lunedì, novembre 13, 2017

Bandiera a mezz'asta

Chissà se stanotte riuscirò a prendere sonno. E non ditemi che in fondo si è trattato di una partita, di un gioco. Non è cosi. Per noi italiani, il calcio è stato sempre qualcosa in più di un semplice gioco. Da sempre l'azzurro ha rappresentato il massimo momento di unità e coesione nazionale. Se conosciamo l'inno di Mameli e lo cantiamo è grazie alla nostra Nazionale. Il calcio, l'azzurro, come momento anche di riscatto, di orgoglio italiano. Un ambito in cui abbiamo primeggiato nel Mondo. E ne siamo andati fieri. L'euforia per la conquista di una Coppa Del Mondo è qualcosa di metafisico. Io l'ho provata due volte. Come moltissimi di voi. A 14 anni con l'eroica impresa di Spagna e a 38 con la travolgente cavalcata in Germania. E l'Italia in Argentina nel '78? Straordinaria. E i Mondiali qui da noi, nel '90? Gli occhi di Schillaci, l'urlo di Tardelli, i rigori con la Francia, quello sbagliato da Baggio negli States e quella finale persa. E gli Europei persi con la Spagna o gli ultimi con l'entusiasmante Italia di Conte. Beazort e Lippi. Vicini, Maldini, Zoff....quanti allenatori. Quante immagini. Quanti ricordi. Sarebbe stato il Mondiale dei miei cinquanta anni ancora da innamorato del calcio e della mia, nostra Nazionale. E va bene. È andata cosi. È pur sempre un gioco. Ci inventeremo comunque il modo per farci piacere i mondiali del prossimo giugno in Russia. Tuttavia, ammetterete che la foto di questo post è appropriata al momento che stiamo vivendo, quello del primo lutto calcistico nazionale.

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