città un nome. Strane coincidenze. Il Papa e il Pupone. Entrambi Francesco, entrambi numero uno.  Entrambi tifosi. Colori sociali rossoblu per il primo, giallorossi per il secondo. A Roma c'è già chi pensa ad un possibile gemellaggio tra "A Magica" e il San Lorenzo Almagro squadra argentina tra i cui supporter si annovera appunto il neo Pontefice. Che un papa sia anche tifoso di calcio è una intrigante novità., assoluta nel suo genere.  Del resto non essere appassionato di "pelota" sarebbe una bestemmia per uno che per metà è argentino e per l'altra italiano. Messi non ha perso tempo. Ha già promesso di dedicargli la vittoria ai prossimi Mondiali del 2014. E se la finale fosse proprio Argentina-Italia? Il Santo Padre, che oltre ad avere sangue e cognome italiani ora ha pure un nome italianissimo, per chi tiferebbe? Mistero della fede. Strani incroci quelli tra argentini, calcio e fede. Ricordate per esempio la "mano de Dios" con cui Maradona segnò il primo gol ai quarti contro l'Inghilterra ai mondiali del Messico? Dal Pibe de Oro al Papa de Oro, la battuta è quasi scontata. Woytila telefono' a Porta a Porta. Bergoglio forse potrebbe telefonare alla Domenica Sportiva. Giubilo tra i componenti della nazionale dei sacerdoti. Con un Papa tifoso a sto punto la squadra potrebbe davvero fare miracoli.
Ma al di là della facile ironia, il nuovo Pontefice piace anche per questo. Essere appossionato di calcio significa infatti essere simile ad altri miliardi di persone, lo avvicina ancora di piu' al popolo. Benevenuto tra noi ultras Francesco.

mercoledì, marzo 13, 2013

Supporter di fede

Tossici della fede in attesa di una fumata. Disposti a tutto pur di vedere quel sacro comignolo sbuffare. Sfidano stanchezza e maltempo stando in piazza all'aperto per ore e ore. Non vogliono perdersi il momento fatidico. In trepidante attesa del lieto annuncio sfidano pioggia e freddo benchè per molti di loro l'età non sia piu' una variabile insignificante. Pochi i residenti, molti quelli che vengono da fuori. Li trovi dappertutto. Si muovono con i mezzi pubblici e li riconosci subito distinguendoli dai turisti comuni. C'è sempre nel loro modo di presentarsi un dettaglio che li contraddistingue dagli altri. Un fazzoletto con effigi sacre,  una catenina con crocefisso penzolante al collo, un vangelo tra le mani, una mappa della città sempre aperta dove l'unico punto cerchiato di rosso è proprio il Vaticano.
Stazione Termini, stamani, dalla metro emerge un giovane di colore, addosso un vestito di tutto punto color giallo, una cravatta verde, scarpe lucide a punta, tanti bracciali al polso, un santino che gli spunta come un fiore all'occhiello dalla tasca della giacca, sulla valigia la bandiera del Ghana.  Cerca un taxi. Destinazione, manco a dirlo, Piazza San Pietro, sebbene il suo abbigliamento piu' da rapper che da devoto avrebbe potuto fare pensare ad una destinazione meno sacra e piu' mondana. Probabile dunque che si trattasse di un "supporter" del ghanese Turkson, l'unico papabile di colore la cui eventuale elezione a Pontefice di Sacra Romana Chiesa supererebbe di gran lunga per clamore e novità quella di Barack Obama alla Casa Bianca.
Alla fermata dell'autobus che porta in via della Conciliazione, ecco in attesa un gruppo di giovani frati. Saio, sandali e rosario in mano. Confabulano tra di loro. In inglese. Dall'accento tradiscono una spiccata provenienza yankee piuttosto che britannica. Insomma, frati capuccini come il cardinale O' Malley, il papabile americano con barba bianca e occhiali, ma cosi moderno da tenere in rete un proprio blog personale. O Malley è il loro pastore ed è probabile pertanto che a Roma ci siano venuti proprio al suo seguito come si fa con una squadra di calcio. Supporter di fede. In questi giorni si giocano la loro coppa del Mondo. Anche un Papa americano sarebbe un'altra clamorosa novità senza precedenti.
Giornata uggiosa. Piove. Come al solito davanti alla metro tanti venditori abusivi di ombrelli. Molti pakistani, ma anche un filippino. Lo si riconosce subito. Non puoi sbagliarti. Ha attaccato al collo penzolante sul petto l'immagine del cardinale Tagle, un altro dei papabili, il giovanissimo porporato di Manila con madre cinese. "Tagle Papa, Tagle Papa", ripete quello sorridente intercalando il suo sacro auspicio con un piu' materialista "ombreli, ombreli" rigorosamente con una elle.
Tutto questo nel giro di pochi minuti e lungo il tragitto che porta dalla stazione a piazza Repubblica, cioè a svariati chilometri da Piazza San Pietro. Immaginatevi dunque invece quale e quanta umanità varia, nonchè supporter di fede si possono trovare in questi giorni dentro e nei pressi delle mura leonine. Roma è invasa di fedeli. Il Sindaco ha il suo bel da fare per predisporre un'accoglienza all'altezza della situazione. Speriamo bene.
Intanto seconda fumata nera. Siamo tutti in attesa della terza. Anche questo post rischia di essere già vecchio tra qualche ora. Ma l'interrogativo rimane sempre lo stesso e piu' si avvicina il tanto atteso annuncio piu' questo interrogativo si fa intrigrante: chissà chi sarà il prossimo Pontefice....
 
