domenica, febbraio 17, 2013

A molti stasera mancherà qualcosa

A Sanremo ha vinto Mengoni. Ma io questa canzone non l'ho ancora ascoltata. Nè questa, ma neanche le altre. Quest'anno è andata cosi. Ho disertato il festival della canzone italiana. Su cinque giorni mi sono collegato soltanto una volta. E' stato martedi sera, verso le 22.30 quando è entrato in scena il mattatore attuale della comicità italiana, Maurizio Crozza. Dopo di che, black out totale. Non vi è stato un motivo particolare. Non sono infatti tra i detrattori del Sanremo. Anzi l'atmosfera festaiola e concorsuale mi ha sempre affascinato. Da giovane cronista sognavo addirittura di essere inviato al Festival, un'occasione in cui per chi ama scrivere l'adrenalina è assicurata. Le canzoni, le polemiche, i gossip, tutto il contorno, la smisurata sala stampa, hai voglia a darci giù di penna. Eppure quest'anno è andata cosi. Solo una serie di coincidenze casuali. Martedi e Mercoledi c'è stata la Champions. Giovedi mi sono addormentato molto presto. Venerdì sono stato fuori a cena, ieri sera c'era Roma-Juve e forse sarebbe stato meglio che avessi cambiato canale (maledetto quanto straordinario Totti).
Mi rifarò ascoltando tutte le canzoni alla radio. Del resto, è spesso accaduto che il vero successo per i brani migliori è venuto dopo il festival. Ricordate Vasco Rossi agli albori con Vita Spericolata? Ultimo. E Zucchero? Idem con patatine. Chissà se anche stavolta gli ultimi saranno primi, anche se scorrendo la lista dei cantanti esibitisi quest'anno non riesco ad individuarne alcuno, dicasi uno, che possa minimamente avvicinarsi al calibro di questi due grandi artisti. Ma tant'è.
Il Festival anche per quest'anno è archiviato e a molti stasera mancherà qualcosa.

sabato, febbraio 16, 2013

Il pericolo viene dal cielo

Il pericolo viene dall'alto. Dal cielo possono piovere oggetti misteriosi che colpendovi possono farvi male. Avete saputo ciò che è successo in Russia? Un asteroide è entrato nell'atmosfera e disitengradosi ha generato una colossale onda d'urto e una fitta pioggia di detriti che si è abbattuta su cose e persone in quell'angolo del pianeta a circa 1500 chilometri da Mosca. Gli scienzati hanno stimato che la sua forza è stata pari ad un'esplosione atomica. I vetri delle case sono andati in frantumi. Alcuni tetti sono stati divelti, qualche albero abbattuto. Mille e duecento i feriti. Tra cui molti bambini. Tuttsommato è andata bene. Non vi sono state vittime.
Nessuno aveva previsto questo strano e pericoloso fenomeno. Nessun scienzato si era accorto dell'arrivo di questo asteroide. Lo stesso Putin ha criticato i sistemi di difesa nazionali. Ma la sua critica lascia il tempo che trova. Pare, ma è certo che sia cosi, non esistano al mondo difese efficaci rispetto a questi eventi. Nè la Russia, nè gli Stati Uniti sono attrezzati per farvi fronte. Figuriamoci l'Italia e qui mi vien da ridere. Impossibile dunque difendersi se dal cielo piovono meteoriti. Siamo nudi davanti al pericolo. Che può arrivare in qualsiasi momento senza preavviso alcuno.
Ci mancava anche questo. Alle angosce quotidiane, ora uno deve pure aggiungere quest'altra. Sic!

venerdì, febbraio 15, 2013

In manette Peppe Bellantone

Hanno arrestato Peppe Bellantone, il comandante della Polizia Municipale del mio paese, Bagnara. Corruzione e peculato sono le accuse che gli hanno spalancato le porte del carcere. Pare che abbia favorito un'associazione Onlus abusando dei propri poteri e consentendo alla stessa di percepire fondi pubblici che secondo gl'inquirenti invece non le spettavano. Bellantone avrebbe attestato il falso certificando attività in realtà mai svolte dalla stessa Onlus. Poi ci sarebbe un'altra storiacca ma qui i dettagli emersi sono scarsi e ancora poco chiari. Si parla di occupazione di suolo pubblico e di due autovetture avute come contropartita.Tutto qui. Al momento non è dato sapere di piu'. Sono queste le scarne notizie diffuse in giornata dalle agenzie di stampa e dai quotidiani on line. Si attendono ulteriori elementi da parte dei cronisti locali che, immagino, si siano già dati da fare per entrare in possesso della relativa ordinanza di custodia cautelare. E' dalla lettura di questo atto che si potrà fare maggiore chiarezza su una vicenda che in paese, com'è ovvio, sta facendo discutere. Abbiamo il diritto di sapere. Non è stato arrestato un uomo qualsiasi, un privato cittadino, ma il capo della polizia locale. E' giusto portare tutto alla luce del sole. I cittadini, noi cittadini (sono ancora residente a Bagnara) dobbiamo sapere.
L'arresto di Bellantone segue a distanza di alcuni anni quello di Santino Zappalà. Due tra gli uomini piu' "potenti" di Bagnara dell'ultimo decennio, sono finiti in carcere. Uno dopo l'altro. Tutto questo deve e sarà motivo di riflessione poichè entrambi hanno avuto a che fare con la cosa pubblica. Due storie completamente diverse, ma che si intrecciano in un chiaro quanto evidente canovaccio politico, sociale e istituzionale che non sto qui a ricordare.
In questo momento il paese non se la sta passando troppo bene. Non sembra ci sia una classe dirigente (non solo politica) esattamente all'altezza del proprio difficile compito (guidare il paese per farlo uscire dalle secche). Pertanto, se la riflessione di cui sopra può aiutare a far maturare una nuova coscienza collettiva, ben venga dunque questa riflessione.
Detto questo, aggiungo: mi dispiace. Peppe è un amico, oltre ad essere un parente alla lontana. Un amico con il quale  è stato sempre un piacere confrontarsi. Uno di quelli che la sa lunga su molte cose, persona molto scaltra e intelligente, di sicuro uomo potente se tale potenza è commisurata al perimetro paesano, comunque sempre sorridente, simpatico, ironico, spesso anche autoironico. Uno (e non tempo cattive interpetrazioni) sempre a disposizione e amico di tutti. Mi dispiace si sia ficcato dentro presunte storie di corruzione. Mi dispiace immaginarmelo dietro quattro sbarre, privato della propria libertà di movimento, benchè per alcuni il suo arresto non sia stata un'autentica sorpresa. Al tintinnar di manette, il mio animo ha sempre un moto di ribellione. Non mi piace la carcerazione come pena, anche se  sono cosicente della sua indispensabilità. Viviamo in uno stato diritto e chi sbaglia è chiamato a pagare. Ma il carcere, quantuque necessario altrimenti la convivenza civile viene meno, per me rimane sempre una bruttisima cosa. Non lo auguro al mio peggior nemico. Figuriamoci ad una persona che conosci e con la quale hai sempre avuto ottimi rapporti.
La giustizia farà il suo corso. Spero presto, molto presto. Mi auguro che in attesa di sentenza passata in giudicato, Peppe possa ritornare presto libero e che la carcerazione preventiva duri giusto il tempo per scongiurare possibili inquinamenti di prove, di fuga o di reiterazione del reato (la legge prevede questo).
E' chiaro che chi è causa del proprio mal deve solo piangere se stesso e che non ci può essere indulgenza verso chi approfitta del bene comune per interessi personali. Ma io in questo preciso momento voglio umanamente abbracciare Peppe e tutta la sua famiglia.

