martedì, settembre 30, 2008

Un clima pericoloso da anni di piombo



Possono accampare qualsiasi scusa per giustificare l'ingiustificabile. Ma il messaggio che chiunque coglierebbe guardando quella vignetta è fin troppo chiaro, evidente ed immediato: Brunetta, il Ministro Brunetta, meriterebbe di essere ucciso per quello che sta facendo. Un'istigazione a delinquere, un vero e proprio invito all'omicidio lanciato dalle pagine dell'inserto satirico, non di un giornaletto eversivo qualsiasi, ma nientepopòdimenoche dell'Unità.

Grave, gravissimo, inaudito, inaccettabile per un paese civile e democratico come il nostro. Un orrendo salto nel passato che riporta a galla un clima di odio politico che si credeva fosse morto e sepolto con gli anni di piombo quando certe infamanti, ancorché irresposansibili campagne a mezzo stampa portarono a conseguenze terribili come l'eliminazione fisica di non pochi servitori dello Stato.

Rifletteteci un attimo. La vignetta pubblicata sull'Unità, che continua ad essere l'organo di informazione degli ex Ds, segue di appena un giorno la sparata di Walter Veltroni secondo cui l'Italia di Berlusconi è come la Russia di Putin. Ora non so se il tutto risponda ad un'unica cabina di regia. Fatto sta che si registra una preoccupante escalation di interventi destabilizzanti e denigratori finalizzati a cospargere veleno sul Governo e sui suoi uomini. Veleno micidiale, che inevitabilmente è destinato ad irrorare gli instabili neuroni di qualche mente malata.
Cosa ci dobbiamo aspettare adesso? Quale altra mossa registreremo in questo assurdo gioco da cattivi maestri?

A sinistra nessuno ha osato richiamare nessuno alla ragione. Nessun intellettuale al momento è ancora uscito allo scoperto. Tutti zitti e muti. Soltanto Vauro ha detto la sua ma solo per paragonare l'infelice vignetta dell'Unità agli inneggiamenti di Bossi ai fucili.

Ma ci faccia il piacere....
Ora immaginate cosa sarebbe successo se nel bel mezzo della tormentata vicenda dell'Alitalia, Libero e Il Giornale se ne fossero usciti con una vignetta ritraente un assistente di volo puntare una pistola sulla tempia di Epifani. Apriti cielo. Valter Weltroni avrebbe richiesto l'intervento dei marines per liberare l'Italia dal regime neofascista di Berlusconi e soci. Feltri e Giordano sarebbero stati impiccati a piazzale Loreto direttamente dai loro colleghi direttori di Repubblica e Manifesto, mentre nelle piazze italiane lavoratori, pensionati, girotondini e no global vari avrebbero dato luogo a falò giganteschi con le copie di entrambi i quotidiani.
Chiudo augurando lunga vita al Ministro Brunetta, che è bene ricordare dal lontano 1983 vive sotto scorta per le minacce delle Br.

lunedì, settembre 29, 2008

Il ritorno al passato di Vuolter


Diceva di sognare un'Italia nuova, diversa, un'Italia meno litigiosa, dove il leader della parte politica a lui avversa non fosse un nemico da abbattere ma più democraticamente un avversario con cui confrontarsi. Sognava così di conquistare il cuore degli italiani più moderati e per dare maggiore credibilità al suo sogno decise di rompere drasticamente con la sinistra ultraradicale, no-global, giustizialista, pacifista a parole ma guerrafondaia nei fatti.

Il sogno di Walter è durato più o meno cinque mesi. Ad infrangerlo ci ha pensato lui stesso con la sparata dell'altro ieri secondo cui l'Italia di Berlusconi è come la Russia di Putin.

Saranno i sondaggi che danno il Pdl in fortissima ascesa e il Pd in nettissimo calo. Sarà forse che ormai anche il suo stesso partito mal lo sopporta. Fatto sta che come un abilissimo skipper, Vuolter ha invertito la rotta di 360 gradi, per ritornare a cavalcare con la sua malconcia imbarcazione l'onda del più becero antiberlusconismo. Una brusca virata per un misero ritorno al passato nella speranza di riconquistare una centralità già persa.