 
 

martedì, marzo 12, 2013

Pillole di sana banalità

Pensieri in pillole. Vediamo un pò. Di carne al fuoco ce ne sarebbe tanta, ma è sempre la stessa carne per cui risulta leggermente indigesta: l'elezione del papa con scandali annessi e connessi, il governo che non c'è e forse non ci sarà, la guerra tra Berlusconi e i magistrati, Grillo che sputa in faccia a tutti, Renzi che prova ad approfittare del caos, Napolitano che non sa che pesci pigliare. Sempre lo stesso stomachevole impasto di notizie. Che nausea, vero? Meno male che stasera c'è Barcellona-Milan e qui ci sarebbe invece da divertirsi nonchè da scrivere un libro che però mai alcuno leggerà poichè essendo tutti commissari tecnici nessuno ha bisogno di farsi spiegare da qualcun altro come andrà a finire questo big match. Men che meno da me che in quanto a tattica e tecnica sono il signor nessuno. Mi limito soltanto ad auguare che il Milan regga al prevedibile quanto furioso assalto di un Barcellona che non vuole correre il rischio di chiudere stasera un ciclo eccezionale e forse irripetibile. Si parte dal 2 a 0 dei rossoneri dell'andata. Non sarà facile per i blaugrana realizzare la "remuntada", sebbene occorra ricordare che al Camp Nou con Messi in campo tutto è sempre possibile. Vedremo. Argomento chiuso. Passiamo ad altro. Per esempio alla questione dei marò arrestati in India per omicidio e ora trattenuti in Italia per volere del nostro Governo. Questione delicata che liquido in due battute:  a mio giudizio c'è stato un accordo sottobanco del tipo "noi ve li mandiamo in licenza a casa,  poi voi fate ciò che vi pare, se li trattenete le nostre proteste saranno ufficiali per accontentare i nostri concittadini ma saranno contenute e non faremo null'altro, quindi sposteremo il tutto sul piano del diritto internazionale". Soluzione pilatesca si direbbe, ma in fondo corretta onde evitare attriti piu' grandi tra i due paesi che potrebbero mettere a rischio interessi economici e geopolitici di evidente portata. Una vittoria dunque della diplomazia italiana. Ci hanno messo del tempo, ma forse non potevano mettercene di meno. Meglio cosi. Alla faccia di quanti, la Sgrena in primis, avrebbero voluto vederli marcire, i nostri marò, in qualche prigione indiana.
Chiudo con un pensierino breve breve.Solitamente di martedì, giovedì e sabato ho un chiodo fisso: il Superenalotto. Non voglio diventare ricco per avere chissà cosa. Non sogno ville, macchine di lusso, viaggi continui. Sono un tipo che si accontenta di poco. Vorrei soltanto essere libero di fare quel cazzo che mi pare, quando, come e perchè lo decido io. I soldi, tanti soldi, ti danno questa libertà. O no? Buona estrazione a tutti.
 
 

venerdì, marzo 08, 2013

Breve ritratto di un "faro nella nebbia"

Breve ritratto. Senza pretese storiche nè politologiche. Solo semplici sensazioni da cittadino comune. E' un breve, anzi un brevissimo ritratto di un Signor Presidente della Repubblica, al secolo Giorgio Napolitano, già comunista mangiabambini adesso laudatissimo e stimatissimo Capo dello Stato. Sarà stato pure un sodale dell'ex totalitarismo sovietico, avrà pure sostenuto l'invasione russa in Ungheria, ma a questi peccati di gioventù ha saputo contrapporre nell'età senile un'immagine di se di uomo delle istituzioni perfettamente liberale e democratico. Di piu'. Da Presidente della Repubblica ha incarnato alla perfezione quel ruolo di terzietà e di garanzia che per Costituzione e prassi politica si richiede all'inquilino del Quirinale. Ha sempre agito tenendo un profilo alto e super partes, dimostrando in ogni sua azione di dare assoluta priorità all'interesse e all'unità nazionale. Non è caduto in facili tentazioni partigiane come capitato ad altri suoi illustri predecessori, nè si è rivelato uomo di parte favorendo in qualche misura la parte da cui egli stesso proveniva. E' stato un buon padre della Patria, ha evitato di fare figli e figliastri, ha bacchettato chi meritava di essere bacchettato, ha elogiato chi doveva essere elogiato. Sempre misurato, sempre calibrato, mai oltre misura, Napolitano ha saputo sposare la sua fisicità elegante e sobria con una pratica istituzionale altrettanto elegante e sobria. Fisyque du role, dicono i francesi. Ha saputo tenere la barra dritta nei momenti più caldi e difficili attraversati dal nostro Paese negli ultimi anni, soffocando con maestria e abilità politica egoismi di bottega e imponendo la propria visione unitaria a partiti oltremodo litigiosi. Ora gli tocca realizzare l'ultimo capolavoro. Dovrà agire come "un faro nella nebbia" che ci circonda. Insomma, gli si chiede l'ennesimo miracolo italiano. E già, perchè soltanto con un miracolo si potrà riuscire a risolvere un rebus politico-istituzionale che è senza precedenti nella storia repubblicana. Dovesse riuscirgli, a quel punto dovremmo proclamarlo Santo Subito e sperare in una sua immediata rielezione anche per evitare di ritrovarci al suo posto una faccia da mortadella.

