Il Sacro Vate ha detto di si. I Cinquestelle devono governare. E poiché non hanno la maggioranza in Parlamento, per dare vita ad un esecutivo devono per forza di cose allearsi. Con chi? Ma ovvio che con il Pd.
Parola di Marco Travaglio, che stamani dalle colonne del suo Fatto Quotidiano, ormai l'Organ House dei pentastellati, ha dato il suo via libera a questa operazione.
Sembra incredibile, ma è cosi. Travaglio filo governativo (chi l'avrebbe mai detto) e per giunta caldeggiatore di una possibile alleanza con il Partito Democratico. Da non crederci, appunto.
"Consigli non richiesti" è il titolo del suo editoriale odierno. E chissà se questi consigli saranno accolti dal mondo grillino. Non tanto dai big del Movimento che sembrano ormai predisporsi ad un possibile accordo con altre forze, ma quanto dai loro elettori. Non sarà infatti facile convincere la base pentastellata, pura e dura, il popolo del Vaffa e della protesta, del Sud che si rivolta e si ribella alla casta, fomentata per anni dallo stesso direttore del Fatto Quotidiano, che il Pd, quello stesso Pd di cui in campagna elettorale si è detto pesta e corna, adesso sia buono per governarci assieme.
Come sarà possibile far digerire alla gente a cinquestelle una simile alleanza di governo senza farla passare per inciucio? Come spiegare che in politica predicare è una cosa, razzolare è altro? Come far dimenticare la Boschi, Banca Etruria, i soldi alle altre banche, la Consip, il Job Act, il referendum costituzionale, cioè tutto ciò che ai piddini, anzi ai piddioti (li chiamavano cosi in campagna elettorale) è stato per anni velenosamente e violentemente rinfacciato?
Ma tant'è. Se questa possibile alleanza sta bene a Travaglio che in questi anni ha cannoneggiato Renzi e il Pd manco fossero Kim Jong - Un e la Corea del Nord, probabilmente sarà accettata anche da tutti gli altri grillini. Staremo a vedere. Intanto, l'offensiva mediatica è stata già avviata e l'editoriale di stamani ne è solo appunto l'inizio. Occorre indorare la pillola per gli elettori grillini e ci si sta attrezzando per farlo.
Tuttavia, resta da capire quanto lo stesso Pd, ancora non del tutto derenzizzato (semmai un giorno lo sarà davvero del tutto ed ho molti dubbi che lo sarà presto), sia disponibile a calarsi le braghe, accordarsi con i nemici di ieri, dimenticare tutto l'odio, il veleno e il fango rovesciatogli addosso e andare al governo assieme ai figliocci di Grillo, agli eterodiretti della Casaleggio Associati, ai presunti incompetenti di ieri.
Per carità, in politica tutto è possibile e nell'era del proporzionale il nemico della sera diventa l'alleato del mattino con una naturalezza tale da rendere tutti smemorati e da far scendere velocemente l'oblio sulla puzza di merda che fino a qualche giorno prima ci si è tirati reciprocamente in faccia. Insomma, in politica può succedere che, in nome della governabilità e della stabilità istituzionale, ci si convinca del fatto che in fondo non "era tutta cacca quella che luccicava".
Sarà quel che sarà, vedremo, anzi se la vedrà Mattarella, ma pare che questa operazione piaccia anche ai cosiddetti "maitre a penser" della sinistra italiana. A parte Eugenio Scalfari che ha già dichiarato pubblicamente che tra Salvini e Di Maio preferisce di gran lunga quest'ultimo (dimentico però del fatto che a Giggino Di Pomigliano d'Arco neanche un mese addietro gli aveva preferito nientepopodimenoche Silvio Berlusconi in persona), stamani anche Michele Serra nella sua quotidiana ancorché brillante Amaca ha caldeggiato, con toni piu' soft rispetto a Travaglio, questa possibile opzione parlando di contiguità tra l'elettorato dei Cinquestelle e quello del Pd.
Insomma, se son rose fioriranno. O appassiranno prima ancora di sbocciare? Chissà.