giovedì, febbraio 14, 2013

Declino Italia

Prima l'Ilva. Poi l'Eni. Adesso Finmeccanica. I colossi dell'industria manifatturiera italiana nel mirino della magistratura. Per scandali, inquinamenti, tangenti. Con un evidente quanto amaro risultato: l'immagine dell'Italia nel mondo continua ad andare sempre più a ramengo.
Pare che nel Bel Paese nulla e nessuno sembra essere piu' immune rispetto ad un inesorabile declino. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena è ancora sotto gli occhi di tutti, mentre non si fa neanche in tempo ad archiviare uno scandolo politico che subito, come funghi dopo la pioggia, ne spuntano altri ancora in un replicante deja vu dove cambiano i protagonisti ma il copione rimane sempre identico a se stesso. E intanto un giullare catalizza lo scontento popolare, riempie le piazze e tra qualche settimana pure le urne. Da fuori ci guardano sbigottiti. Ve li immaginate quattro-cinque milioni di inglesi che al prossimo rinnovo del Parlamento brittanico votano per Mr. Bean? Ecco, potete solo immaginarveli. Qui da noi invece la realtà supera l'immaginazione. Grillo non è un fantaeroe, è in carne ed ossa, è vivo e vegeto e si permette pure il lusso di snobbare la tv, tanta e tale è la sua forza in termini di consenso.
Solo in Italia possono succedere certe cose. Si, ma perchè? E' forse questa la nostra essenza piu' intima, quella cioè di farci del male da soli? Aristotele a differenza del suo maestro Platone diceva che il divenire e il cambiamento tendono al miglioramento. Mi sa che noi italiani siamo in essenza platoniani. Piu' andiamo avanti, piu' ci deterioriamo rispetto all'idea originale che avevamo di noi stessi. Almeno è questo il trend degli ultimi 30 anni.
Che siamo in una fase di declino lo dimostrano mille altri dettagli. Prendete per esempio il calcio. Una volta i campioni venivano da noi. Oggi scappano e si rifuggono altrove. Non ci sono piu' soldi. Un mantra che aleggia greve dappertutto e non solo nel mondo della pedata. Non ci sono piu' soldi nei comuni, nelle province e nelle regioni. Tutti indebitati. Non ci sono soldi nelle aziende e manco nelle banche. In compenso però, c'è molta spazzatura in giro, segno che noi italiani nonostante la crisi ancora riusciamo quantomeno a mangiare.
Poi per caso o per routine quotidiana uno si trova nella metropolitana di Roma e intuisce che il declino assume anche connotati estetici. Stazioni vecchie e putride, che spesso puzzano anche di piscio umano come nel caso della Stazioni Termini che evidentemente immigrati e barboni utilizzano  come cesso a cielo aperto. Rispetto a Mosca siamo distanti mille anni luce. Andate su google-immagine e ve ne renderete conto. Lì le stazioni delle metropolitana sembrano autentici musei. E le altri capitali? Parigi e Londra, senza dimenticare Madrid?Il declino italico passa anche da questi piccoli dettagli estetici.
Ora si è dimesso pure il Papa.
Tra dieci giorni si vota. Che Dio "ce li mandi buoni". Ne abbiamo proprio bisogno.

martedì, febbraio 12, 2013

La verità? Non regge piu'!

"Un fulmine a ciel sereno". Un fatto storico con pochissimi precedenti che si perdono nei tempi dei tempi. Da ieri non si parla d'altro fuorchè di questo. Le dimissioni del Papa. In ogni angolo del pianeta se ne discute. In Italia piu' che altrove. Tg monotematici, speciali televisivi, paginate e paginate intere su tutti i quotidiani e poi facebook, twitter, i blog (mio compreso), nei bar, nelle case, nelle chiese, dappettutto insomma. E' un proliferare continuo e inarrestabile di commenti e analisi retrospettive, introspettive, teologiche, retroscenistiche e chi piu' ne ha piu' ne metta. Tutti ruotano attorno ad un solo interrogativo: perchè lo ha fatto? Cosa ha spinto Benedetto XVI a rassegnare urbi et orbi le proprie clamorose dimissioni? Saranno stati gli scandali che recentemente hanno scosso le mura di San Pietro. Saranno state le molte lotte di potere che dividono la Chiesa al suo interno, sarà forse stata anche una scelta puramente teologica voluta per cambiare ieraticamente il corso della storia ecclesiale. In realtà chissà cosa sarà stato a spingerlo a questo atto estremo. Gli esperti, gli studiosi, i vaticanisti si dividono in merito. Io un'idea ben precisa me la sono fatta, che poi è quella piu' semplice, quella che si lega alle candide e semplici parole pronunciate dallo stesso Papa. "Non ho piu' le forze per andare avanti a causa dell'avanzata età". Ecco, cari fedeli, Benedetto XVI non ce la fa piu'. E' un vecchietto di 85 anni che sente di non avere piu' le energie per reggere fisicamente.. Non ce la fa piu' a sostenere viaggi transoceanici, non ce la fa piu' a stare ore ed ore davanti a folle oceaniche, a girare il mondo come la modernità richiede oggi ad un Papa appunto moderno. Non ce la fa piu' a stare dietro, o meglio sopra, ad una macchina amministrativa e di governo imponente come è quella appunto del Vaticano. Non ce la fa piu' a scrivere encicliche e allo stesso tempo a stare dietro a scandali e scandaletti, scontri di potere, nomine e contronomine di vescovi e cardinali. A 85 anni suonati pensa che sia giunto il momento di pregare e basta, lasciando il timone di San Pietro al suo successore. Che a sto punto si spera non sia un altro ottantenne, altrimenti saremmo punto e a capo.

lunedì, febbraio 11, 2013

Chi, altro che crisi.

