mercoledì, ottobre 11, 2017

Il Premio Mia Martini, amarcord

Il Palatenda
Che serate. Quale passione. Che personaggi. Io il Premio Mia Martini l'ho visto nascere. C'ero. Ci sono stato, sin dall'inizio. Da giornalista. Ma anche da amico dei fratelli Romeo, del patron Nino, del "compare" oggi vicesindaco Mario, di Pino e ovviamente di Rodolfo Bova, cugino della grande Mia. C'ero dietro le quinte, tra gli ospiti, nei camerini, nel dopo festival al bar Cardone. L'ho vissuto dal di dentro il Premio. Quanti di voi, per esempio, sanno chi è Mario Garrambone? È colui che, praticamente da sempre, crea le scenografie nel palatenda di piazza Municipio. Quante persone ho conosciuto grazie al Premio. Bagnara si riempiva di facce nuove in un periodo dell'anno solitamente piatto, senza presenze turistiche, quando praticamente per le strade  non "c'era anima viva". Per una settimana il paese si rianimava nel nome della grandissima Mia Martini, bagnarota nell'anima, in quelle fresche serate autunnali in cui passeggiare in Via Marina o tirare tardi in piazza era un piacere. Ed allora capitava che al Pub Dali ti trovavi al bancone a bere una birra con Gragnaniello o al ristorante da Saverio a chiacchierare con Daniele Piombi.  O ad intervistare aspiranti cantanti nella saletta dell'Albergo delle Rose. Quanta umanità. E quanti articoli. Esperienze che mi porto nel cuore. Una Bagnara bella. L'ultima volta che ho visto il Premio è stato nel 2003. Non so a quale edizione oggi sia arrivato. Tante comunque. Perdonatemi questa rievocazione in chiave nostalgica. Ma questa è la settimana del Mia Martini a Bagnara.

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