giovedì, marzo 07, 2013

Politica, paralisi totale

E' tutto maledettamente complicato. Piu' passano i giorni, piu' dubbi si addensano attorno al tentativo di dare al paese una maggioranza e un governo. Ieri la mossa di Bersani. Che non aggiunge nulla di piu' a quanto già si sapeva (si a Grillo, no a Berlusconi) se non il fatto che il partito all'unanimità ha per il momento sposato la sua tesi. Per il momento appunto, poichè all'interno del Pd sono in tanti a pensarla diversamente poichè trattasi di una tesi destinata con estrema evidenza ad infrangersi contro la dura realtà dei fatti: il Movimento 5 Stelle non ha infatti alcuna intenzione di votare la fiducia ad un governo guidato dal leader piddino. I suoi uomini lo ripetono tutti i giorni e in tutte le salse. Non hanno interesse a farsi ingabbiare. Il loro obiettivo è puntare dritti dritti a nuove elezioni cavalcando un'onda che giorno dopo giorno si fa sempre piu' grande. Nei sondaggi Grillo infatti continua a crescere e ieri ha addirittura scavalcato al primo posto nella classifica di gradimento degli italiani la stessa coalizione del centrosinistra. Si votasse entro giugno e stando a questi numeri, trionferebbe sia alla Camera che al Senato. Ed allora perchè accontentarsi dell'uovo oggi, quando domani l'ex comico potrebbe addirittura mettere le mani sull'intera gallina? Elementare Watson. Altro che giaguari. Solo Bersani sembra non capirlo, o comunque fa finta di non capirlo.  Il percorso politico-istituzionale delle prossime settimane sembra dunque già segnato. Il leader del Pd riceverà pure un mandato esplorativo da parte di Napolitano, ma dopo aver sbattuto contro il muro grillino, dovrà ridare la parola al Capo dello Stato e farsi  da parte. Che scenario si aprirà a quel punto? Napolitano proverà con un cosidetto governo del Presidente, che, sebbene camuffato da una locuzione di comodo, sarà nei fatti un nuovo governo tecnico. Chi ci starà, ci starà. Altrimenti nuove elezioni. Appunto, chi ci starà? Il Pdl sicuro. Il Pd non si sa. Bersani dice di no. A D'Alema invece un inciucio senza Berlusconi non sarebbe del tutto indigesto. Come lui la pensano in molti all'interno del partito: da Veltroni a Renzi, a tutta la schiera degli ex margheritini Letta e Gentiloni in testa. Si aprirà dunque una discussione interna al Pd e sarà a quel punto che Bersani si giocherà definitivamente la sua leadership. Gargamella insomma rischia di essere definitivamente smacchiato. E le probabilità che ciò accada realmente non sono poche. Ma se anche passasse la linea dei "rottamati" alla D'Alema,  Berlusconi a quel punto un passo indietro sarebbe disposto a farlo? Ed ancora:  quanto le vicende giudiziarie che lo coinvolgono e prossime alla conclusione, incideranno sulle sue scelte future ma anche su quelle degli altri? Una variabile, questa, non di poco conto che potrebbe aggiungere un altro po di imprevedibilità ad una situazione già di per sè del tutto imprevedibile. Insomma, un quadro contorto e complesso in cui al momento è praticamente impossibile intravedere una sicura via d'uscita. Un rebus complicatissimo che il Capo dello Stato sarà chiamato a risolvere. Siamo tutti nelle sue mani.

