sabato, novembre 11, 2017

Forza Azzurri

E' piu' forte di me. Non riesco a non pensarci. Da qui a lunedi sera sarà un tormento. Un chiodo fisso che mi arrovellerà il cervello. Anzi, lo sta già facendo. Meglio dunque che scriva qualcosa nel tenativo di placare gli effetti psicologicamente devastanti della mia calciopatia, della mia italianità, del mio orgoglio calcistico nazionale, oggi ferito e impaurito.
Vi giuro, credetemi, l'eventuale mancata qualificazione da parte dell'Italia ai Mondiali sarà peggio di una finale persa di Champions League. Molto peggio. L'azzurro è il mio primo colore. Solo dopo, vengono il bianco e il nero. La mia italianità è superiore alla mia juventinità. Decisamente. Colpa o  merito, fate voi, di mio padre. Non tifava per nessuna delle nostre squadre di club. O meglio tifava per tutte quando giocavano all'estero. Amò la grande Inter di Herrera, si entusiasmò con il Milan di Sacchi, pianse piu' di una volta con me per le finali perse dalla Signora. Ma sempre con distacco. Veniva rapito da quegli eventi solo durante i novanta minuti. Prima e dopo rimaneva impassibile. Del Campionato, poi, quasi non gliene fregava nulla. Mi diceva sempre: vinca il migliore. Solo la Nazionale lo attraeva fatalmente. L'Italia del calcio lo trasformava, diventava un ultras vero e proprio. Viveva la vigilia delle partite con grande intensità. Ne era completamente coinvolto.
Ricordo i Mondiali dell'82 come fosse ieri. Nel girone di qualificazione non brillammo. Ci qualificammo a stento tra mille critiche. Ma lui odiava chi criticava gli azzurri con livore e prosopopea. Ritornava a casa la sera amareggiato. All'angolo del bar le discussioni erano incandescenti e lui si sentiva all'epoca in minoranza nel sostenere Beazort e i suoi eroici ragazzi. Mi diceva: non capisco come fanno ad anteporre la critica all'amore, alla speranza, all'orgoglio nazionale, alla voglia comunque di farcela e di stupire il mondo intero. "Io voglio crederci". Ebbe ragione lui. Nell'82 stupimmo il mondo intero. Fu quella una lezione di vita che mi porto ancora dentro. Mai mollare, lottare sempre.
Ora, amici miei, di ragioni per criticare l'Italia di oggi ce ne sono eccome: da Tavecchio a Ventura, ai giocatori stessi. Ma questo non è il momento della critica. Ora è il momento di crederci. Non voglio vivere il dramma (si, per me, sarà un dramma) dell'esclusione dai Mondiali di Russia. Sospendiamo i giudizi. Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Non condanniamo questi ragazzi e il loro tecnico prima di una malaugurata sconfitta. Lasciamogli una speranza. Lasciamoci una speranza. Almeno fino a lunedì sera. Del resto, noi italiani, si sa, diamo il meglio di noi stessi nei momenti di difficoltà. E' in quei momenti che riusciamo a tirare fuori il nostro orgoglio e le nostre innate virtù. Dobbiamo crederci. Regaliamoci questa qualificazione. Poi avremo anche il tempo per sognare o per ritornarcene a casa con le pive nel sacco come agli ultimi Mondiali. Ma in Russia, dobbiamo andarci. Non molliamo. Per le critiche c'è sempre tempo. 
Forza Azzurri. Forza Italia.

Nessun commento: