martedì, novembre 04, 2008

USA, un nero Presidente e la falsa vittoria dei nemici di ieri


I riflettori di tutto il Mondo stasera saranno puntati oltreoceano. Sarà stasera, infatti, che si deciderà il nuovo inquilino della Casa Bianca, il 44° Presidente degli Stati Uniti d'America. L'attesa è a dir poco spasmodica. Tutto il Pianeta è col fiato sospeso in vista del count down finale che sancirà la conclusione di una megaspettacolare campagna elettorale durata due lunghissimi anni.

Il fascino delle elezioni americane coinvolge tutti. A Roma, per esempio, sono numerosissimi gli eventi pubblici organizzati per assistere in diretta all'evento. Nei cinema, negli hotel, nelle sale consiliari delle Circoscrizioni, fin'anche nei salotti privati, i dati provenienti da Washingthon daranno il via a discussioni, analisi e commenti inarrestabilmente fluviali. Un'onda autentica, anzi una vera e propria onda anomala al cui cospetto l'Onda studentesca apparirà davvero poca cosa.

Mi sembra tutto esageratamente esagerato, anche perché, a differenza di quanto si sostiene in Italia, credo che l'elezione dell'uno quanto quella dell'altro cambierà di appena uno zero virgola la posizione degli Stati Uniti d'America nel mondo. Barack o John, le differenze saranno, infatti, minime, specie in politica estera dove, a dispetto delle apparenti divisioni di parte, l'interesse nazionale continuerà ad essere preminente su ogni cosa.

La verità è che tutto sto clamore ha una giustificazione ancora più profonda, inconscia se vogliamo: l'attesa è cosi spasmodica poiché per la prima volta nella storia un NERO rischia davvero di diventare Presidente non di una nazione qualsiasi, ma della più grande, potente e ricca nazione dell'Occidente. L'unicità di questa elezione, così come la morbosa curiosità con cui il Mondo intero la sta seguendo, è conseguenza di questo particolare e di nient'altro. Il fallimento delle politiche repubblicane centra poco. L'interventismo militare di Bush men che meno, così come la crisi dei mercati finanziari. Tutto dipende dalla possibilità (a sto punto molto realistica) di vedere un NERO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA.

Annientati nazismo e fascismo, battuto il comunismo, in lotta col terrorismo, alla società americana mancava soltanto l'elezione di un Presidente di origini africane per riaffermare se stessa, il proprio sogno, la propria visione del mondo. La vittoria di Barack Obama darà, dunque, ragione storica ai padri fondatori degli Usa e renderà giustizia definitiva alla scelta democatrica e capitalistica.

Tutti i nemici di ieri oggi già fanno a gara per incontrare ed abbracciare l'amico Barack. Ugo Chavez, con la benedizione di Fidel Castro, dichiara: "Quiero hablar con el negro". Ahmadinejad non dichiara, ma il suo silenzio in questo momento vale più di qualsiasi parola.

E qui in Italia, Vuolter festeggia come se la vittoria del nero fosse una sua personale vittoria e non di tutti quelli che, come me, hanno sempre creduto negli States anche quando Vuolter e compagni ci raccontavano che un mondo migliore era possibile e che quel mondo si chiamava UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE!!!
P.S. Ma poiché di elezioni si tratta e più segnatamente di elezioni americane, io aspetterei prima di cantare vittoria. Gli States, infatti, non sono nuovi a clamorose sorprese. In fondo il popolo americano sa scegliere liberamente anche a dispetto delle posizioni assunte dai poteri forti del Paese (media, multinazionali, estabilishement militare, etc..) che in questa particolare circostanza si sono tutti schierati pro Obama. La eventuale, anche se difficilissima, vittoria di McCain avrebbe pertanto un sapore ancora più bello: sarebbe un vero trionfo democratico voluto dalla gente comune contro chi conta e comanda!!!

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