venerdì, marzo 16, 2012

Calabria, macelleria sociale...

Come è labile in Calabria il confine che separa la gente comune dalla 'ndrangheta. Basta poco infatti per vederti coinvolto in vicende che per storia personale e familiare non avresti mai e poi mai potuto pensare che ti sfiorassero soltanto. Basta, per esempio, conoscere una brava ragazza, frequentarla in ambienti professionali puliti, innamorartene, decidere di andarci a convivere, farci un figlio e pensare che nella vita hai finalmente raggiunto quell'equilibrio che andavi cercando. Poi, però, una bella mattina ti svegli e scopri che tua suocera, donna incensurata, mamma di famiglia, viene portata via dai carabinieri all'alba perchè accusata di aver favorito la latitanza di un boss. Apriti il cielo. Il mondo ti casca addosso. E se per caso per passione fai anche il politico, questo mondo ti cade addosso con una pesantezza ancor più insopportabile. Agli occhi della gente comune non sarai mai piu' quello di prima, il figlio del magistrato integgerrimo, un bravo ragazzo da tutti riconosciuto tale. No, il sospetto avvolgerà il tuo presente, segnerà il tuo futuro, farà dimenticare il tuo passato. Gli sciacalli non aspettavano altro: hanno annusato odore di sangue ancora caldo e adesso si fiondano su di te, preda troppo facile da immolare sull'altare della retorica antimafia, della politica buona e giusta, dei furbetti del giornalismo locale. Non distinguono te dagli altri. Non hanno interesse a farlo. Anzi volutamente mischiano "capre" e "cavoli", fanno di tutta l'erba un fascio, confondono le posizioni, ti appiccicano addosso le loro abili etichette mediatiche, fanno di te un altro "modello" negativo da abbattere, quindi ti chiederanno le dimissioni, anzi te le hanno già chieste. E' chiaro: il loro obiettivo non sei tu...ma chissenefrega...
E' macelleria sociale.

martedì, ottobre 04, 2011

La traballante giustizia italiana e la piazza forcaiola

Sono stati assolti. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono innocenti. La Corte di Appello di Perugia non ha avuto dubbi. I due fidanzatini, non hanno commesso il fatto, cioè non sono stati loro ad uccidere la povera Meredith Kercher quella tragica notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007, quando la studentessa inglese venne barbaramente sgozzata da chi con ogni probabilità avrebbe voluto usarle violenza sessuale e forse c' è anche riuscito. Per quattro anni abbiamo tutti creduto alla ricostruzione di un omicidio che secondo i Pm dell'inchiesta era nato quasi per gioco. Tre ragazzi bevuti e sballati (Amanda, Raffaele e Rudy Guede) avrebbero voluto coinvolgere Meredith in un'orgia. Amanda la diabolica e perversa ragazza dallo sguardo d'angelo. Raffaele, bravo ragazzo di provincia, però un pò strano e comunque soggiogato dalla straordinaria bellezza dell'americana. Infine, Rudy, l'ivoriano, il bruto, il forzuto, quello che probabilmente teneva stretta a letto la vittima mentre gli altri le sferravano le coltellate mortali al collo sol perchè si era rifiutata di partecipare al giochino sessuale ordito dai tre in preda ai fumi dell'alcol e della droga.

Dopo tre giudizi, scopriamo che così non è stato, che quella sera, in quella maledetta casa, Amanda e Raffaele non c'erano. Nessuna traccia evidente della loro presenza. Nessuna prova che dimostrasse, ogni oltre ragionevole dubbio, la loro colpevolezza. Ed allora, ci si chiede: ma com'è stato possibile che per quattro anni, due giovani ragazzi innocenti siano stati tenuti in carcere preventivamente, prima cioè che si accertasse fino in fondo la verità? Com'è possibile che alcuni giudici, quelli di primo grado, abbiano visto quelle prove che per altri giudici, quelli di Appello, invece non c'erano e non ci sono mai state? Misteri della giustizia italiana che, in ogni caso, da questa vicenda ne esce davvero malconcia anche e soprattutto agli occhi della comunità internazionale. E' la prova provata insomma, semmai ce ne fosse stato bisogno, che non la giustizia in se ma il sistema giustizia nel suo complesso in Italia non va. Procedure sballate, indagini scadenti, troppa pressione mediatica, cioè quella pressione mediatica che sposta i giudizi dai tribunali ai media, nei giornali, nei salotti televisivi. Una pressione mediatica micidiale che ammorba le menti creando una voglia forcaiola di piazza, a prescindere da qualsiasi ragionevole dubbio. Prova ne sono stati i fischi e le urla di vergogna che si sono levati dalla piazza antistante il Tribunale di Perugia subito dopo la sentenza di assoluzione.

