giovedì, febbraio 07, 2013

Elezioni, mi astengo

Per chi votare? Dubbio amletico. Che non riguarda pochi, ma tanti, appena un paio di milioni di italiani.
Se non sbaglio, quello degli indecisi se non è il primo partito poco ci manca che lo sia. Sono dunque in buona compagnia. Segno che le mie difficoltà nel decidere non sono solo soggettive ma hanno un fondamento oggettivo comune a moltissimi altri elettori. Come dire, mal comune mezzo gaudio. Anche se nella fattispecie non vi è motivo alcuno per essere gaudenti sia pure a metà. Semmai il contrario. Ma tant’è.
Perché sono indeciso? E’ presto detto. Parto da lontano. Da quel famoso anno di grazia che fu il 1994. Scomparsa la Democrazia Cristiana, all’epoca feci una netta scelta di campo. Innanzitutto ideologica. Mai e poi mai a sinistra. Fu cosi che mi buttai sul versante opposto, attratto da quell’affascinante ed entusiasmante novità che portava il nome e il cognome di Silvio Berlusconi. Una ventata liberale e liberista, rivoluzionaria sotto molto punti di vista, riformatrice, innovativa. Ne condivisi subito le idee, i programmi, la visione.
L’uomo mi ispirava fiducia. Un uomo di successo. Un imprenditore dalle mani fatate: tutto ciò che aveva toccato fino a quel momento era riuscito a trasformarlo in oro. L’edilizia, le televisioni, l’editoria, il calcio e ora pure la politica. Dal nulla e in pochi mesi riusci a costruire un movimento capace di ottenere la fiducia della maggioranza degli italiani. E infatti vinse le elezioni. Da allora l’ho sempre seguito, l’ho sempre votato, tra alti e bassi, in realtà e col senno di poi, piu’ bassi che alti. L’ho difeso strenuamente. Sono stato sempre convinto e lo sono tutt’ora che sia stato e sia un perseguitato dalla giustizia.
Non sto qui a ricordare vent’anni di berlusconismo, ma dopo vent’anni è giusto chiedersi se vale ancora la pena votarlo. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Di sogni infranti anche. Di quella rivoluzione politico-istituzionale promessa, sono rimaste solo macerie. Vent’anni non sono serviti a rivoltare l’Italia come un calzino, cosi come c’era stato promesso. Per carità. Il Cav ha molte ragioni. L’Italia è una democrazia non decidente. Il governo non ha poteri, men che meno il Presidente del Consiglio. L’attuale architettura costituzionale impedisce scelte veloci, coraggiose, innovative, riformatrici. Con questo assetto istituzionale neanche Mandrake riuscirebbe nel miracolo di cambiare un paese ingessato come il nostro tra caste, corporazioni e molteplici interessi di parte. Giusto. Ma perché votarti di nuovo? Perché ridarti fiducia per la quarta volta consecutiva? Posso mai affidare le sorti del mio paese ad un anziano di 76 anni che tra l’altro nel tempo ne ha combinate cosi tante che a volte anche io, suo fedelissimo ed integerrimo sostenitore, ho provato, sia pure nascostamente, vergogna? Che cosa dovrei aspettarmi, forse qualcosa di piu’ di quanto fatto appunto negli ultimi vent’anni? E questo qualcosa di piu’ basterà a rivoltare l’Italia? Non credo. Per questo, sia pure con grande imbarazzo interiore, non lo rivoterò.
Berlusconi avrebbe dovuto guadagnarsi una gloriosa uscita di scena. Era naturale che decidesse di mettersi finalmente da parte. Il suo tempo era ed è finito. Ogni cosa ha un inizio ma anche una fine. Avrebbe dovuto accompagnare il suo partito nella fase della piena maturità. Avrebbe dovuto favorire una grande coalizione tra tutte le forze moderate del centrodestra e battere cosi, ancora una volta, la sinistra. Aveva un uomo su cui puntare. Un algido signore, un tecnocrate che aveva salvato l’Italia dal baratro e che gli era stato consigliato anche da tutti gli alleati politici europei: Mario Monti. Un centrodestra cosi l’avrei votato. Altro che indecisione. Ed invece le cose sono andate come tutti sappiamo ed oggi io sono indeciso ma soprattutto deluso.
 
Non voterò Monti. Non mi piace lo spazio di nicchia politica in cui si è ficcato. Non mi piace questo parlarsi con Bersani, questo tendere cioè a sinistra. Vendola ha ragione: come potranno mai conciliarsi le istanze socialdemocratiche della sinistra con quelle liberali di Scelta Civica? Che tipo di accordo o di governo potrà mai nascere tra forze che su economia, socialità, diritti, pensioni, politica internazionale, Europa, sono distanti mille anni luce, attestati cioè su poli diametralmente opposti? Mistero.
Grillo? Per carità di patria. Un buffone al governo. Solo in Italia poteva accadere tutto questo. Fratelli d’Italia? Uno spot, malriuscito, di campagna elettorale. La Destra di Storace? Non mi appartiene culturalmente. La Lega? Fossi nato a Conegliano Veneto forse l’avrei votata.

Che mi resta, dunque?
L’astensione appunto. Buon voto a tutti.

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