giovedì, ottobre 16, 2008

I fischi tunisini e l'Eurabia della Fallaci

I tunisini hanno fischiato la marsigliese. Lo hanno fatto in occasione dell'amichevole di martedì sera tra la loro nazionale e quella francese allo Stade de Paris. Fischi impressionanti. Un autentico boato. Erano molti, moltissimi. Quasi metà stadio. Il problema è che la stragrandemaggioranza di loro risultano essere tunisini di seconda e terza generazione. Quindi, tunisini nati in Francia, ergo cittadini francesi.
Alla faccia dell'integrazione.

Per una bandiera bruciata a Sofia, qui in Italia si è scatenato il puteferio. Giusto. Gesto deprecabile da condannare senza possibilità di appello. Ma mi chiedo, rispetto a quanto accaduto l'altra sera a Parigi, dove sono andate a finire le cassandre italiche dell'antifascismo militante, che poi sono le stesse dell'integrazione a tutti i costi e costi quel che costi? Tutti zitti e acqua in bocca.

La Fallaci aveva ragione. L'Eurabia non è un'invenzione letteraria. E' la realtà.

I fischi dell'altra sera dei tunisini non rappresentano un fenomeno isolato. Sempre a Parigi e sempre in occasione di amichevoli tra nazionali di calcio (amichevoli?), si erano già esibiti in assordanti dissensi sonori, prima gli algerini (2001) e poi i marocchini (2007). Anche in quelle circostanze, i tifosi ospiti altro non erano che francesi nati e cresciuti nelle banliue parigine.

Alla rifaccia dell'integrazione.

Ci sono popoli e popoli, culture e culture. C'è chi si integra perfettamente nel paese ospitante, chi di integrazione, invece, non vuole sentirne parlare.

In occasione della sfida tra Argentina e Italia ai mondiali del 1978, fu chiesto ad un italoargentino cosa sarebbe successo allo stadio di Buenos Aires in caso di goal. Quello rispose: "Semplice: se segna l'Italia esulteremo in quarantamila, se segna l'Argentina esulteremo in ottantamila".

Ora, care cassandre di cui sopra, non venitemi a raccontare che anche noi siamo stati un popolo di emigrati. Noi lo siamo stati davvero, gli altri, invece, lo devono ancora dimostrare.

P.S. Per la cronaca e per chi lo ricordasse, ad esultare furono poi soltanto in quarantamila per una magica zampata di Roberto Bettega.

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