La gente non ha accettato questo giudizio di innocenza. Credeva nella colpevolezza di Amanda e Raffaele, ne voleva pertanto la condanna a tutti i costi.

Mi chiedo: ma tutta quella gente che ieri si è messa ad urlare, cosa ne sapeva dei dettagli del processo? Ne poteva sapere di più dei giudici che prima di giudicare hanno vivisezionato tutta la documentazione cartacea, tutte le prove scientifiche prodotte dai periti, le dichiarazioni delle parti del processo, le verifiche dell'accusa e le controverifiche della difesa? No, certo che non poteva saperne di più. Eppure, tutta quella gente pretendeva di sostiturisi ai giudici ai quali ha gridato in faccia vergogna con forza e veemenza.

Una volta il nostro era un paese saggio dove tutti eravamo convinti del fatto che fosse meglio tenere in libertà 100 colpevoli piuttosto che un innocente in galera. Ora non è piu' cosi.

Ecco, la piazza forcaiola è l'ultimo anello di una catena malata, è la dimostrazione cioè che il sistema giustizia va rivisto e rifondato. La foga di manette alimentata da giornali e tv ha ammorbato il nostro paese.

E credetemi questa volta Berlusconi non c'entra.







giovedì, aprile 29, 2010

Caro mio vecchio blog...





Toh, il mio blog. Eh già, me n'ero completamente scordato. L'ho riscoperto oggi trafugando tra le mille cartelle del mio pc, laddove avevo trascritto l'url esatta per non dimenticarla. Ci ho cliccato sopra...e toh...che bella riscoperta.
Eh già, ti ho abbandonato.

Eppure l'entusiamo con cui avevo iniziato circa due anni fa questa avventura era autentico. Mi affascinava il ritorno alla scrittura. Mi affascinava ancora di più il fatto di poterlo fare pubblicamente senza doverne dare conto ad alcuno. Ne direttori, nè editori che ti dettassero la linea Nè fatti da raccontare seguendo le classiche regole deontologiche del giornalismo. Ma solo fatti visti dalla mia angolatura. Più che fatti, dunque, opinioni. Le potevo esprimere senza censura alcuna. Liberamente, quando e come volevo. E che soddisfazione sapere che qualcuno queste mie opionioni le avrebbe non solo potute leggere ma anche commentare. Formidabile. Il blog, che strumento formidabile , mi ero detto. Ne ero fermamente convinto. Me ne ero praticamente innamorato.
Poi...poi però (...e di mezzo c'è sempre un però) come in amore quando credi di aver conosciuto la donna dei tuoi sogni, quella definitiva, quella con cui pensi di legarti per la vita e vivere felicemente il resto dei tuoi giorni, toh..ecco spuntare un'altra donna, ancora più bella, più affascinante, capace di emozionarti ancor di più della prima...di farti letteralmente perdere la testa.
La donna che mi ha costretto a tradire e quindi ad abbondanare il mio blog appena nato, si chiama Facebook. Si, Facebook, il libro delle facce.
Straordinario, impareggiabile strumento di comunicazione. Facebook ti offre la stessa libertà del blog, ma offrendoti molto di più. Facebook è la comunicazione per eccellenza, è la connessione che ti cambia la vita e per certi aspetti in parte te la restituisce anche E' velocità. E' possibilità di dialogo. E' luogo di svago, ma anche di confronto serio. Ti offre amicizie ma a volte te le toglie. Ti fa scoprire cose nuove e ritrovare quelle vecchie. E' saggezza e banalità allo stesso tempo. E' la piazza. E' la libertà. Punto.
Per questo, caro mio blog, ti ho abbandonato. Ma oggi ti riscopro e contestualmente scopro anche che molti dei miei amici hanno abbandonato, chi prima chi dopo, ciascuno il proprio blog. Tutti fedigrafi, insomma. Anzi, tutti traditori.

