lunedì, luglio 29, 2019

Le voglie di un emigrato di ritorno

Siete già partiti? A dare retta a Facebook sembrerebbe ancora in pochi, anche se per molti oggi è iniziata l'ultima faticosa settimana lavorativa prima delle agognate ferie e delle tanto sospirate vacanze. E saranno giorni più lunghi del solito con le ore che sembrano trascorrere più lentamente del solito come se il tempo si prendesse gioco di noi e della nostra  ansia da partenza. Ma fidatevi, passeranno comunque, eccome se passeranno, anche a dispetto dei dispetti di Chronos. Occorre solo pazientare un po'. Capisco, siete stracarichi, specie se vivete in città grandi. Non se ne puo  più di traffico e pendolarismo, di metro e autobus, di file ovunque e comunque. C'è tanta voglia di staccare la spina, di rompere la routine quotidiana, di salutare  colleghi e capi ufficio, di dedicarsi al dolce far niente. Basta con la sveglia. C'è voglia di dormire finché se ne ha voglia senza lo stress dell'essere puntuali, di rigirarsi dall'altro lato appena aperti gli occhi senza la paura di fare tardi. C'è tanta voglia di mare, di bagni, di tuffi al tramonto, di letture sotto l'ombrellone, di granite con la panna a colazione, di cene prelibate, di infinite passeggiate serali, di chiacchiere su chiacchiere (hai voglia a chiacchiere), c'è voglia di riabbracciare gli amici di sempre rimasti laddove li hai lasciati. E lì li troverai, invecchiati di un anno ma sempre uguali a loro stessi. C'è voglia di respirare gli odori, i profumi della propria terra, di stare nei luoghi della memoria, nel posto in cui si è nati e cresciuti. C'è tanta voglia di sentirsi  emigrati di ritorno. Ed è bello così, profondamente terroni

giovedì, luglio 25, 2019

Il gelato della discordia

Non ce la posso fare. Anzi, non ce la faccio. Ci mancava pure la polemica sul gelato. Ce l'hanno servita in cono e in coppetta, ma anche in formato confezionato a lunga conservazione, quello del Tartufo di Pizzo, oggetto di una querelle che da ieri sera impazza sui social grazie anche alla sponda "istituzionale" offerta dal commissario dell'associazione dei commercianti bagnaresi, Mimmo Soldano. Il quale sceso in difesa dei gelatai bagnaresi (ho un dubbio, a loro insaputa?), ha attaccato l'Amministrazione Comunale rea a suo dire di aver ospitato sul territorio comunale due iniziative promozionali di alcuni produttori appunto del Tartufo di Pizzo. L'accusa, in sintesi, è questa: date spazio ai "forestieri" e non agli "indigeni". Come dire, Prima Bagnara. Prima i nostri gelati. Poi, semmai, quelli degli altri.
In linea teorica potrei trovarmi d'accordo. La mia ultra bagnaresità infatti è nota e spaventerebbe anche il temerario Capitano Salvini. Tuttavia, emulando Di Pietro, mi viene da dire: scusate, ma che ci azzecca?
E si, che ci azzecca? Ed allora, facciamo un pò di chiarezza.
Il Tartufo di Pizzo è un'eccellenza calabrese, ormai conosciuta in tutta Italia, un brand che da diversi anni sta conquistando sempre piu' spazi di mercato, sebbene di nicchia, alimentando quella che ormai è diventata una vera e propria industria impiantata su una vecchia tradizione artigianale locale. I tartufari di Pizzo si sono evoluti nel tempo, non sono rimasti a pettinare bambole, sono cresciuti,si sono associati, hanno investito e oggi il loro prodotto è acquistabile non  solo stando seduti ai tavolini dei bar della graziosa piazzetta centrale del ridente centro turistico vibonese, ma un po' dappertutto in Italia. Io per esempio me lo sono ritrovato anche sotto casa qui a Roma, in una pizzeria gestita da un calabrese e non vi nascondo che in queste caldissime e torride serate estive è il dessert di mio gradimento. Impazzisco per quello al pistacchio, ma credetemi ce n'è per tutti e di tutti i gusti. Ottimo, decisamente migliore di molti altri gelati confezionati a media e lunga conservazione. Anzi, non c'è proprio paragone. Una eccellenza di cui andare fieri se si è calabresi. Un po' come l'amaro del Capo con cui solitamente ne accompagno la degustazione e del quale spero raggiunga il medesimo successo di visibilità e quindi di vendite. Prima la Calabria, poi Sammontana.
Ma il Tartufo di Pizzo non è e non può essere un concorrente del gelato bagnarese, quello acquistabile solo nei bar di Bagnara, fresco di giornata, che se non lo lecchi subito finisce per sciogliersi dopo pochi secondi. Sono due cose diverse, due prodotti distinti che hanno mercati di riferimento differenti.
Per questo non capisco la polemica innescata anche dall'associazione dei commercianti. Avrei potuto capirla e anzi sarei sceso in piazza con tutta la veemenza di cui la mia penna è capace, se l'Amministrazione Comunale avesse accolto la richiesta promozionale dei produttori del Torrone Sperlari o del Pane di Grano di Altamura, o dei pescatori di pesce spada  di Milazzo. Ma questa, francamente, mi sembra una polemica spicciola, senza alcuna logica né senso commerciale. Una polemica tanto per fare polemica in un contesto sociale dove ormai, scusatemi, andare contro l'Amministrazione Comunale "fa figo". E molti lo fanno. Per carità, in alcune circostanze a ragione. Ma in questo caso, decisamente a torto.
Diamo un senso al tutto, dunque. Chiamiamo le cose con il loro nome. Non facciamo chiacchiere a vanvera o, come si dice dalle nostre parti, "sputazza inutile" e per alcuni solo strumentale. Queste due serate dedicate all'eccellente Tartufo di Pizzo vanno inquadrate nel giusto ancorché naturale contesto: quello di un'Amministrazione Comunale che per il terzo anno consecutivo, stante la cronica carenza di fondi, si è dovuta scervellare per mettere su a costo zero un cartellone di eventi estivi in grado di richiamare a Bagnara un numero maggiore di visitatori, specie i cosiddetti turisti della porta accanto, quelli di cui il paese ha necessariamente bisogno per sopravvivere. E il Tartufo di Pizzo può essere un ottimo richiamo in tal senso. E coloro i quali con questa scusa verranno a trovarci, magari prima passeranno al ristorante e in pizzeria. E il paese comunque qualcosa ci avrà guadagnato. O no?