Ora una scelta motivazionale, comunque, s'impone: o Vuolter s'era sbagliato prima credendo nella realizzabilità di un sogno irrealizzabile, oppure non ci ha mai creduto e al momento opportuno si è tolto la maschera facendo finalmente vedere il suo volto vero.

Delle due l'una: o incapace politicamente ( e quindi prima o poi il suo partito gli presenterà il conto) o spregiudicatamente bugiardo (e quindi nessun cittadino italiano potrà più dargli credito). Scelga lui.

Potrà piacere o dispiacere. Dipende dai punti di vista. Ma credo che così facendo Vuolter si sia definitivamente scavato la fossa da solo. Amen

giovedì, settembre 25, 2008

La crisi finanziaria americana e il marketing politico di Sarkozy


Il Gigante scricchiola? E' questo l'interrogativo che tutti noi, uomini comuni, ci poniamo osservando le difficoltà finanziarie che stanno scuotendo le stesse fondamenta del sistema capitalistico americano. Un vero e proprio terremoto che ha costretto la Casa Bianca ad investire la stratosferica cifra di 700 miliardi di dollari nel tenativo di salvare il salvabile. Il sistema reggerà? Ovvero, basterà questa salutare iniezione di denaro pubblico per evitare che l'economia statunitense collassi definitivamente?

In attesa delle risposte che solo il tempo potrà darci, una cosa comunque è certa: è vero che non siamo alla fine di un'epoca nel senso che lo strapotere e l'egemonia degli americani, nonostante i catastrofismi oggi molto di moda, continueranno ancora per molti anni a dispiegarsi in tutto lo scibile umano (dalla economia alla scienza, dallo sport al cinema, etc..), ma è altrettanto vero che a causa dell'attuale crisi il brand Usa ha subito un leggero ma significativo declassamento. Nell'immaginario collettivo la superiorità a stelle e strisce, infatti, non rasenta più l'infallibilità, ma viene ormai percepita in una dimensione sicuramente più umana e quindi in quanto tale potenzialmente soggetta ad una naturale decadenza.

Il ragionamento che commerciale non è, può e deve comunque essere posto, soprattutto da noi europei, anche in termini di marketing. Voglio dire che alle attuali difficoltà americane è normale che l'Europa debba rispondere con un nuovo posizionamento sullo schiacchiere mondiale facendo leva sui propri punti di forza. E' quello, in sostanza, che sta tentando di fare Sarkozy chiedendo alla comunità internazionale in generale e agli Stati Uniti in particolare, la modifica di alcuni comportamenti che rischiano di minare la sicurezza economica non solo oltreoceano ma anche in Europa. La proposta di ricercare regole comuni nella gestione e soprattutto nel controllo degli affari finanziari, viaggia proprio lungo questa direzione poiché sottintende che il modello normativo del Vecchio Continente è sicuramente vincente nel confronto con quello americano. Insomma, il presidente francese sta dando una lezione all'America, di conseguenza sta riposizionando in meglio il brand europeo.

Ma particolare non indiferrente e che alla fine risulterà determinante nel convincere il gigante statunitense a seguire la via europea degli affari, è che lo spirito con cui Sarkozy sta accompagnando questa sua proposta non è tipicamente francese ovvero di presuntuosa superiorità rispetto al proprio interlocutore, bensì di amicizia nei confronti di una nazione e di un popolo da sempre nostri amici e a cui proprio noi europei molto dobbiamo. Un popolo e una nazione che in situazioni di crisi possono trovare appunto nell'amica Europa le risposte giuste alle loro difficoltà. Il tutto nel nome e in difesa di una comune, ancorché condivisa visione del mondo oggi più che mai minacciata dall'insorgere di nuove potenti derive antidemocratiche (Cina e Russia) e di minaccie totalitarie (terrorismo islamico).
Insomma, Sarkozy rilancia il sogno americano ma con un marchio tutto europeo. In termini di marketing, un'operazione strategicamente perfetta.

martedì, settembre 23, 2008

E se alla fine la spuntasse Airone?


