martedì, ottobre 04, 2011

La traballante giustizia italiana e la piazza forcaiola

Sono stati assolti. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono innocenti. La Corte di Appello di Perugia non ha avuto dubbi. I due fidanzatini, non hanno commesso il fatto, cioè non sono stati loro ad uccidere la povera Meredith Kercher quella tragica notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007, quando la studentessa inglese venne barbaramente sgozzata da chi con ogni probabilità avrebbe voluto usarle violenza sessuale e forse c' è anche riuscito. Per quattro anni abbiamo tutti creduto alla ricostruzione di un omicidio che secondo i Pm dell'inchiesta era nato quasi per gioco. Tre ragazzi bevuti e sballati (Amanda, Raffaele e Rudy Guede) avrebbero voluto coinvolgere Meredith in un'orgia. Amanda la diabolica e perversa ragazza dallo sguardo d'angelo. Raffaele, bravo ragazzo di provincia, però un pò strano e comunque soggiogato dalla straordinaria bellezza dell'americana. Infine, Rudy, l'ivoriano, il bruto, il forzuto, quello che probabilmente teneva stretta a letto la vittima mentre gli altri le sferravano le coltellate mortali al collo sol perchè si era rifiutata di partecipare al giochino sessuale ordito dai tre in preda ai fumi dell'alcol e della droga.

Dopo tre giudizi, scopriamo che così non è stato, che quella sera, in quella maledetta casa, Amanda e Raffaele non c'erano. Nessuna traccia evidente della loro presenza. Nessuna prova che dimostrasse, ogni oltre ragionevole dubbio, la loro colpevolezza. Ed allora, ci si chiede: ma com'è stato possibile che per quattro anni, due giovani ragazzi innocenti siano stati tenuti in carcere preventivamente, prima cioè che si accertasse fino in fondo la verità? Com'è possibile che alcuni giudici, quelli di primo grado, abbiano visto quelle prove che per altri giudici, quelli di Appello, invece non c'erano e non ci sono mai state? Misteri della giustizia italiana che, in ogni caso, da questa vicenda ne esce davvero malconcia anche e soprattutto agli occhi della comunità internazionale. E' la prova provata insomma, semmai ce ne fosse stato bisogno, che non la giustizia in se ma il sistema giustizia nel suo complesso in Italia non va. Procedure sballate, indagini scadenti, troppa pressione mediatica, cioè quella pressione mediatica che sposta i giudizi dai tribunali ai media, nei giornali, nei salotti televisivi. Una pressione mediatica micidiale che ammorba le menti creando una voglia forcaiola di piazza, a prescindere da qualsiasi ragionevole dubbio. Prova ne sono stati i fischi e le urla di vergogna che si sono levati dalla piazza antistante il Tribunale di Perugia subito dopo la sentenza di assoluzione.

La gente non ha accettato questo giudizio di innocenza. Credeva nella colpevolezza di Amanda e Raffaele, ne voleva pertanto la condanna a tutti i costi.

Mi chiedo: ma tutta quella gente che ieri si è messa ad urlare, cosa ne sapeva dei dettagli del processo? Ne poteva sapere di più dei giudici che prima di giudicare hanno vivisezionato tutta la documentazione cartacea, tutte le prove scientifiche prodotte dai periti, le dichiarazioni delle parti del processo, le verifiche dell'accusa e le controverifiche della difesa? No, certo che non poteva saperne di più. Eppure, tutta quella gente pretendeva di sostiturisi ai giudici ai quali ha gridato in faccia vergogna con forza e veemenza.

Una volta il nostro era un paese saggio dove tutti eravamo convinti del fatto che fosse meglio tenere in libertà 100 colpevoli piuttosto che un innocente in galera. Ora non è piu' cosi.

Ecco, la piazza forcaiola è l'ultimo anello di una catena malata, è la dimostrazione cioè che il sistema giustizia va rivisto e rifondato. La foga di manette alimentata da giornali e tv ha ammorbato il nostro paese.

E credetemi questa volta Berlusconi non c'entra.