Non so, se questo sarà l'ultimo mio post. Non so se ho voluto scrivere una sorta di de profundis per congedarmi definitivamente da te. Certo è che Facebook è decisamente un'altra cosa ed io ormai ne sono inscindibilmente legato.

P.S. Caro mio blog, nonostante tutto, non preoccuparti. Rimani sempre una risorsa da sfruttare o meglio (ritornando alla metafora amorosa) rimani sempre una donna bella e affascinante. Per cui non ti nascondo che se ci ricapiterà l'occasione una "bottarella" te la ridarò volentieri.
Con affetto,
il tuo Bagnaroto!!!

giovedì, novembre 06, 2008

Vomito da Obamite



Mi viene da vomitare. Sono malato. Ma la mia è una malattia di riflesso. Sono vittima, infatti, degli effetti collaterali di una epidemia mondiale: l'Obamite. L'infezione è dilagante. Fortunamente ne sono rimasto immune. Solo che stare vicino a chi ne è infetto mi causa incredibili stravolgimenti di stomaco. Purtroppo mi è difficile sfuggire al contagio perché, ahimé, vivo nel Paese maggiormente colpito da questo virus. Che, peggio della senilità precoce o dell'Alzheimer, divora avidamente i neuroni del cervello azzerando le capacità cognitive dei malati. Praticamente, chi si ammala di Obamite rincoglionisce.


Purtroppo di casi eclatanti ne esistono già parecchi. Prendete, ad esempio, Liberazione. Ieri ha aperto con una foto a tutta pagina del 44° Presidente degli "Steiz" accompagnata dal titolo "Forza Obama". Si Liberazione, l'organo d'informazione che ancora oggi si definisce orgogliosamente comunista, pacifista per vocazione, inneggia al neo Comandante in Capo della più potente macchina da guerra mai vista sulla faccia della terra, nonché Presidente della Nazione più capitalista che ci sia. Cosa sperano quelli di Liberazione che Obama si tatui il Che sul braccio, bombardi Wall Strett, si allei con Fidel Castro, dia asilo politico al Sub Comandante Marcos, bruci in piazza la bandiera a stelle e striscie e infine abbatta la Statua della libertà sostituendola con la salma mummificata di Lenin per la gioia di Diliberto e compagni? Appunto, come volevasi dimostrare, l'Obamite rinconglionisce e rincoglionisce a tal punto che è praticamente inutile provare a spiegare loro che, in un'ottica comunista, Obama, nonostante il colore della sua pelle, è e resta americano nel senso più dispregiativo del termine!!!


E che volete che vi dica del rincoglionimento del buon Vuolter, di cui, per la verità, si erano avuti i primi evidenti sintomi già prima dell'elezione del neo presidente statunitense? Un conto è dire sto con Obama, mi riconosco nel suo progetto politico, ne condivido la visione del mondo. Altro è, invece, organizzare al Pantheon, nel cuore di Roma, una festa per la sua elezione. Che ci azzecca? Che cazzo mi festeggi? Forse Obama risolverà i problemi del nostro Paese, farà decollare l'Alitalia, riformerà la scuola, darà più soldi ai pensionati italiani, farà vincere il PD alle prossime elezioni? Non credo che il buon Vuolter sia convinto di tutto questo. Credo piuttosto che il suo sia stato uno sberleffo a Berlusconi che, invece, ci teneva tanto alla vittoria di McCain. Insomma, come quando il Milan perde la Coppa dei Campioni e gli interesti scendono in piazza per festeggiare. Rincoglioniti, appunto.

Ma c'è anche l'Obamite alla rovescia, variante altrettanto pericolosa e contagiosa del virus originale, che, come un riflesso anticonformista, colpisce anch'essa rapidamente al cervello. Predete Gasparri che ad elezione avvenuta se ne è uscito con un "Ora Bin Landen sarà contento". Si può?