Ho un'idea di come la vicenda Alitalia possa andare a finire. Lo scenario da me immaginato è il seguente: tra una settimana, al massimo dieci giorni, il commissario Fantozzi dichiarerà il fallimento, di conseguenza metterà in vendita i pezzi della compagnia e tra gli acquirenti spunterà anche il nome di Airone, che nel frattempo avrà trovato nell'ex Cda della Cai le risorse necessarie per affrontare adeguatamente questa operazione.

Pensateci, tuttosommato andrebbe bene anche cosi, poiché la cordata Colaninno sbattuta fuori dalla porta, rientrerebbe tranquillamente dalla finestra. Di conseguenza sui cieli di casa nostra continuerebbe a svettare il tricolore con una compagnia finalmente gestita con criteri manageriali e non politici. Con buona pace di sindacati, piloti e assistenti di volo che a quel punto sarebbero costretti a scegliere tra il mangiarsi sta minestra o buttarsi dalla finestra.

E se fosse questo il tanto chiacchierato piano b di Berlusconi? (Post pubblicato nella rubrica "Al direttore" del quotidiano Il Foglio, edizione del 24/09/2008)

venerdì, settembre 19, 2008

L'Alitalia e quel famoso marito che...


Ora sono contenti. La nuova Alitalia non decolla. Berlusconi è stato battuto. Applausi scroscianti a cielo aperto. Bene, bravi, bis.

Non voglio entrare nel merito di una vicenda, che oltre ad essere principalmente politica, è anche tecnica per i suoi risvolti contrattuali. Ma una considerazione mi viene spontanea farla: vedendo quello strombazzare di trombe come se si fosse allo stadio, quell'esultanza convinta e grintosa dei dipendenti Alitalia alla notizia del ritiro della proposta Cai, mi è venuta in mente la scenetta di quel marito che per fare il dispetto alla moglie si taglia i c...oni.

Ma tant'è. Contenti loro, contenti tutti. Sta bene loro la castrazione? Ok, lasciateli che si castrino. Se fallimento deve essere, fallimento sia. Con buona pace di quei 20.000 dipendenti che perderanno il posto di lavoro.

Non ne possiamo più di vedere lo Stato sostenere con i nostri quattrini un'azienda colabrodo incapace di autoriformarsi e refrattaria a qualsiasi soluzione di rilancio. Il Governo Prodi ci aveva provato con Air France e i sindacati l'hanno fatta scappare. Berlusconi ci ha provato con la cordata di imprenditori italiani e...idem con patatine. Stesso menu, stessi commensali, stesso disastroso risultato.

La Cgil ancora una volta seglie la strada dell'intransingenza totale. Gli altri sindacati confederali (Cisl, Uil e Ugl) l'accusano di irresponsabilità. Loro la proposta Cai l'avevano, infatti, firmata preferendo tutelare il lavoro di tutti anziché le pretese coorporative della ricca categoria dei piloti.

Eh si...avanti popolo...bandiera ricca trionferà.

giovedì, settembre 18, 2008

Niente più oscenità lungo le strade di Roma


Bingo. Gianni Alemanno, sindaco di Roma, ha fatto centro. La sua ordinanza che impone sanzioni a chi si prostituisce lungo le strade della Capitale, funziona. Eccome se funziona. Ieri sera tornando a casa ho notato che i marcipiedi, solitamente battuti da corpi in vendita, erano deserti. Non una, dicasi una, prostituta ho incrociato lungo le strade che abitualmente percorro in macchina ritornando dal lavoro.

Insomma, pulizia è stata fatta. E si perché proprio di questo si tratta. Mi spiego. In questi ultimi anni la prostituzione aveva letteralmente invaso Roma con modalità davvero indecorose. Ragazze praticamente nude stazionavano dappertutto lungo le principali arterie della città, così come negli angoli più bui e sperduti. Ragazze, trans ed omosessuali. Ce n'era per tutti i gusti. Un mercimonio non proprio bello da vedersi.