martedì, marzo 05, 2013

La profezia di Malachia

La profezia di Malachia. Che poi era un vescovo irlandese, vissuto all'inizio del secondo millennio e proclamato santo alla sua morte. Secondo Malachia il successore di Benedetto XVI sarà l'ultimo Papa della Sacra Romana Chiesa. Dopo di lui, morte e tribolazione. Roma sarà distrutta. Non spiega da chi e perchè, ma questo è ciò che prevede. E' il caso di credergli? Fate voi. Fatto sta che questo misterioso vescovo irlandese ha indicato nei sui scritti, indovinandone origini e provenienza, gli ultimi 111 papa eletti. Gli storici e gli studiosi che hanno analizzato queste scritture hannpo dato ampie conferme sulla validità previsionali delle stesse. Insomma, li avrebbe azzeccati tutti. Nessuno escluso. Cose da far tremare i polsi. E se fosse tutto vero? E se anche la parte finale di questa sua profezia si rivelasse azzeccata? Cosa dovremmo fare, preparci al peggio, anzi alla fine? E in che modo? Rintanandoci in chiesa a pregare da sera a mattina per guadagnarci un posto sicuro nell'Aldilà o godendoci questi ultimi scampoli di vita terrena all'insegna del libertinaggio piu' sfrenato?
L'abbiamo scampata con i Maya solo qualche mese addietro, ora, giusto per non farci ,mancare niente, ci tocca confrontarci con questo Malachia .Il cui  nome suona già di per se un pò sinistro, rievocando nella matrice una forte assonanza con il termine male. Se poi lo si anagramma, esce anche fuori una frase dialettale calabrese, "Chia Mala", che vuol dire "quella persona cattiva" Appunto. Vuoi vedere che l'unico reale ancorchè preoccupante effetto prodotto da Benedetto XVI con le sue dimissioni sia quello di aver anticipato l'inizio della fine? Un suo ripensamento in teoria potrebbe allungarci la vita. Ma non può piu' farlo. Ora è "recluso" a Castel Gandolfo in spontanea clausura, mentre i cardinali di tutto il mondo, in attesa del Conclave, stanno già confrontandosi dentro le mura leonine per decidere il suo successore. Che poi sarà quello che dovrebbe accompagnarci verso la fine dei nostri giorni. Pietro il Romano, è il nome che Malachia gli assegna nella sua sinistra profezia. Tra qualche giorno sapremo. Ma a sto punto, l'attesa monta ancora di più. Quando da quel balconcino si annuncerà solenne l'"Habemus Papam", le nostre orecchie saranno protese a carpirne soprattutto il nome. Se poi sarà romano e si chiamerà Pietro...brrrr...brividi. Meglio non pensarci ed aspettare. E nel frattempo, se è possibile, godersi la vita.

lunedì, marzo 04, 2013

Ricapitolando ad una settimana esatta dal voto.

Si farà, non si farà? Nascerà un nuovo governo o saremo costretti a tornare subito alle urne, già prima dell'estate? E con quali conseguenze per la tenuta economica del Paese? Gl'interrogativi al momento non trovano risposta. In giro, ad una settimana essata dal voto, c'è tanta confusione e nessuna delle ipotesi sin qui messe in campo sembra essere in grado di coagulare attorno a se una maggioranza di consensi. L'accordo di programma proposto da Bersani al Movimento Cinque Stelle, un giorno si e l'altro pure viene respinto dagli stessi grillini, sovente anche a male parole. E' più che probabile dunque che non se farà nulla e pertanto il tanto decantato modello siciliano verrà presto, molto presto accantonato. Nè pare al momento concretizzabile un'operazione scilipotesca ai danni del M5S tale da garantire quella transumanza di parlamentari necessaria a raggiungere numeri certi sopratutto al Senato per dar vita in tal modo ad una maggioranza tra piddini e transfughi grillini. Ipotesi da fantascienza. Lo stesso Grillo ha chiamato a raccolta i suoi in maniera categorica oltre che da duce in pectore: chi cambierà casacca, sarà preso a calci in culo. E' assai probabile quindi che il mercato delle vacche non abbia mai  luogo e pertanto il Pd a quel punto o guarderà altrove (al Pdl,  a chi altri sennò?) oppure dovrà orientarsi per un ritorno immediato alle urne. Terzium non datur. Nel merito il partito di Bersani è spaccato. C'è chi si dichiara cautamente aperturista  nel nome dell'interesse nazionale, chi invece si ostina a dichiararsi e mostrarsi refrattario a qualsiasi tipo di accordo con l'arcinemico Berlusconi. Meglio alle urne che piuttosto un nuovo patto suicida col Cavaliere. E' questo il refrain di moda tra i giovani turchi alla Fassina la cui ostinatezza e ascendenza sul capo sembrano nettamente prevalere rispetto a quanti invece un patto col diavolo Silvio sarebbero disposti a sottoscriverlo pur di salvare il Paese da un'inesorabile declino. Stando cosi le cose, la via del ritorno alle urne sembra essere pertanto l'unica strada ad oggi concretamente percorribile. Tuttavia non è affatto una prospettiva rassicurante, posto che la situazione finanziaria ed economica richiederebbe invece un governo forte, coeso e sostenuto da una maggioranza politica numericamente consistente. Ma le elezioni hanno prodotto questo casino ed è in mezzo a questo casino che Napolitano tra una settimana si appresterà a dare le carte. Costituzione alla mano, il mazziere è infatti lui.  Una cosa è certa: il Presidente della Repubblica non scioglierà le Camere. Non puo' piu' farlo essendo già entrati nel semestre cosiddetto bianco. Cercherà dunque una soluzione alternativa al voto. Quale, vedremo. A Napolitano non piacciono soluzioni facili o demagogiche. Non piacciono i governi cosiddetti di scopo, di minoranza o di transizione. Non a caso l'aperuta di Bersani a Grillo gli è andata di traverso e non ha fatto nulla per nasconderlo. Per questo è probabile che spenderà tutta la sua autorevolezza per spingere il suo partito di provenienza, appunto il Pd, verso l'unica soluzione realmente praticabile: aprire definitivamente ad un governo se non proprio di larghe intese comunque tecnico e sostenuto anche dal Pdl. E' vero il Pd non ne ha bisogno. Il Paese invece si. E questo Napolitano lo sa bene.
 

sabato, marzo 02, 2013

Matrimonio gay? No, grazie.