Amici cari, detto questo, chiudo. E oggi se proprio volete aiutare l'economia bagnarese andate in uno dei tanti bar del paese e prendetevi un ottimo gelato. Io non posso farlo, né tantomeno posso chiamare il mio amico Nino De Forte o mio cugino Peppe Bagnato per farmi spedire via email o whatsapp un cono al caffè, una coppetta al cioccolato o una granita alla fragola. E so io quanta voglia ne ho Per cui, anche stasera mi toccherà degustare  un ottimo Tartufo di Pizzo.
  

martedì, luglio 23, 2019

Scrivere del nulla tanto per scrivere

Pensieri brevi estemporanei, in libertà, tanto per riempire di contenuti il tragitto in metro di ritorno a casa.
Direte: scusa ma non puoi tenerteli per te? Che bisogno hai di rendercene partecipi?
Risposta: non ve lo ha certo ordinato il medico di cliccare sopra questo link, all'interno del quale statene certi troverete  nulla di interessante. Solo parole messe a caso, una dietro l'altra.
Ognuno ha le sue fisse.  Mi dispiace per voi, io ho quella di scrivere. Non ne posso a fare meno pur sapendo invece che spesso dovrei. Ma è piu' forte di me. So solo una cosa: scrivere mi procura piacere. E poiché è davvero un piacere sentire piacere, continuo a farlo, anche quando in realtà avrei poco o nulla da scrivere.
A volte, come in questo caso, parto senza un obiettivo preciso. Non ho una trama precostituita, un canovaccio già in testa, un registro pensato prima, un messaggio da veicolare. No, scrivo e basta o quantomeno comincio a farlo, tanto, ne sono sicuro, qualcosa salterà sempre fuori.
Non soffro la sindrome della pagina bianca. Anzi quella piu' bianca è, più mi stimola a scrivere. Le parole vengono da sole, i pensieri si formano scrivendo, lo stile nasce spontaneo, difficilmente perdo il ritmo. Scrivo velocemente e questo mi aiuta, sebbene spesso a discapito della riflessione.
Lo so: riempio il vuoto con altro vuoto, il nulla con il nulla. Ma lo riempio.
L'estemporaneità è una forma di arte ed io in questo momento mi sento un artista. Come un pittore disegno schizzi di parole che poi troveranno una loro composizione spontanea, un'organicità che verrà da se. Per carità: so già che non sto "disegnando" un'opera d'arte, anzi sono cosciente che di cazzate in queste quattro righe ne ho già scritte abbastanza, cosi come sono certo che lungo questo breve tratto di strada mi son già perso diversi lettori. Ma chi se ne frega. E' solo un esercizio di stile, uno sfogo, una nevrosi, un'ossessione, chiamatela come vi pare. Ma questo è.
Potrei andare ancora avanti. Ma la prossima è la mia fermata. Accontentavi per il momento. Magari in un'altra occasione proverò a scrivere qualcosa di piu' interessante. (Sic!)
  