Ora, non sono un bacchettone né lo sono mai stato. Ma non so a quanti di voi possa essere capitato di imbattersi in qualche ragazza che, seduta ai bordi della strada, faceva ampiamente mostra delle sue parti più intime. Nuda, completamente nuda. A me è capitato, così come credo sia capitato anche ad altre decine di migliaia di automobilisti capitolini che ogni mattina in macchina accompagnano i loro figli all'asilo o a scuola. Ecco, il punto è proprio questo, poiché a Roma la prostituzione aveva appaltato le strade non solo di notte ma anche di giorno, senza soluzione di continuità. Un'invasione indecorosa, oscena ed indecente che il Sindaco ha fatto bene a stroncare.

Non credo che Alemanno si sia illuso di poter cancellare in un colpo solo il mestiere più antico del mondo. Credo che abbia voluto, più semplicemente, ripristinare un normale decoro che nella Capitale era ormai venuto meno. Tutto qui.

mercoledì, settembre 17, 2008

La Cina avvelena anche i suoi figli


Ci risiamo. La Cina si rivela essere sempre più un'immensa fabbrica di veleni. Questa volta è toccato al latte in polvere. Più di tremila bambini cinesi sono finiti in ospedale e purtroppo alcuni sono anche morti. Non si esclude la possibilità di altri decessi e di una contaminazione ancora più diffusa rispetto a quella emersa fin qui. Conoscendo i metodi governativi cinesi, è probabile che eventuali dati aggiuntivi saranno rigorosamente tenuti segreti.

L'avvelenamento è stato causato dalla melamina, una sostanza altamente tossica che i produttori utilizzavano per far sembrare il latte ancora più ricco di proteine. La stessa sostanza era stata rinvenuta lo scorso anno negli Stati Uniti in cibi per cani e gatti, ovviamente importati dalla Cina. Molti animali ci rimisero la pelle.

All'ombra della Grande Muraglia se sopravvivi al latte in polvere, finisci poi per essere polverizzato nelle fabbriche. L'economia in quel Paese, infatti, marcia a ritmi da capogiro anche grazie ad un mostruoso, ancorché colossale sfruttamento di bambini. Insomma, da quelle parti la tenerà età non è poi così tenera. Del resto, nascere con gli occhi a mandorla è già di per sé un'autentica fortuna. Il Dragone, infatti, non vuole più figli. Ogni coppia di cinesi ne può avere al massimo uno.

Marx aveva ragione. L'industrializzazione selvaggia è una bestia che azzanna e divora i più deboli. Ma non aveva immaginato che ci poteva essere qualcosa di più orrendo e raccapricciante: l'unione innaturale, perversa, oserei dire anche incestuosa, tra capitalismo e comunismo.

martedì, settembre 16, 2008

Kagan e il ritorno della storia


Doveva uscire il 3 di agosto. Ma poi, non si è capito ancora bene il perché, la pubblicazione è stata posticipata a data da destinarsi. Ora è finalmente giunto anche sugli scaffali delle librerie italiane. E' il nuovo libro di Robert Kagan, uno dei principali autori e ideologi del neoconservatorismo americano.

"Il ritorno della storia e la fine dei sogni" è il titolo di questo saggio in cui Kagan analizza gli attuali scenari geopolitici internazionali tra Occidente liberale, autocrazie russo-cinesi e terrorismo islamico.

Il mondo non vive una pace perpetua di ispirazione kantiana come credono gli europei, ma è una realtà ancora oggi determinata dagli equilibri di forza e di potenza militare tra tra gli stati nazione. Pensare che le controversie internazionali possano essere risolte soltanto con gli accordi e il diritto, è pertanto una illusione. E' questo in sintesi il pensiero dell'autore statunitense.

Ora si può essere più o meno d'accordo con le tesi di Kagan. Ma è chiaro che questo è un libro che deve necessariamente essere letto se si vuole capire che piega stanno prendendo le relazioni internazionali, non fosse altro perché è proprio alle teorie neocon che ancora oggi si ispira la politica estera degli Stati Uniti. Leggere Kagan significa, dunque, leggere il mondo con gli occhi degli americani.

Gli Italiani le perdoneranno anche questa


No, Caro Presidente, questa no. Questa poteva davvero risparmiarsela. Parlo della gag che l'ha vista protagonista con la Vezzali ieri sera a Porta a Porta. Una leggerezza che poco si adatta al suo ruolo istituzionale specie in questi momenti difficili per la situazione del Paese che, al contrario, richiederebbero uno stile certamente più sobrio.