Potrei continuare. L'elenco di rincoglionimenti purtroppo è lungo. Ma mi fermo qui. Per oggi ho vomitato abbastanza!!!

martedì, novembre 04, 2008

USA, un nero Presidente e la falsa vittoria dei nemici di ieri


I riflettori di tutto il Mondo stasera saranno puntati oltreoceano. Sarà stasera, infatti, che si deciderà il nuovo inquilino della Casa Bianca, il 44° Presidente degli Stati Uniti d'America. L'attesa è a dir poco spasmodica. Tutto il Pianeta è col fiato sospeso in vista del count down finale che sancirà la conclusione di una megaspettacolare campagna elettorale durata due lunghissimi anni.

Il fascino delle elezioni americane coinvolge tutti. A Roma, per esempio, sono numerosissimi gli eventi pubblici organizzati per assistere in diretta all'evento. Nei cinema, negli hotel, nelle sale consiliari delle Circoscrizioni, fin'anche nei salotti privati, i dati provenienti da Washingthon daranno il via a discussioni, analisi e commenti inarrestabilmente fluviali. Un'onda autentica, anzi una vera e propria onda anomala al cui cospetto l'Onda studentesca apparirà davvero poca cosa.

Mi sembra tutto esageratamente esagerato, anche perché, a differenza di quanto si sostiene in Italia, credo che l'elezione dell'uno quanto quella dell'altro cambierà di appena uno zero virgola la posizione degli Stati Uniti d'America nel mondo. Barack o John, le differenze saranno, infatti, minime, specie in politica estera dove, a dispetto delle apparenti divisioni di parte, l'interesse nazionale continuerà ad essere preminente su ogni cosa.

La verità è che tutto sto clamore ha una giustificazione ancora più profonda, inconscia se vogliamo: l'attesa è cosi spasmodica poiché per la prima volta nella storia un NERO rischia davvero di diventare Presidente non di una nazione qualsiasi, ma della più grande, potente e ricca nazione dell'Occidente. L'unicità di questa elezione, così come la morbosa curiosità con cui il Mondo intero la sta seguendo, è conseguenza di questo particolare e di nient'altro. Il fallimento delle politiche repubblicane centra poco. L'interventismo militare di Bush men che meno, così come la crisi dei mercati finanziari. Tutto dipende dalla possibilità (a sto punto molto realistica) di vedere un NERO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA.

Annientati nazismo e fascismo, battuto il comunismo, in lotta col terrorismo, alla società americana mancava soltanto l'elezione di un Presidente di origini africane per riaffermare se stessa, il proprio sogno, la propria visione del mondo. La vittoria di Barack Obama darà, dunque, ragione storica ai padri fondatori degli Usa e renderà giustizia definitiva alla scelta democatrica e capitalistica.

Tutti i nemici di ieri oggi già fanno a gara per incontrare ed abbracciare l'amico Barack. Ugo Chavez, con la benedizione di Fidel Castro, dichiara: "Quiero hablar con el negro". Ahmadinejad non dichiara, ma il suo silenzio in questo momento vale più di qualsiasi parola.

E qui in Italia, Vuolter festeggia come se la vittoria del nero fosse una sua personale vittoria e non di tutti quelli che, come me, hanno sempre creduto negli States anche quando Vuolter e compagni ci raccontavano che un mondo migliore era possibile e che quel mondo si chiamava UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOCIALISTE SOVIETICHE!!!
P.S. Ma poiché di elezioni si tratta e più segnatamente di elezioni americane, io aspetterei prima di cantare vittoria. Gli States, infatti, non sono nuovi a clamorose sorprese. In fondo il popolo americano sa scegliere liberamente anche a dispetto delle posizioni assunte dai poteri forti del Paese (media, multinazionali, estabilishement militare, etc..) che in questa particolare circostanza si sono tutti schierati pro Obama. La eventuale, anche se difficilissima, vittoria di McCain avrebbe pertanto un sapore ancora più bello: sarebbe un vero trionfo democratico voluto dalla gente comune contro chi conta e comanda!!!

lunedì, novembre 03, 2008

La verità secondo Repubblica


Quella scorsa è stata una settimana davvero intensa. Manifestazioni, scioperi, cortei, scontri, risse politiche, risse televisive e chi più ne ha più ne metta. Ci sarebbe stato molto da scrivere. Purtroppo, causa impegni personali, me la sono persa. Direte: e chissenefrega. Giusto.