Ho un paio di amici gay. Amici veri, di quelli che li trovi sempre. Vuoi ridere, vuoi piangere, vuoi solo parlarci, loro ci sono. Sempre disponibili. Hanno una sensibilità che non è maschio nè femmina. E' altro, una terza via nell'esprimere piena umanità. Sono stati sempre cosi. Sin da bambini. Ho condiviso molto con loro. Gioie e dolori. Cose serie e cose effimere. Posso dire di conoscerli in profondità e vi prego non siate maliziosi. Uno di loro veniva al doposcuola da mia madre. Eravamo alle elementari. Finite le lezioni, noi maschietti scappavano di corsa a giocare per strada a pallone, mentre lui si rintanava in camera da mia sorella a vestire e truccare bambole. Omossessualità manifesta sin da piccolo sebbene la sessualità a quel tempo era poca cosa, solo sensazioni latenti. Un altro di questi miei amici era più sfacciato. Seduti in piazza fantasticavamo circa il nostro futuro. Sogni da bambini. "Io da grande voglio fare il calciatore". "Io  il giornalista". "Io il poliziotto". Lui invece serafico disse :"Io invece il ricchione". Detto tra noi, è l'unico che è riuscito in concreto a realizzare il proprio sogno. Credo che omosessuali si nasca. C'è chi ha gli occhi azzurri, chi neri. Chi nasce biondo, chi moro. Chi destro, chi mancino. Allo stesso modo, c'è chi nasce etero, chi invece gay. Fa parte della varietà della natura umana. Non ci si può far niente. Se Dio esiste, lo ha voluto Dio. Creature divine, dunque. Voglio loro un bene dell'anima. Sono stati miei complici nelle situazioni piu' diverse. Specie con le donne. Erano i miei infiltrati speciali. Altro che James Bond. Il migliore amico di una donna è proprio un gay.  Grazie a loro ho carpito segreti dell'altra metà del cielo che altrimenti mi sarebbero rimasti oscuri. Ne ho approfittato per i miei "sporchi fini". Ma loro non mi hanno mai chiesto il conto. Gliene sarò per sempre grato. Ma sono stato anche io loro complice. Ho accolto come persone "normali" i loro amici, i loro amanti, i loro findazati, infischiandomene sempre degli assurdi pregiudizi degli altri. Li ho visti anche baciarsi e francamente un pò schifo mi ha fatto. Epperò, ho accettato anche questo. Se uno è davvero amico di un altro, deve essere pronto a tutto, a qualsiasi sacrificio. Io lo sono stato. Non me ne pento. Sono contento di averli come amici e mi fa ribrezzo la dilagante omofobia che circola di questi tempi. Chi ama, ama indipendentemente dal sesso. La libertà di amare dovrebbe rientrare tra i diritti fondamentali dell'uomo. Per questo sa di giustizia sociale il riconoscere i cosiddetti diritti civili agli omosessuali. Se due stanno assieme da una vita, perchè non ricoscerne il diritto alla reversibilità della pensione o all'eredità? Perchè mai negare a loro quelli che per gli altri sono sacrosanti diritti? Ma detto questo tuttavia aggiungo: sono contrario al matrimonio tra gay, ancor di piu' sono contrario all'adozione di figli da parte di coppie omossessuali. Non la faccio lunga. Dico soltanto che in questo io sono molto tradizionalista. Ritengo che il matrimonio sia qualcosa che attenga alla sacralità naturale dell'unione tra un uomo e una donna, cosi come sono convinto che un figlio debba innanzitutto avere diritto, per crescere mentalmente sano, ad un papà e a una mamma.Questioni psicologiche, non altro. E non venite a dirmi che a causa di ciò anche io sarei un omofobo.

venerdì, marzo 01, 2013

Banali pensieri in libertà tra origano, melenzane, Napoli-Juve e il ritorno a casa di Santi Zappalà