Ma tant'è. Lei è fatto così. Ama spettacolarizzare qualsiasi momento della sua vita pubblica convinto che la maggioranza degli italiani starà sempre dalla sua parte se è vero come è vero che oltre all'immagine lei dimostra di avere a cuore anche i fatti.

Del resto nessuno è perfetto. Ciascuno di noi ha le proprie debolezze. L'importante è dare le risposte che gli altri si aspettano. E da un Presidente del Consiglio più che la forma uno si aspetta la sostanza.
Se nei prossimi giorni la vertenza dell'Alitalia sarà chiusa così come lei aveva promesso in campagna elettorale, quasi quasi, le perdonerò anche questa. Ma sì, gliela perdonerò.

lunedì, settembre 15, 2008

Scopelliti il Sindaco più amato d'Italia


Una notizia che non può lasciarmi indifferente. Giuseppe Scopelliti, primo cittadino di Reggio calabria, è il sindaco più amato d'italia. Lo dice "Monitor Città" il sondaggio che Ekma effettua ogni sei mesi. L'ultimo è stato pubblicato proprio oggi su Affariitaliani.it.

Sono contento, anzi stracontento. Scopelliti si merita tutta la riconoscenza e la stima che i suoi concittadini gli tributano. E' un eccellente amministratore (ha saputo governare in questi 5 anni una città difficilissima come Reggio migliorandola e dandole finalmente una precisa identità turistica), è un politico che vive veramente la politica come servizio, sa fare squadra come pochi altri (i suoi più stretti collaboratori praticamente lo amano), ma soprattutto è un Uomo con la U maiuscola. Fidatevi, è davvero così.

Ad Maiora, amico Sindaco.

La crisi finanziaria del secolo. Dove andremo a finire?


Un altro colosso finanziario americano è sulla via della bancarotta. E' di ieri la notizia, infatti, che i vertici della Lehman Brothers hanno avviato le procedure per l'amministrazione controllata della banca d'affari. Il primo passo verso il fallimento.

I mercati finanziari sono in fibrillazione. Il Tesoro americano al momento non sa che pesci pigliare. Soltanto pochi giorni addietro aveva provveduto ad un colossale salvataggio nazionalizzando la Fannie Mae e la Freddie Mac, le due più imporntanti agenzie americane specializzate in prestiti ipotecari.

Intanto Wall Strett si prepara ad un terremoto senza precedenti. Le borse di tutto il mondo oggi dovrebbero risentirne pesantemente.

Gli esperti sono oltremodo pessimisti: quest'ennesimo crack potrebbe causarne dei successivi in una sorta di effetto domino capace di trascinare verso il fallimento altri istituti bancari. Lo stesso Alan Greenspan, ex glorioso presidente della Fed, la banca centrale americana, dichiara che siamo di fronte alla crisi finanziaria del secolo.

Nel frattempo anche l'industria automobilistica statunitense sembra essere con l'acqua alla gola. Colossi come la Chrysler, la General Motors e la Ford hanno già chiesto al governo federale sovvenzioni per scongiurare il fallimento.

Cosa sta succedendo oltreceano? E soprattutto dove andremo a finire di questo passo? Se scricchiolano i mercati finanziari americani, figuriamoci cosa toccherà prima o poi a quelli europei. Gli esperti ci dicono che è tutta colpa dei mutui subprime, dei credit default swaps e di altre diavolerie del genere. Ma nessuno sa indicare con precisione la strada giusta per uscirne.

Noi profani non ci capiamo un benedetto tubo, ma abbiamo una preoccupazione di fondo: che forse l'Occidente democratico non sia poi così solido come ci hanno sempre raccontato e che nel confronto-scontro con il capitalismo autarchico russo-asiatico non è detto che a soccombere sarà alla fine quest'ultimo.