sabato, giugno 15, 2019

Fermate quest'onda populista

Presi dalla disperazione e dallo sconforto per un servizio inesistente. Stanchi di pagare tributi salati per poi ritrovarsi la spazzatura a marcire davanti casa, alcuni cittadini di Bagnara tra cui un paio di cosiddetti opinion maker, stanno lanciando in queste ore via social la proposta di non pagare il tributo sui rifiuti urbani come forma di protesta per un servizio inefficiente. Una proposta che trova anche fondamento giuridico in una norma secondo cui se la raccolta non è resa come invece dovrebbe essere, il cittadino ha la possibilità, aderendo le vie legali, di pagare solo il  20% del dovuto.

La proposta è oltremodo accattivante, è probabile che faccia numerosi proseliti, la gente infatti è sempre pronta a non pagare o pagare di meno specie se ritiene di essere vittima di un'ingiustizia palese, come in effetti in questo caso lo è.

Per essere chiari: il servizio di raccolta rifiuti a Bagnara per come è stato pensato, contrattualizzato e per come attualmente è gestito funziona male, malissimo. I cittadini ne hanno ben donde a protestare. Ma se permettete non è questa la forma migliore e più' efficace di protesta. Il motivo è semplicissimo: il potenziale mancato gettito tributario darebbe il definitivo colpo di grazia al Comune, sarebbe il default definitivo, un nuovo tombale dissesto. Con il risultato che il problema della raccolta dei rifiuti non solo non si risolverebbe, ma addirittura si aggraverebbe e non di poco. Insomma, vi condannereste da soli a nuovi e ulteriori ancorché più' pesanti disservizi. 

Per utilizzare una metafora un po' forte, sareste come quel marito che per dispetto della moglie si taglia gli attributi.

Cui prodest? A nessuno credo. Per questo mi faccio davvero piccolo quando leggo che a propugnare questa iniziativa siano anche un paio di cosiddetti opinion maker, gente che, come il sottoscritto, utilizza i social e la rete per fare appunto opinioni. Soggetti a cui dovrebbero essere chiare le conseguenze di una protesta di tale portata, persone che conoscono, o quantomeno dovrebbero conoscere certi meccanismi e automatismi finanziari locali. Individui insomma che dovrebbero avere un certo senso di responsabilità pubblica.

Ma state impazzendo? Perché cavalcare questa onda populista nonché disfattista? Non mi sembra infatti una proposta ragionevole tesa a superare le enormi difficoltà attuali, insomma una iniziativa costruttiva, ma solo un modo fanciullesco, di pancia, irragionevole di distruggere quel poco che ancora esiste.

Mi auguro che le forze politiche di minoranza rappresentate in Consiglio Comunale non avallino, sostengano e cavalchino questa ondata populista. Sarebbe davvero la fine.

Molto meglio utilizzare una forma di protesta diversa, magari più' plateale, come quella per esempio di depositare tutti assieme in un solo giorno, nello stesso momento, i mastelli stracarichi di rifiuti in piazza davanti al Comune. Questo si e in fondo trovereste pure la mia solidarietà  a distanza per quello che può valere. In fondo qualcosa va fatto per migliorare un servizio scadente che tuttavia, non scordatelo, sconta non solo incapacità gestionali locali, burocratiche, politiche e aziendali, ma anche problemi sovracomunali come quello relativo alle discariche che in Regione è una vera e propria piaga che coinvolge anche quei pochi comuni virtuosi nella raccolta dei rifiuti e della differenziata.