Stamattina non ho idee e manco argomenti. Vorrei scrivere ma non so cosa. Adotto dunque il metodo delle associazioni libere, mi metto cioè davanti al pc e comincio a scaricare sulla tastiera tutti i pensieri che mi passano per la testa. Una sorta di autonalisi insomma, mutuata dalla tecnica della psicoanalisi, anche se è chiaro che non metterò mai e poi mai nero su bianco i pensieri più sconci o quelli di cui potrei vergognarmi. E ce ne ho tanti. Direte: ma devi scrivere per forza? Te lo ha per caso ordinato il medico? In un certo senso si. Un amico strizzacervelli mi disse un giorno: quando qualcosa ti preoccupa, quando hai desideri repressi, quando lo stress della vita quotidiana ti vince, cerca di canalizzare le energie che senti esploderti dentro verso qualcosa che sai fare ma che soprattutto ami fare. Vedrai che tutto ti passerà. Lo sto prendendo alla lettera. Fatelo anche voi. Funziona.
Dunque, vediamo. La prima cosa che mi passa per la testa è che stasera vedrò Napoli-Juve. Scontro al vertice. Prima e seconda in classifica. Sei punti di distanza. Bel match. Tutto da vedere. Ma mi fermo qui, non vado oltre poichè mi rendo conto che non potrei aggiungere nulla di piu' di quanto voi non sappiate già. Potrei annoiarvi. Siamo o no un popolo di commissari tecnici? Dico soltanto che essendo venerdì e che domani non si lavora sarà ancora piu' rilassante stare davanti alla tv e poi magari tirare tardi sollazzandosi tra interviste, commenti e sensazioni a caldo. L'unico dubbio che non ho ancora sciolto riguarda la bottiglia di vino che dovrò stappare prima del calcio di inizio. E già, è mia abitudine infatti farmi un bicchiere e mezzo di un ottimo rosso a cena prima di eventi calcistici di una certa importanza per poi sorseggiarmene lentamente un altro per i novanta minuti successivi. Un piacere nel piacere. Già deciso invece il menu: tavolozza con salumi e formaggi, bruschette rigorosamente con olio e sale, piu' melenzane sott'olio di Bagnara, le ultime fatte dal mio povero papà. Per quest'anno sono coperto. Ne ho una riserva abbondante. Per la prossima stagione, non essedoci piu' lui, dovrò provvedere. Questa estate quando scenderò al paese dovrò andare alla ricerca di melenzane sott'olio autoctone fatte da sapienti mani indigeni. Non sarà certo la stessa cosa. Papà è sempre papà. Ma sarà sempre meglio che comprarle al supermercato qui a Roma, quelle sembrano infatti di plastica e non sanno proprio di niente.
Ecco, ora mi vengono in mente i sapori e gli odori che ho perduto trasferendomi a Roma. Avete mai sentito per esempio l'odore dell'origano romano? Puzza di smog. Chiedetelo all'amico Barbarossa. Ne sa qualcosa. Quando invece apro il barattolo proveniente da Bagnara o da Psiticci (il paese di mia moglie) è puro ossigeno che salendo dalle narici raggiunge immediatamente il cervello spalancandoti sensazioni incredibili. Uno sballo, insomma, tanto è vero che spesso i miei mi beccano a sniffare in cucina. Sono un drogato di origano paesano. Una dose minima giornaliera non deve mai mancarmi.
A proposito di paese. L'altro ieri ho appreso una bella notizia e chiudo con questa. Santi Zappalà, l'ex sindaco di Bagnara arrestato anni addietro con l'accusa di voto di scambio, tornerà presto, prestissimo a casa. La Corte d'Appello gli ha infatti ridotto significativamente la condanna per cui a breve lascerà il carcere. Ad attenderlo ci saranno non solo i suoi familiari, ma anche tutti quegli amici e quei semplici concittadini che in questi anni, nonostante tutto e gli errori commessi, non lo hanno dimenticato e mai gli hanno fatto mancare il loro sostegno. Santino avrà pure sbagliato, ma è anche vero che a tutti sono sempre sembrate eccessive le pene inflittegli dalla giustizia con una carcerazione preventiva prolungata e una sentenza di primo grado che sapeva tanto di accanimento giudiziario. Manco fosse un boss e non uomo che come tanti altri aveva sbagliato. Il peggio comunque è già passato. Meglio così.

