martedì, aprile 16, 2013

Bombe a Boston ma anche nel PD

Neanche il tempo di dire che noia ed ecco due bombe esplodere a Boston. Due morti, decine di feriti, una maratona che doveva essere una festa trasformata in tragedia. L'America rimpiomba nell'incubo terrorismo? Vedremo. Tra non molto ci diranno di chi quest'ennesimo attentato è figlio. Scopriremo se dietro il sangue e i morti di ieri ci sia la mano del terrorismo islamico o quella di qualche gruppo estremista locale, oppure addirittura di uno di quei pazzi che di tanto in tanto fanno tristemente capolino nelle cronache statunitensi per le loro solitarie ancorché scellerate imprese criminali. Certo è che il pensiero di tutti è immediatamente andato a ritroso fino al tragico 11 settembre del 2001 e al crollo delle Torri Gemelle il cui ricordo, nonostante siano passati quasi 12 anni, è ancora vivo, fresco, quasi a testimonianza del fatto che l'incubo terrorismo  è sempre attuale e che da un momento all'altro può rialzare pericolosamente la testa nonostante una militarizzazione quasi capillare del territorio. Non esiste un sistema di sicurezza, quanto rigoroso e rigido esso possa essere, che sia in grado di garantire ai cittadini protezione assoluta rispetto a questi eventi. Una crepa nei controlli può sempre crearsi con estrema facilità, tanto piu' se il territorio da sottoporre a controllo è così vasto e popolosamente denso quanto lo è appunto quello degli Stati Uniti d'America.  Impossibile porvi rimedio. Come fai a controllare 400 milioni di persone per prevenirne atti o azioni terroristiche? La paura del terrorismo nasce proprio da queste considerazioni. Può colpire ovunque e chiunque, in qualsiasi momento, facendo vittime innocenti anche ad una semplice maratona. E poco cambia qualora si scoprisse che a mettere le bombe ieri a Boston siano stati terroristi interni e non islamici. Sempre di terrorismo si tratterebbe, sebbene con connotati ideologici e culturali differenti. Ma tant'è. Viviamo in  un mondo in guerra con se stesso e a questo dobbiamo rassegnarci.
A proposito di guerre e di bombe, in Italia ultimamente non ci facciamo mancare proprio niente. Grazie a Dio si parla solo di guerre in senso metaforico, anche se quella esplosa all'interno del Pd rischia di assumere una dimensione nucleare e cioè da catastrofe politica. La scissione non è più soltanto un rischio, ma un'eventualità possibile, concreta. Renzi che lancia una bomba per rottamare la Finocchiaro, questa che gli risponde dandogli del miserabile, sono infatti i sintomi evidenti di un partito prossimo alla sfascio. Una volta nel PCI cosi come nella DC i panni sporchi si era soliti lavarli rigorosamente in famiglia. Ora tra ex comunisti ed ex democristiani gli stracci volano in pubblico. Si pigliano a pesci in faccia che è una bellezza. Non se le mandano a dire, ma se le dicono con tutta l'evidenza e la pubblicità possibili. Segno della modernità? Cioè i partiti non sono piu' quelli di una volta?   Anche, ma non solo. La verità in questo caso è un'altra. Il PD non è un partito ma piu' partiti messi assieme. Il peccato è all'origine, ovvero sta in quella fusione a freddo studiata a tavolino tra culture che mai si sono amate e mai si ameranno. Da quella fusione non poteva che nascere una formazione senza una precisa fisionomia politica, strattonata un po' da sinistra e un po' dal centro, un po' socialdemocratica e un po' liberal popolare. Insomma, nel PD albergano visione politiche, culture, modi di fare e di agire differenti, spesso confliggenti, dunque sempre ad un passo dallo scontro e dall'implosione. Sia chiaro: Renzi ci ha messo del suo. Il ragazzo ha molta ambizione, ma pure abbastanza seguito. Ci sta provando. Vorrebbe un PD diverso da quello attuale, un partito post-ideologico, moderno anche nella sua strutturazione, per questo confliggente con quell'idea di partito di cui si è fatto recentemente promotore il ministro Barca e su cui con ogni probabilità confluirà tutta l'ala socialdemocratica ex pci-ds-pds. Morale della favola? Berlusconi ringrazia: da impresentabile lo stanno trasformando in intramontabile. Si votasse a giugno, vincerebbe. Statene certi.
 

