giovedì, luglio 25, 2019

Il gelato della discordia

Non ce la posso fare. Anzi, non ce la faccio. Ci mancava pure la polemica sul gelato. Ce l'hanno servita in cono e in coppetta, ma anche in formato confezionato a lunga conservazione, quello del Tartufo di Pizzo, oggetto di una querelle che da ieri sera impazza sui social grazie anche alla sponda "istituzionale" offerta dal commissario dell'associazione dei commercianti bagnaresi, Mimmo Soldano. Il quale sceso in difesa dei gelatai bagnaresi (ho un dubbio, a loro insaputa?), ha attaccato l'Amministrazione Comunale rea a suo dire di aver ospitato sul territorio comunale due iniziative promozionali di alcuni produttori appunto del Tartufo di Pizzo. L'accusa, in sintesi, è questa: date spazio ai "forestieri" e non agli "indigeni". Come dire, Prima Bagnara. Prima i nostri gelati. Poi, semmai, quelli degli altri.
In linea teorica potrei trovarmi d'accordo. La mia ultra bagnaresità infatti è nota e spaventerebbe anche il temerario Capitano Salvini. Tuttavia, emulando Di Pietro, mi viene da dire: scusate, ma che ci azzecca?
E si, che ci azzecca? Ed allora, facciamo un pò di chiarezza.
Il Tartufo di Pizzo è un'eccellenza calabrese, ormai conosciuta in tutta Italia, un brand che da diversi anni sta conquistando sempre piu' spazi di mercato, sebbene di nicchia, alimentando quella che ormai è diventata una vera e propria industria impiantata su una vecchia tradizione artigianale locale. I tartufari di Pizzo si sono evoluti nel tempo, non sono rimasti a pettinare bambole, sono cresciuti,si sono associati, hanno investito e oggi il loro prodotto è acquistabile non  solo stando seduti ai tavolini dei bar della graziosa piazzetta centrale del ridente centro turistico vibonese, ma un po' dappertutto in Italia. Io per esempio me lo sono ritrovato anche sotto casa qui a Roma, in una pizzeria gestita da un calabrese e non vi nascondo che in queste caldissime e torride serate estive è il dessert di mio gradimento. Impazzisco per quello al pistacchio, ma credetemi ce n'è per tutti e di tutti i gusti. Ottimo, decisamente migliore di molti altri gelati confezionati a media e lunga conservazione. Anzi, non c'è proprio paragone. Una eccellenza di cui andare fieri se si è calabresi. Un po' come l'amaro del Capo con cui solitamente ne accompagno la degustazione e del quale spero raggiunga il medesimo successo di visibilità e quindi di vendite. Prima la Calabria, poi Sammontana.
Ma il Tartufo di Pizzo non è e non può essere un concorrente del gelato bagnarese, quello acquistabile solo nei bar di Bagnara, fresco di giornata, che se non lo lecchi subito finisce per sciogliersi dopo pochi secondi. Sono due cose diverse, due prodotti distinti che hanno mercati di riferimento differenti.
Per questo non capisco la polemica innescata anche dall'associazione dei commercianti. Avrei potuto capirla e anzi sarei sceso in piazza con tutta la veemenza di cui la mia penna è capace, se l'Amministrazione Comunale avesse accolto la richiesta promozionale dei produttori del Torrone Sperlari o del Pane di Grano di Altamura, o dei pescatori di pesce spada  di Milazzo. Ma questa, francamente, mi sembra una polemica spicciola, senza alcuna logica né senso commerciale. Una polemica tanto per fare polemica in un contesto sociale dove ormai, scusatemi, andare contro l'Amministrazione Comunale "fa figo". E molti lo fanno. Per carità, in alcune circostanze a ragione. Ma in questo caso, decisamente a torto.
Diamo un senso al tutto, dunque. Chiamiamo le cose con il loro nome. Non facciamo chiacchiere a vanvera o, come si dice dalle nostre parti, "sputazza inutile" e per alcuni solo strumentale. Queste due serate dedicate all'eccellente Tartufo di Pizzo vanno inquadrate nel giusto ancorché naturale contesto: quello di un'Amministrazione Comunale che per il terzo anno consecutivo, stante la cronica carenza di fondi, si è dovuta scervellare per mettere su a costo zero un cartellone di eventi estivi in grado di richiamare a Bagnara un numero maggiore di visitatori, specie i cosiddetti turisti della porta accanto, quelli di cui il paese ha necessariamente bisogno per sopravvivere. E il Tartufo di Pizzo può essere un ottimo richiamo in tal senso. E coloro i quali con questa scusa verranno a trovarci, magari prima passeranno al ristorante e in pizzeria. E il paese comunque qualcosa ci avrà guadagnato. O no?

Amici cari, detto questo, chiudo. E oggi se proprio volete aiutare l'economia bagnarese andate in uno dei tanti bar del paese e prendetevi un ottimo gelato. Io non posso farlo, né tantomeno posso chiamare il mio amico Nino De Forte o mio cugino Peppe Bagnato per farmi spedire via email o whatsapp un cono al caffè, una coppetta al cioccolato o una granita alla fragola. E so io quanta voglia ne ho Per cui, anche stasera mi toccherà degustare  un ottimo Tartufo di Pizzo.
  

1 commento:

Montoya Jazhel ha detto...

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