Ragionate. Fermate quest'onda populista.

mercoledì, gennaio 16, 2019

Gioco d'azzardo a Bagnara, ecco le cifre: da capogiro

Sono dati ufficiali, elaborati dai Monopoli dello Stato e diffusi dal gruppo Gedi (gruppo Repubblica tanto per intenderci) attraverso una applicazione semplicissima alla portata di tutti (http://lab.gedidigital.it/gedi-visual/2018/italia-delle-slot-2/analisi-nazionale/).
Dati dunque pubblici, acquisibili da chiunque. E pertanto, poiché mi ci sono imbattuto casualmente, il mio interesse non poteva non andare su Bagnara.
Premessa dovuta: il gioco d'azzardo è diffuso su tutto il territorio nazionale in cui ogni anno per giochi, lotterie e slot machine si spendono circa 150 miliardi di euro. Il fenomeno è molto piu' diffuso laddove vi è maggiore concentrazione di ricchezza, ovvero al Nord, anche se la distanza con il Sud non è poi cosi marcata come per i dati economici e lo sviluppo. Si gioca molto, anzi troppo anche nel Meridione e Bagnara non ne è certo immune.
Nella classifica nazionale il nostro bel paese si colloca infatti al 1269° posto su oltre 7954 comuni (se il confronto viene invece fatto con i 7100 comuni sotto i 50.000 abitanti, scaliamo posizioni passando al 1173° posto).  Tanto per fare un confronto, nella vicina Palmi che è piu' grande e senza dubbio piu' ricca si gioca un po' di meno. La cittadina di Leonida Repaci in questa classifica si colloca infatti al 1852° posto, mentre Scilla,  tanto per restare nell'ambito dei nostri confini territoriali, al 5.072° gradino.
Ma veniamo ai numeri che so già vi stanno ingolosendo.
A Bagnara nel 2017, nel gioco d'azzardo gestito dallo Stato, quindi quello legale, si è speso, sentite, sentite, ben 12.500.000 euro. Si, avete letto bene. Non ho sbagliato cifre: dodicimilioni e mezzo di euro, con una spesa procapite di 1236 euro su una popolazione di poco piu' di 10.000 abitanti e un reddito medio pro capite di 14.402 euro. Pensate, a Palmi la spesa pro capite è inferiore, 1007 euro su una popolazione decisamente piu' ampia (quasi 20.000 abitanti e un reddito medio di 15.301 euro). Di contro, c'è il valore delle vincite complessive effettuate sempre nel 2017: 9.310.000 euro. Mica pochi. Anche se il sospetto che siano stati restituiti con nuove giocate è quasi certo al 100%.
Chi pensa che la voce piu' alta di questa incredibile spesa sia quella delle scommesse sportive, ovvero quella delle schedine che un po' tutti ci giochiamo, si sbaglia di grosso. Da padrona indiscussa la fa infatti la slot machine: nelle 77 "macchinette" presenti sul territorio comunale nel 2017 sono state inserite banconote e monete per un valore pari a 6.840.000 euro che ne fanno le piu' potenti "succhia soldi" del paese. Segue a ruota, pensate un po', il Lotto con 2.860.000 euro, mentre appunto le scommesse sportive si attestano "solo" a 1.350.000 euro. Quarto posto per le cosiddette lotterie istantanee (Gratta e Vinci) con 1.090.000 euro. Molto, ma molto distanziato il Superenalotto (237.000 euro), mentre all'Ippica ci si giocano solo gli spiccioli (22.000 euro). Chiude la classifica il vecchio caro Totocalcio, oggi con l'aggiunta del Totogol per un "misero" totale di 6470 euro. Fuori classifica il Bingo: zero euro.
Di conto in conto. L'applicazione Gedi li fa anche allo Stato e ai gestori di questi giochi di azzardo. Bene, nel 2017 grazie alle giocate "bagnarote" lo Stato si è portato a casa ben 1.730.000 euro, mentre ai gestori sono andati in tasca 1.470.000 euro (ovviamente da dividere con i concessionari nazionali per conto dei quali operano).