lunedì, aprile 15, 2013

Reporter, una passione innata

Una settimana senza scrivere. Non è poco. Del resto, per farlo occorrono tempo e stimoli. Né l'uno, né gli altri in questi sette giorni mi sono venuti in soccorso. Il lavoro e la famiglia ti assorbono, mentre la cronaca scarseggia, non ti motiva, non ti offre quegli impulsi necessari a ragionare su eventi grandi o piccoli che siano. Apri i giornali ed è una noia mortale. Tutti i giorni sempre le stesse cose: lo stallo della politica, la crisi che continua ad incalzare, la Corea e le sue minacce nucleari, qualche suicidio, qualche omicidio, cose già viste e riviste mille altre volte. Poi accedi alla rete e idem con patatine: un appiattimento totale che solo le battute e la "cugghiunella" (divertimento ironico) tra amici virtuali sui social network riescono a rianimare. Mi vien voglia di andarmene in giro per cercare storie interessanti, fotografare luoghi e persone, parlare con la gente comune, immergermi nella vita intestina di una metropoli come Roma che di spunti per scrivere te ne offre moltissimi e di tutti i generi. Ho voglia cioè di riscoprirmi reporter. E' una passione che mi porto dentro da sempre e che di tanto in tanto riemerge prepotentemente specie quando la ruotine quotidiana soffoca e deprime ogni entusiasmo. Il ruolo di blogger che si limita alle opinioni comincia a starmi stretto. Sento il bisogno di raccogliere notizie direttamente e raccontarle, senza limitarmi alle solite fonti di approvvigionamento che poi sono i media e la rete. Ma come faccio? Devo pure lavorare, devo pure seguire mia figlia, accompagnarla a scuola, a danza, aiutarla a fare i compiti e il tempo dove lo trovo per andare in giro a caccia  di storie, di personaggi piu' o meno interessanti? D'istinto mi verrebbe di mollare tutto per dedicarmi "anima e core" a questa mia sana (o insana, dipende dai punti di visti) passione. Ma non posso. Nella vita bisogna pure mangiare e certo non è che si guadagni uno stipendio raccogliendo e raccontando storie. A meno che tu non sia uno scrittore di fama e di successo, per cui riesci a combinare entrambe le cose: la passione per la scrittura e la pecunia per vivere. Ma non è il caso mio. Non sono uno scrittore, nè tantomeno di successo. Sono dunque destinato a reprimermi e non è stato affatto un esercizio consolatorio vergare queste quattro righe quantunque scritte di getto e a mo di sfogo. Avrei voluto scrivere altro. Ma per oggi accontentavi di questo e se tra l'altro neanche vi è piaciuto, beh che dirvi, avete ragione.

venerdì, aprile 05, 2013

Bersani e Berlusconi alleati contro Renzi

Bersani e Berlusconi hanno un nemico comune. Si chiama Matteo Renzi. L'unico che può batterli, l'unico che può rottamarli per davvero. Al primo "scippandogli" la premiership del centrosinistra, al secondo surclassandolo alle elezioni. Vedrete che proprio per combattere il nemico comune, Pierluigi e Silvio alla fine un accordo lo troveranno. Quale al momento non è dato saperlo. Ma qualcosa si inventeranno. I due hanno iniziato ad annusarsi. La scusa è l'elezione del Capo dello Stato. Ma c'è da scommetterci che durante il loro faccia a faccia, previsto per la prossima settimana, stringeranno un accordo che prevederà soprattutto l'esclusione di Renzi da qualsiasi gioco. Ne va della loro personale sopravvivenza politica. Ora se questa operazione sta benissimo al Pdl che punta ancora tutto su Berlusconi, un po meno digeribile lo è per il Pd nella cui pancia la fronda antibersaniana è piu' consistente di quanto appaia e va ben oltre la stessa minoranza renziana. Vecchi notabili e una parte dei cosiddetti giovani turchi stanno infatti avvicinandosi di gran carriera al sindaco di Firenze ritenendolo, sondaggi alla mano, l'unico vero possibile salvatore della patria. La partita è dura e allo stesso tempo delicata e l'ipotesi di una scissione interna al partito non è del tutto peregrina. Scissione che potrebbe verificarsi  in entrambi i casi, sia se Renzi fosse messo da parte (uscirebbero i renziani), sia nel caso in cui il primo cittadino fiorentino vincesse la sfida della premiership nel centrosinistra (in tal caso a fare le valigie verso sinistra sarebbero coloro i quali non lo ritengono adatto a guidare la coalizione in quanto fin troppo berlusconiano). Insomma, il Pd sta vivendo una fase di ebollizione  tale che nulla può essere escluso a priori, neanche le ipotesi piu' drastiche come quella appunto di una potenziale scissione. Staremo a vedere.
Di tutta questa vicenda l'aspetto che stupisce di piu' è comunque un altro. Renzi è l'unico che al momento potrebbe essere in grado di porre fine all'era berlusconiana senza spargimenti di sangue o tintinnar di manette ma attraverso la via piu' semplice e democratica: le elezioni. I sondaggi stanno lì a dimostrarlo in maniera chiara e inequivocabile. Il potenziale del toscano è enorme. Drenerebbe voti in massa al Pdl e anche al M5S. Un giovane che piace, che parla un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti, l'unico ad aver capito in questi anni che per battere Berlusconi bisogna innanzitutto "rubargli" i voti. L'unico tra i partiti politici tradizionali che abbia saputo assecondare il diffuso sentimento popolare di cambiamento che sale dal paese. Non a caso ha fatto di tutto per piacere anche a destra. E c'è riuscito, a destra piace e non poco.  Dopo 20 anni la sinistra ha dunque l'occasione di vincere definitivamente la sfida  con l'imprensentabile di Arcore. Una vittoria storica che pensionerebbe per sempre il Caimano senza accordi o salvacondotti vari. Eppure, c'è una parte consistente della sinistra a cui Renzi non piace e che lo definisce addirittura un berlusconiano doc. Gli hanno appiccicato addosso questa etichetta e vedrete tra non molto gliene appiccicheranno un'altra ancora piu' negativa: quello di imprensentabile appunto. Renzi da Berlusconi ha mutuato astutamente, avendone anche attitudini personali, solo le tecniche di comunicazione di massa applicate alla politica. In sostanza, sa fare marketing politico. Ma è di sinistra. Dice cose di sinistra. Non ha conflitti d'interesse da proteggere, né inchieste giudiziarie da cui salvarsi. Non è ricco, non è vecchio, ama e non usa la politica per proteggere le proprie aziende, che, tra l'altro, non ha. Cosa ci sia di berlusconiano nel sindaco di Firenze, solo a sinistra lo sanno. Eppure, questo è.  Si ha l'impressione che una parte del Partito Democratico stia attuando la tecnica cara a quel marito che per dispetto della moglie si tagliò gli attributi.
La speranza è che Renzi vinca la sua battaglia personale perché vincendola terremoterebbe non solo il centrosinistra ma anche il centrodestra che, a quel punto, per sopravvivere sarebbe obbligato a cambiare. La speranza è che Renzi riesca a farsi candidare. E poiché a destra non vedo un altro Renzi, io sto con quello di sinistra.

