Non so se andrò a votare. Non ho ancora deciso. Certo, il
voto potrebbe essere sempre una buona scusa per smuovere le chiappe dalla routine
romana, prendere un volo, scendere a Bagnara e ritemprarsi per un paio di
giorni tra lunghe passeggiate in odor di mare e qualche buona cena a base di pesce,
fresco. Magari sperando anche di incocciare uno squarcio di primavera
anticipata con suggestive ancorchè splendide giornate di sole.
L’idea mi alletta. Ci sto pensando. Molto seriamente. La
tentazione è forte. Tornare a “casa” è sempre un po’ come rinascere, al di là
delle elezioni. Ma al momento resto titubante, incerto, non avverto ancora quello scatto
erotico di cui parla il professore De Rita e che dovrebbe ringalluzzirmi e avvicinarmi
alla fessura proibita, quella dell’urna, con lo scopo di ficcarci dentro il mio
consenso liberatorio e godere della mia scelta. Purtroppo il mio istinto
sessual-politico oggi è spento. Sono politicamente moscio e non vedo in giro viagra
che possa ritirarmi su.
Niente e nessuno riesce, politicamente, ad eccitarmi. Né europeisti,
né sovranisti. Ne partiti, ne movimenti. Ne leader nonni, ne leader “guaglioni”.
Se poi faccio mente locale e richiamo alla memoria i nomi dei candidati nel mio
collegio (di tutti i partiti, di tutti i movimenti) si rafforza in me l’idea di
starmene a Roma per godermi quel fine settimana elettorale magari tra una
visita alla Basilica di San Pietro e una passeggiata a Villa Borghese.
Tuttavia, qualcosa che mi stimola c’è. Anzi, c’è qualcuno che
mi sta inducendo a rompere ogni indugio spingendomi a votare. Questi è Marco
Travaglio, che leggo tutti giorni sebbene non ne condivida il modo iper
aggressivo di fare giornalismo. Vuoi vedere che è proprio lui il Viagra che vado cercando?
Per carità. L'illustre direttore del Fatto Quotidiano nel suo pur discutibile modo di
esercitare questa professione è formidabile. Tra l'altro i numeri, quelli relativi ai suoi lettori, gli danno ragione. Scrive divinamente. La sua prosa e
il suo stile sono inconfondibili, spesso sconfina dal giornalismo alla satira
strappando sorrisi, non le manda certo a dire e non teme confronti, dileggia chiunque
la pensi diversamente da lui. E in
questo suo irridere con scherno non risparmia certo taluni colleghi
giornalisti, smentendo di fatto quel vecchio adagio secondo cui “squalo non
mangia squalo”. Televisivamente poi è un
fuoriclasse, perché come scrive parla, cioè bene. Si fa capire.
Tuttavia, allo stesso tempo irrita. Si, irrita, soprattutto quel
suo modo di sentirsi “tre cazzi” sopra tutto e tutti, quel suo atteggiarsi a
vate della verità assoluta, nient’altro che la verità. La sua. Irrita per l’ossessività
della sue campagne contro. E già, perché la specialità di Travaglio è quella di
andare contro. Prima contro Berlusconi, poi contro Renzi, oggi contro entrambi, cioè contro quel possibile governo Renzusconi che il Rosatellum potrebbe regalarci
dopo che il voto avrà sancito l’assenza di vincitori.
Per carità, avrà pure le sue buone ragioni per contrastare politicamente
entrambi. Non voglio entrare nel merito. Ma certo è odioso il modo in cui prova
a combatterli facendo campagna elettorale in particolar modo a favore dei Cinquestelle.
E soprattutto fa venire il voltastomaco quando definisce tutti gli elettori di
Forza Italia e Pd persone comprate, ricattate e controllate. Non è cosi. Ci
sono milioni di italiani che votano Renzi e Berlusconi (o meglio, chi per lui),
senza essere né comprate, né ricattate, né controllate. Semplicemente ci
credono.
Quasi quasi mi sto convincendo ad andare a votare proprio per un possibile Renzusconi.
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