giovedì, febbraio 28, 2013

Il mio amato Papa

Sembrerebbe un giorno normale. Ma non lo è. Almeno per i cattolici. Oggi Benedetto XVI abdicherà dal trono papale lasciando il Vaticano. Alle 20 in punto un elicottero lo preleverà da Piazza San Pietro per condurlo a Castel Gandolfo. Qui si inabisserà definitivamente, scomparendo per sempre dalla scena pubblica per dedicarsi alla lettura e alla preghiera. Ma il suo fantasma continuerà ad aleggiare tra le mura petrine, peserà come un macigno sul suo successore, seguiterà a fare discutere. Un giorno memorabile è dunque questo, un giorno che sarà scritto nei libri di storia come tutto ciò che ne conseguirà nell'immediato. Tra qualche settimana avremo un nuovo Papa, ma a quel punto sarà come  ne avessimo due. Uno in attività, l'altro in pensione. Uno strano sdoppiamento per una figura che tutti noi abbiamo sempre vissuto invece come unica, indissolubile, inscindibile, sacra, beata. Ci abitueremo anche a questo, aggiorneremo i nostri pensieri e poichè da oggi in poi sono ammesse anche le dimissioni, non diremo piu' morto un Papa se ne fa un altro. Chissà chi sarà il successore, che volto avrà, che nome si attribuirà, da dove verrà, che lingua parlerà, cosa dirà subito dopo l'annuncio ieratico dell'Habemus Papam. Se sbaglierà, non v'è dubbio che lo "corrigeremo", come disse tanti anni fa il nostro amato Papa. E già, il nostro amato Papa. Benedetto XVI sarà stato pure all'altezza del proprio compito, sarà anche forse il migliore teologo vivente, sarà certamente più buono del pane, ma per me, credente ma non fervente, il Papa resta sempre quello, ha quella faccia candida con le gote rosse, quegli occhi azzurri, quell'accento polacco, quell'attaccarsi eroicamente alla croce quantunque senza piu' forze nel giorno della Via Crucis, è quel mantello sotto il quale nasconde giocandoci divertito un bambino, è quel libro che svolazza sulla bara il giorno dei funerali. Non so se dicendo queste cose rischio la blasfemia o se offendo la dignità sacrale della Chiesa. Ma questo è, e questo dico.

mercoledì, febbraio 27, 2013

Primum sopravvivere, dunque cambiare subito la legge elettorale.

Maroni ce l'ha fatta. Ha conquistato il Pirellone. Da ieri è il nuovo governatore della Lombardia, la regione piu' ricca e popolosa d'Italia. Ha battuto Ambrosoli, candidato un pò troppo sbiadito rispetto all'alto profilo politico istituzionale dell'ex, nonchè già apprezzatissimo ministro dell'Interno. I lombardi si sono dunque espressi per la continuità rispetto al passato nonostante  le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto sia l'ex governatore Formigoni che la stessa Lega nonchè tutti gli altri partiti della coalizione di centrodestra. Diversamente è andata invece nel Lazio dove gli scandali e la presenza di un competitor di spessore come Zingaretti hanno inciso in maniera determinante contribuendo a ribaltare in maniera radicale il quadro politico regionale ed assegnando al centrosinistra una vittoria netta. Sia il Lazio che la Lombardia  avranno comunque un governo e una maggioranza stabili. Merito di una legge elettorale effettivamente maggioritaria che favorisce la governabilità a differenza di quanto  accade a livello nazionale dove a causa del Porcellum la situazione è invece quella che è. Una situazione a dir poco paradossale che fa dire ad un triste, stanco e sconsolato Bersani di essere arrivato primo ma di non aver vinto le elezioni. Un ossimoro in termini e di fatto. E' più che evidente, ma ormai lo sanno pure le pietre, che al di là dei futuri scenari parlamentari, la prima cosa da fare è proprio questa: cambiare l'attuale legge elettorale. Si dovesse tornare a votare tra un mese, tra sei mesi o anche tra un anno con lo stesso sistema, si riprodurebbe un'identica situazione di ingovernabilità, tale e quale a quella odierna, con gravissime conseguenze a quel punto non solo finanziarie ed economiche ma anche e soprattutto per la stessa tenuta democratica del nostro Paese. Lo avranno finalmente capito lor signori? Saranno bastati gli enormi guasti già prodotti da una legge che ha nel suo stesso nome la sua essenza, la sua vera identità? La casta porrà un freno a questa deriva o continuerà imperterrita il suo cammino verso il disastro totale?
Intanto lo stallo continua. A Bersani è toccata la prima mossa. Niente larghe intese, porta sbattuta in faccia al Cavaliere e sfida di governo lanciata ai grillini. Ma tutto è ancora in alto mare, mentre l'Europa intera ma anche gli Stati Uniti seguono con molta apprensione l'evolversi del quadro politico italiano. Molto dipenderà dalle consultazioni e dalle scelte del Presidente della Repubblica. Ma è chiaro che qualsiasi formula alla fine verrà trovata questa sarà a breve se non addirittura a brevissima scadenza. Ipotizzare un ritorno al voto entro l'estate o al massimo subito dopo, non è affatto peregrino. E' più di una possibilità concreta.

martedì, febbraio 26, 2013

Grosse Koalition? Intanto Scilipoti ce l'ha fatta di nuovo.