mercoledì, aprile 03, 2013

Calabria, terra di rimborsi facili

Venghino signori, venghino. Al Consiglio Regionale della Calabria si è aperta la fiera del rimborso. Lo sconto è garantito a tutti. Hai preso un caffè al bar? E che problema c'è. Rimborsato. Hai grattato per vincere ma hai perso? No problem, l'erario pubblico ti restituisce il maltolto e anche con gli interessi. C'è sempre un dirigente pronto a firmare qualsiasi cosa. Se vuoi ti restituiamo pure le tasse che hai pagato. Basta che tu sia consigliere regionale, presenti la lista della spesa e ti ritroverai seduta stante le tasche di nuovo piene. Non importa di che colore sei. Destra, sinistra o centro non fa differenza. Qui da noi la legge è davvero uguale per tutti. Rimborsi all inclusive.
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Quello che sta emergendo in queste ore in Calabria ha veramente dell'incredibile. Non scandalizza il fatto che uno o piu' politici hanno rubato. Ormai ci siamo abituati. Da Nord a Sud, passando per il Centro, le nostre patrie galere sono piene di politici corrotti. L'aspetto che piu' di ogni altro meraviglia di questa vicenda è il modo con cui questi consiglieri regionali avrebbero rubato. E si, perché c'è anche modo e modo di rubare. Ci sono modi più intelligenti, piu' sofisticati, altri meno. Qui siamo a livello di scuole elementari, di ignoranza fattasi rimborso. Cose da pazzi. Rimborsi incredibili: dal gratta e vinci alle tassa sulla spazzatura, dalla cartella esattoriale di Equitalia ai mille e cento caffè presi al bar. Cose ingiustificabili che neanche un qualsiasi consiglio regionale dell'Uganda (con tutto il rispetto per l'Uganda) avrebbe fatto passare. Ora uno si chiede: ma come può venire in mente di farsi rimborsare l'irrimborsabile? Ma soprattutto chi è o chi sono quei  dirigenti regionali che con le loro firme hanno avallato queste incredibili nefandezze? Avranno preso il master all'Ecole Fracaise o alla London School? Come pensavano di poterla fare franca? Una cena, un viaggio, fin'anche una serata in discoteca possono essere giustificati come spese per fini istituzionali. Ma un gratta e vinci? Le tasse? I caffè? Ma come si può? Una vergogna nella vergogna. La notizia è stata diffusa urbi et orbi dai media nazionali. E già li vedi i padani commentare: calabresi soliti ignoranti e pezzenti. Al cospetto di questi consiglieri regionali calabresi, il laziale Fiorito fa un figurone. Quantomeno quello rubava a colpi di migliaia di euro trasferiti ogni mese all'estero con meccanismi piu' o meno sofisticati. No, qui da noi, ci tocca il rimborso del gratta e vinci. Su dai, è tutto inconcepibile. Soprattutto se uno pensa che a cascarci in questa storiaccia sarebbero stati consiglieri di una certa fama, ritenuti, quantomeno fino ad oggi, persone intelligenti. I nomi? Vorrei scriverli, ma non posso trattandosi ancora soltanto di voci di corridoio. Ma presto, molto presto sapremo. E credetemi, di vergogna ce ne sarà per tutti: a destra, a sinistra e al centro.