Ero dal medico in attesa e rovistando tra le riviste poggiate su un tavolinetto mi è capitato tra le mani Chi, il settimanale di gossip diretto da Signorini. Non nascondo che ad attrarmi è stato il primo piano di un bellissimo posteriore al centro della copertina. Se non sbaglio era quello della Marcuzzi fotografata da dietro mentre in costume si trovava sulla riva del mare. Quale mare fosse non so dirvi, certo non doveva trattarsi di Sabaudia o Mondello considerato che d'inverno a certe latitudini è molto difficile vedere qualcuno prendere la tintarella sul bagnasciuga o addirittura farsi il bagno. E' probabile che si trattasse di una di quelle tante spiagge esotiche dove i vip trovano rifugio per riacclimatarsi e tenere lontano per qualche settimana il freddo e lo stress della vita quotidiana. Ma tant'è.
L'ho sfogliato Chi e vi dico pure avidamente. Non mi capitava da anni. Non sono un lettore di riviste del genere. Preferisco i quotidiani e i settimanali cosidetti generici. Pagina dopo pagina era tutto un susseguirsi di vite patinate. Very important persons fotografati a 360 gradi, in uscita da negozi e locali alla moda, seduti sui divani di case da sogno, beccati per strada a passeggiare o a bordo di macchine di lusso. Dalla Marcuzzi appunto a Belen, passando da Corona e da altri personaggi di sicuro un pò meno importanti degli altri ma dalla vita ugualmente agiata, rassicurante, per molti ricca. C'era anche un servizio sulla messa dei dieci anni della scomparsa dell'Avvocato, il grande Gianni Agnelli ed allora vi lascio immaginare quale sfilata di vip i fotografi sono riusciti ad immortalare. C'era il ghota di tutto, della finanza, della politica, dell'industria, della cultura, dello spettacolo, dello sport. C'era pure, ovviamente, Lapo Elkan che per l'occasione ha avuto il buon gusto di indossare un vestito normale e occhiali non stravaganti come è invece solito fare.
Poichè non ero tra i primi in attesa e in città le code dai medici, non so perchè, sembrano piu' lunghe che nei piccoli paesi, per quasi un'ora ho sognato ad occhi aperti. Mi son detto: c'è gente in Italia e nel mondo che non vive le preoccupazioni dei cittadini comuni, per i quali pagare l'affitto, il mutuo, le bollette, non è affatto un problema. Gente che si diverte, per carità che lavora anche, ma le cui uniche preoccupazioni sembrano esserer quelle di dove trascorrere le prossime vacanze, con quale nuovo partner farsi papararazzare la prossima volta, di quale altro milioncino riuscire a spillare tra un nuovo film, una nuova squadra di calcio, un nuovo incarico da manager e via elencando.
Se nel Paese c'è aria di crisi pesante, tra le pagine di Chi invece si respira un clima da Eldorado.
Sia chiaro: non sono un moralista, nè tantomeno un bacchettone. Non sto qui a fare la morale a nessuno. Sono un convinto sostenitore della meritocrazia e cioè del fatto che chi vale di piu', deve guadagnare di piu' e di conseguenza deve poter condurre una vita sicuramente piu' agiata. Qui, voglio soltanto constatare come la vita appunto non sia uguale per tutti.
Al che mi chiedo: è giusto leggere e sfogliare riviste del genere? E' un bene per la psiche dei lettori, comuni mortali? Val la pena sognare per qualche minuto per poi ritornare al grigiore e ai problemi della vita di tutti i giorni? E poi: come ci sembrerà la nostra vita modesta rispetto a quella patitanata dei vip?
Dopo quasi un'ora, rimetto la rivista sul tavolinetto da dove l'avevo presa. Intanto l'attesa continua. Una signora è dentro dal medico da quasi un'ora e sembra che non voglia piu' uscirne. Piu' che una visita, mi sa che la sta operando. Nel frattempo due signori attempati chiacchierano al mio fianco. Non posso fare a meno di ascoltare. Uno dice all'altro. "Sono molto preoccupato per mio figlio. Ha perso il lavoro e a 35 anni con una bambina e un mutuo da pagare, non sa dove andare a sbattere la testa. La moglie lavora ma è precaria e il suo stipendio è di 700 euro. Se continua cosi, dovrà vendere casa e venire da noi. Nessuno di noi dorme piu' la notte".