Ci risiamo. Borse giù, spread alle stelle. Neanche il tempo di smaltire la sbornia elettorale, ed ecco riemergere con tutta la loro cruda realtà i problemi di sempre. Segno che le elezioni nulla hanno cambiato, anzi hanno aggravato il quadro di una situazione italiana già di per se instabile. Gl'indicatori finanziari internazionali ci stanno bocciando, mentre le cancellerie di mezzo mondo si dicono preoccupate.  Del resto non potrebbe essere diversamente considerato che dalle urne è uscito un quadro di instabilità politica e istituzionale che non ci proietta verso  orizzonti rassicuranti. L'effetto Grecia è dietro l'angolo, mentre si rischia un vuoto di potere micidiale. C'è da dare al Paese un nuovo governo ma nessuno sembra avere i numeri per farlo. C'è da eleggere un nuovo Capo dello Stato ma al momento è tutto in alto mare. Ci sarebbero indispensabili riforme da adottare ma l'assenza di una maggioranza impedisce di credere che ciò sarà fatto nei tempi richiesti. Come andrà a finire? Nuove elezioni? Improbabile. Nè il Pd nè il Pdl vorrebbero consegnare il Paese a Grillo posto che ritornare alle urne subito significherebbe spalancare un'autostrada al Movimento Cinque Stelle verso un'inesorabile quanto definitiva marcia su Roma. Che fare allora? Un governo di larghe intese, ciò che in Germania chiamano Grosse Koalition? E già, ma noi non siamo la Germania, noi siamo l'Italia. Quelli non hanno Berlusconi nè gli antiberlusconiani. Immaginarli di nuovo assieme in un governo a quel punto politico e non tecnico, sia pure di breve durata e con precisi obiettivi da raggiungere, è pura fantascienza. Qui da noi prevalgono sempre gli interessi di bottega a cui è difficile se non impossibile riuscire ad anteporre gl'interessi generali. Soluzione al momento impraticabile, a meno di eventuali ripensamenti capaci di togliere di mezzo quelle grevi pregidiuziali che oggi sono da ostacolo al "volemese tutti bene". Governo di centrosinistra allargato ai grillini? Altrettanta pura fantascienza. Grillo nel merito è stato infatti decisamente perentorio. "Niente inciuci e scapellotti a destra e manca". Tuttavia qualcosa va comunque fatta benchè a tutti appaia difficile immaginare proprio cosa debba essere fatto. Non si può lasciare il Paese in balia dell'ingovernabilità, nè tantomeno lasciarlo nelle mani di un ex comico qualora si decidesse di non fare appunto nulla preferendo il ritorno immediato alle urne. Situazione davvero difficile. Vedremo cosa la politica (ma ce n'è ancora una?) riuscirà a tirare fuori dal suo cilindro. Non c'è tempo da perdere. La palla passa adesso a Napolitano. Partiranno le consultazioni piu' strane ed anomale della storia repubblicana. Anche i grillini saranno ascoltati. Domanda: ma al Quirinale chi ci andrà di loro, lo stesso Grillo? Intanto una notizia: Scilipoti ce l'ha fatta. Rappresenterà, lui siciliano, la Calabria in Senato. Non so se ridere o piangere.

lunedì, febbraio 25, 2013

Lo straordinario e storico successo di Grillo.

Man mano che i risultati elettorali diventano sempre piu' definitivi, un dato emerge su tutti inconfutabile e inoppugnabile: la colossale vittoria di Beppe Grillo. Lo tzunami annunciato, dunque, c'è stato. Secondo partito in assoluto a soli pochi voti dal Pd. Piu' di cento parlamentari alla Camera, poco meno al Senato. Un nutrito drappello di gente comune, gente come noi, impiegati, disoccupati, giovani laureati e non. Gente comune che da domani potrà fregiarsi del titolo di onorevole. Una rivoluzione vera e propria. Incredibile. Inutile negarlo. Questo è. Poi domani sui giornali leggeremo le piu' strampalate interpretazioni sul voto. Interpretazioni che varieranno a secondo la linea editoriale delle singole testate. Ma un fatto è certo già adesso e niente e nessuno potrà smentirlo: il Movimento 5 Stelle e il suo indiscusso leader si sono meritati quantomeno una citazione nei futuri libri di storia. Il loro infatti è un successo storico, senza precedenti nè in Italia nè ovunque nel mondo. Altro che Uomo Qualunque. Qui si è andati ben oltre. E se si dovesse ritornare presto al voto, come sembra al momento probabile, andranno ancora piu' oltre di adesso. Vedrete.
Tutto innegabile. Cosi come è innegabile che Berlusconi, dato per morto, sia riuscito a resuscitare ancora una volta. Non avrà i poteri divinatori che lui stesso ama attribuirsi, ma a questo punto poco ci manca che li abbia davvero. Formidabile la sua rimonta. Una rimonta che ha consentito al Pdl e alla coalizione del centrodestra di centrare l'obiettivo che si erano prefissati: impedire a Bersani di vincere le elezioni.
Ed infine altrettanto innegabile è il fatto che il centrosinistra sia riuscito ancora una volta a perdere o, se volete, a non vincere nonostante ci fossero tutte le condizioni per una vittoria a dir poco trionfale. Avessero candidato lo straordinario Renzi anzichè il piu' che normale Bersani, oggi staremmo qui a raccontare tutta un'altra storia. Ed invece è andata come è andata, si sono gonfiati come rospi con le primarie, per due mesi si sono come al solito parlati addosso e alla fine si sono ritrovati con le pive nel  sacco. A sinistra sembra ormai un destino inesorabile. In vista delle prossime elezioni credo saranno in molti da quelli parti che andranno in pellegrinaggio salvifico a Firenze. Ma questa è un'altra storia, tutta ancora da scrivere.