Ma ora vorrei ritornare brevemente sugli scontri di piazza Navona per focalizzare la vostra attenzione su un dettaglio che credo sia sfuggito ai più. Si tratta della foto che accompagna questo post e che è stata pubblicata giovedì da Repubblica con la seguente didascalia: uno dei giovani di destra col bastone in mano bloccato da altri studenti. Guardate bene la foto: S T U U U U D E E E N T I ????????? A parte il fatto che, come dimostrato dai mille video in circolazione, non mi sembra proprio che lo stessero bloccando, semmai caricando. Ma indipendentemente da ciò, li avete visti bene in faccia quelli lì? Avranno non meno di 40 anni ciascuno e Repubblica li chiama studenti.

Possibile che la redazione che ha curato quella pagina non se ne sia accorta? Possibile che a nessuno dei giornalisti di Repubblica sia venuto il sospetto che a mettere in mezzo quel deficiente col bastone in mano non fossero stati altri studenti bensì uomini maturi, senz'altro esponenti dei centri sociali romani?

Ora capisco che Repubblica debba portare acqua al proprio mulino. Capisco pure l'antifascismo militante che pervade ogni meandro del giornalone capitolino. Ma non riesco proprio a capire come si fa a manipolare così spudoratamente la verità negando l'evidenza dei fatti. Anzi...lo capisco ed è per questo che non compro, né mai comprerò Repubblica. Se trattano così le foto, figuriamoci le notizie....

lunedì, ottobre 27, 2008

Pinocchio Veltroni e l'inadeguatezza della sua leadership


Il balletto dei numeri. Due milioni e mezzo per gli organizzatori, appena duecentomila per le forze dell'Ordine. Ancora oggi, a distanza di due giorni dalla manifestazione del Pd a Roma, non si capisce bene quante siano state le persone affluite sabato pomeriggio al Circo Massimo. Ma il sospetto che siano state molte, ma molte di meno di quelle annunciate troppo entusiasticamente da Valter Veltroni, è davvero grande.

Se è vero, infatti, che ogni metro quadrato di superficie può contenere non più di 4 persone e se è altrettanto vero che l'area del Circo Massimo è di 140.000 mq, allora il conto è presto fatto: nella migliore delle ipotesi al raduno del Pd hanno partecipato circa 560.000 persone. Da qui non si scappa.

Pinocchio Veltroni ieri si è risvegliato con il naso più lungo.

Mi chiedo come si fa a mentire così spudoratamente sapendo benissimo di poter essere subito smentito, non dal nemico Berlusconi, bensì dalle leggi della fisica. Mah...

Tuttavia voglio essere scemo e quindi voglio bermi tranquillamente le bugie del leader del Pd. Cosa cambia? Voglio dire: quale messaggio si è voluto lanciare agli italiani evidenziando la grandezza di quei numeri? Che forse il Governo di centrodestra non gode più della fiducia della maggioranza del Paese? Ricordo che alle primarie "farsa" dello scorso anno parteciparano in tre milioni e mezzo. Poi, però, alle elezioni le cose andarono come andarono: il Pdl vinse, anzi stravinse.

Insomma, non è rimpiendo le piazze che si diventa maggioranza di governo.

La realtà è che Veltroni ste cose le sa bene e il suo intendimento non è stato misurare il grado di fiducia degli italiani nei confronti di Berlusconi, bensì quello del Pd nei suoi. E qui sta il punto: l'aver voluto enfatizzare l'evento di sabato scorso ogni oltre verosimile misura numerica sconfinando di fatto nella menzogna clamorosa, ovvero nella bugia tipicamente puerile poiché solo i bambini si inventano storie così talmente incredibili, ha prodotto un solo effetto: aggiungere ulteriori argomenti alla inadeguatezza della sua leadership.

Insomma, la festa è davvero finita e Dalema, sornione, se la ride sotto i baffi.