giovedì, febbraio 07, 2013

Elezioni, mi astengo

Per chi votare? Dubbio amletico. Che non riguarda pochi, ma tanti, appena un paio di milioni di italiani.
Se non sbaglio, quello degli indecisi se non è il primo partito poco ci manca che lo sia. Sono dunque in buona compagnia. Segno che le mie difficoltà nel decidere non sono solo soggettive ma hanno un fondamento oggettivo comune a moltissimi altri elettori. Come dire, mal comune mezzo gaudio. Anche se nella fattispecie non vi è motivo alcuno per essere gaudenti sia pure a metà. Semmai il contrario. Ma tant’è.
Perché sono indeciso? E’ presto detto. Parto da lontano. Da quel famoso anno di grazia che fu il 1994. Scomparsa la Democrazia Cristiana, all’epoca feci una netta scelta di campo. Innanzitutto ideologica. Mai e poi mai a sinistra. Fu cosi che mi buttai sul versante opposto, attratto da quell’affascinante ed entusiasmante novità che portava il nome e il cognome di Silvio Berlusconi. Una ventata liberale e liberista, rivoluzionaria sotto molto punti di vista, riformatrice, innovativa. Ne condivisi subito le idee, i programmi, la visione.
L’uomo mi ispirava fiducia. Un uomo di successo. Un imprenditore dalle mani fatate: tutto ciò che aveva toccato fino a quel momento era riuscito a trasformarlo in oro. L’edilizia, le televisioni, l’editoria, il calcio e ora pure la politica. Dal nulla e in pochi mesi riusci a costruire un movimento capace di ottenere la fiducia della maggioranza degli italiani. E infatti vinse le elezioni. Da allora l’ho sempre seguito, l’ho sempre votato, tra alti e bassi, in realtà e col senno di poi, piu’ bassi che alti. L’ho difeso strenuamente. Sono stato sempre convinto e lo sono tutt’ora che sia stato e sia un perseguitato dalla giustizia.
Non sto qui a ricordare vent’anni di berlusconismo, ma dopo vent’anni è giusto chiedersi se vale ancora la pena votarlo. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Di sogni infranti anche. Di quella rivoluzione politico-istituzionale promessa, sono rimaste solo macerie. Vent’anni non sono serviti a rivoltare l’Italia come un calzino, cosi come c’era stato promesso. Per carità. Il Cav ha molte ragioni. L’Italia è una democrazia non decidente. Il governo non ha poteri, men che meno il Presidente del Consiglio. L’attuale architettura costituzionale impedisce scelte veloci, coraggiose, innovative, riformatrici. Con questo assetto istituzionale neanche Mandrake riuscirebbe nel miracolo di cambiare un paese ingessato come il nostro tra caste, corporazioni e molteplici interessi di parte. Giusto. Ma perché votarti di nuovo? Perché ridarti fiducia per la quarta volta consecutiva? Posso mai affidare le sorti del mio paese ad un anziano di 76 anni che tra l’altro nel tempo ne ha combinate cosi tante che a volte anche io, suo fedelissimo ed integerrimo sostenitore, ho provato, sia pure nascostamente, vergogna? Che cosa dovrei aspettarmi, forse qualcosa di piu’ di quanto fatto appunto negli ultimi vent’anni? E questo qualcosa di piu’ basterà a rivoltare l’Italia? Non credo. Per questo, sia pure con grande imbarazzo interiore, non lo rivoterò.
Berlusconi avrebbe dovuto guadagnarsi una gloriosa uscita di scena. Era naturale che decidesse di mettersi finalmente da parte. Il suo tempo era ed è finito. Ogni cosa ha un inizio ma anche una fine. Avrebbe dovuto accompagnare il suo partito nella fase della piena maturità. Avrebbe dovuto favorire una grande coalizione tra tutte le forze moderate del centrodestra e battere cosi, ancora una volta, la sinistra. Aveva un uomo su cui puntare. Un algido signore, un tecnocrate che aveva salvato l’Italia dal baratro e che gli era stato consigliato anche da tutti gli alleati politici europei: Mario Monti. Un centrodestra cosi l’avrei votato. Altro che indecisione. Ed invece le cose sono andate come tutti sappiamo ed oggi io sono indeciso ma soprattutto deluso.
 
Non voterò Monti. Non mi piace lo spazio di nicchia politica in cui si è ficcato. Non mi piace questo parlarsi con Bersani, questo tendere cioè a sinistra. Vendola ha ragione: come potranno mai conciliarsi le istanze socialdemocratiche della sinistra con quelle liberali di Scelta Civica? Che tipo di accordo o di governo potrà mai nascere tra forze che su economia, socialità, diritti, pensioni, politica internazionale, Europa, sono distanti mille anni luce, attestati cioè su poli diametralmente opposti? Mistero.
Grillo? Per carità di patria. Un buffone al governo. Solo in Italia poteva accadere tutto questo. Fratelli d’Italia? Uno spot, malriuscito, di campagna elettorale. La Destra di Storace? Non mi appartiene culturalmente. La Lega? Fossi nato a Conegliano Veneto forse l’avrei votata.

Che mi resta, dunque?
L’astensione appunto. Buon voto a tutti.