domenica, settembre 14, 2008

Tocca a Fini dare la scossa


Il Governo sale nei sondaggi. La fiducia dei cittadini verso la coalizione di centrodestra sembra, infatti, essere nettamente in crescita. O almeno cosi dicono gli esperti. Il motivo di questa accresciuta fiducia starebbe tutto nel pragmatismo di un Governo capace di affrontare con forte decisionismo annose problematiche (spazzatura a Napoli, sicurezza, Alitalia) ed animato da una portentosa volontà riformatrice (scuola, giustizia, pubblica amministrazione, federalismo). Il Paese sembra gradire.
Ma se sul piano squisitamente teorico il merito dei successi maturati nei primi 100 giorni di legislatura deve essere ripartito equamente tra tutte le forze che compongono la maggioranza, nella realtà invece accade che a spartirsi i dividendi di questa crescita in termini di popolarità siano soltanto Forza Italia e la Lega.
E Alleanza Nazionale? Al momento non pervenuta. Con Fini ibernato alla Presidenza della Camera, gli aennini sono praticamente scomparsi di scena. Ma cosa ancora più grave sono riusciti a farsi sottrarre dagli altri partiti della coalizione loro vecchi cavalli di battaglia come, per esempio, la questione sicurezza letteralmente appaltata dalla Lega.
Resiste soltanto Alemanno. La poltrona di sindaco della Capitale continua, infatti, a dargli visibilità nazionale. Ma Roma non è il Ministero delle Politiche Agricole e l'ex colonnello di An (ormai diventato a tutti gli effetti generale) deve guardarsi bene dalle mille imboscate che la città sempre eterna gli tende quotidianamente come dimostrano i recentissimi attacchi denigratori montati ad arte da l'Espresso per sminuirne l'immagine.
Insomma, mi sembra davvero assai poca cosa che un partito grande come An, possa oggi ridurre la propria proposta politica soltanto alla difesa dello stipendio dei carabinieri e al rilancio del premierato forte.
Con Alemanno impegnato a Roma, tocca, dunque, a Fini dare una scossa. E' vero che An con il partito unico è destinata a scomparire. Ma è altrettanto vero che vale la pena entrarci da vivi, piuttosto che da morti.

venerdì, settembre 12, 2008

Non offendere la memoria dei padri


Una foto d'epoca. Tre giornalisti. E che giornalisti. Sono i pionieri delle trasmissioni radiotelevisive italiane, quando la Rai si chiamava ancora Eiar e quando in Italia si era ancora in pieno regime fascista.

Direte: e allora? Un attimo, please. Facciamo adesso un bel salto in avanti. Cinquant'anni dopo, settembre 2008, Gianni Alemanno sindaco di Roma è a Gerusalemme in visita al museo dell'olocausto. Alla domanda di un giornalista se il fascismo fu il male assoluto, il primo cittadino capitolino risponde: "Le leggi razziali furono il male assoluto, il fascismo invece è stato un fenomeno ancora più complesso. Molte persone vi aderirono in buona fede e non mi sento di etichettarle in questo modo".

Apriti cielo. Mentre la comunità ebraica italiana chiede semplicemente spiegazioni su questa dichiarazione, la sinistra invece insorge letteralmente. Alemanno viene crocifisso mediaticamente. Valter Veltroni, ledear del Pd, addirittura si dimette dal comitato per il museo capitolino della shoah in fortissima polemica con il suo successore al Campidoglio.

Ritorniamo alla foto. Il primo a sinistra sapete chi è? E' Vittorio Veltroni...si proprio lui il padre di "Vuolter" l'americano, bravo ed apprezzato giornalista Rai dell'epoca, morto quando suo figlio aveva appena un anno.

Oggi su Libero, Marcello Veneziani, a conclusione di un suo articolo, scrive: "Vogliamo poi dire che quando si distingue l'Italia fascista fino al '38 dalle leggi razziali e dalla guerra, si salva anche la memoria e il rispetto di larga parte dell'Italia e non si difende solo un orticello di nostalgici. Si difende la memoria e il rispetto di tanti che poi sono diventanti antifascisti. Si difende anche, caro Veltroni, la memoria di tuo padre, Vittorio Veltroni, che ancora nel '38 faceva radiocronache entusiaste per l'Eiar, la radio del regime, della visita a Roma di Hitler, dico Hitler con Mussolini...E vieni fuori con queste sparate, queste dimissioni simboliche per non contaminarti con i neo-fascisti, sperando di mettere in difficoltà Amato? Ma via, rispetta almeno tuo padre e la sua buona fede...".

Ho trovato su internet proprio quella radiocronaca a questo indirizzo: http://cronologia.leonardo.it/storia/a1938.htm.

Che Veltroni l'ascoltasse, riflettesse e riconciliandosi con la buona memoria del padre, comprendesse finalmente che anche lui fa ormai parte del passato, che la sua esperienza politica è quasi al capolinea e che a scavargli la fossa non è Gianni Alemanno con i suoi ex camerati missini, bensì Massimo D'Alema con i suoi ex compagni comunisti. Amen!!!

giovedì, settembre 11, 2008

Miss Italia 2008, per me vince Francesca


Mi sono innamorato di Francesca Balestrieri. Chi è? E' la numero 82 del concorso di Miss Italia 2008. Vincerà lei, ne sono convinto. L'ho vista stasera per la prima volta in tv. Direte: ma va, un giornalista che segue Miss Italia? E beh, vi rispondo, qual è il problema? Che me frega, direbbero a Roma.

Sto a casa, appollaiato sul divano, mia figlia, due anni e mezzo, padrona del telecomando, tiranna assoluta dello zapping familiare, saltella da un canale all'altro alla ricerca di ragazze che ballano. Lei ama ballare. Sembra essere la sua passione. Si muove bene, segue il ritmo, canta anche. Su Canale 5 becca le Veline. Lo sa che è l'ora del Gabibbo. Ma purtroppo stasera Ezio Greggio ci saluta un pò prima del solito. E adesso? La guardo, temo qualche capriccio di quelli schizzofrenici ed invece candida, quasi cercasse disperamente aiuto, mi chiede: "Ora che faccio papa'"?

Non ci casco. Tremo all'idea della sua possibile risposta. Temo che lei abbia gà trovato la soluzione, il modo con cui sfogare questo suo irrefrenabile desiderio di muoversi a suon di musica. E già, lei è furba, molto furba. Un'attrice nata. Sa fingere. Simula candore, ma sa sempre cosa fare.
Noooooooo.... lo stereo a quest'ora no. Per carità, basta con Zucchero, Madonna, Giovanotti, etc...E poi di sera è davvero brutto stare in salotto con la tv spenta. Che faccio, mi chiedo. Roba di attimi. E' un gioco sottile tra me e lei che si consuma sul filo di pochi secondi. La vedo già protesa verso quello stramaledetto lettore di cd. Penso: ha vinto di nuovo, mi ha di nuovo costretto ad una serata danzante.

Ed invece, l'intuizione arriva fuliminea come ancora di salvataggio per una serata che altrimenti avrebbe preso la solita monotona piega casalinga, nonché come primo autentico spunto per bagnare con leggerezza l'esordio sul mio blog.

Miss Italia. Si, c'è Miss Italia. Lì, se non sbaglio, le ragazze sfilano e ballano anche. Tuttosommato Veline anche loro sono. Ecco, allungo la mano, afferro il telecomando ee...zap...zapping perfetto, velocissimo, istatanteneo su Rai Uno. Mi sento il Bolt del telecomando. L'ho fregata al rush finale. Contestualmente però un pensiero, altrettanto fulmineo, si fa spazio nella mia mente: ma chi doveva dirmelo che a salvarmi una serata dalla solita routine sarebbe stata proprio Miss Italia, ovvero quel concorso che ho sempre seguito di striscio ma solo perché ad organizzarlo era ed è quello splendido calabrese di nome Enzo e di cognome Mirigliani? Ma tant'è!!!
Frazioni di istanti, nanisecondi... ed ecco un'inquadratura in primo piano: faccia acqua e sapone, sembra dipinta col pennello, occhi stupendi, sorriso ampio, bianco, autentico. Chi è? Leggo sulla scritta in sovraimpressione: Francesca Balestrieri Miss Deborah Campania. Colpo di fulmine. Anche mia figlia sembra incantata da cotanta bellezza e dalle sinuose movenze del suo sfilare in passerella.
Il mio fiuto in certe cose difficilmente m'inganna. Vincerà lei. Ne sono certo. Scommettiamo?